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La Cassazione ha chiarito che sono i sistemi di alert o preview che affiancano la forma di comunicazione a distanza a rendere la stessa evidentemente invasiva da dover essere considerata molesta nel significato penalmente rilevante, e per la configurazione del reato non dipende dal soggetto che invia la mail o il messaggio, ma da quello che riceve.

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Nessuna condanna penale per l’installazione non autorizzata di un impianto di videosorveglianza all’interno della impresa – nel caso un bar – se non viene anche provato che vi lavorano dei dipendenti e che le telecamere sono idonee ad un penetrante controllo dell’attività lavorativa.

Consentire la visione o la copia di un atto amministrativo è garanzia di legalità. Tuttavia, secondo il Tar di Palermo (sentenza n. 1616/2024) di fronte a primarie esigenze pubbliche la trasparenza può recedere quando siano in gioco la salvaguardia della sopravvivenza e della sicurezza dello Stato e della comunità nazionale.

Dalla lesione del diritto alla privacy scaturisce il diritto al risarcimento dei danni non patrimoniali solo se si dimostra la gravità e la serietà delle conseguenze patite dall'illegittima circolazione dei propri dati personali. Ciò in ossequio al principio costituzionale di solidarietà derivante dall'articolo 2 della Carta. La Cassazione, con la sentenza n. 29982/2020, ha perciò respinto la richiesta di ristoro avanzata in base alla tesi che l'illegittima diffusione di dati personali determini automaticamente un danno non patrimoniale senza necessità di dimostrare le gravi e serie conseguenze chevil titolare abbia patito.

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Niente violazione del diritto alla privacy quando un soggetto giuridico (una compagnia di assicurazioni) esegua un report sulle operazioni di sanificazione effettuate dall’Iss (Istituto superiore di sanità) tramite una ditta specializzata cui appartiene un soggetto che denunci la violazione della privacy.

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Secondo il Tar Lazio il genitore divorziato che corrisponde un assegno di mantenimento è legittimato all'accesso dei dati relativi agli studi universitari della propria figlia, anche se maggiorenne, al fine dell'eventuale revisione dell'obbligo di assegno.

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Più spazio al diritto di critica dei dipendenti. Non si può infatti pretendere che ogni opinione espressa nei confronti della azienda “sia esplicitamente costruttiva” e tale da provocare “un approccio autocritico ed una ragionata revisione […] delle politiche di gestione aziendale”. Lo ha chiarito la Corte di cassazione, con la sentenza n. 5331/2025.

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Il conflitto tra la pubblicità degli atti giudiziari e la tutela di chi effettua segnalazioni alla magistratura trova un nuovo capitolo nella sentenza 15 febbraio 2022 n. 1808 del Tar Lazio che respinge un ricorso notificato in forma anonima. Per i giudici, nei processi ci deve essere parità delle armi e l’esigenza di anonimato di una parte non può impedire all’avversario di difendersi adeguatamente.

Non basta invocare la riservatezza degli utenti per far spostare un varco elettronico installato dal comune a presidio di un'area pedonale. Specialmente se la richiesta è tardiva e viene classificata come una semplice segnalazione con funzioni sollecitatorie. Lo ha evidenziato il Tar Lazio con la sentenza n. 15818 del 25 ottobre 2023.

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Il fatto che il Garante della protezione dei dati personali riconosca che l’interessato ha subìto una violazione della propria riservatezza, non comporta che quest’ultimo abbia automaticamente diritto ad ottenere un risarcimento del danno.

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Ansa: presentato alla Camera il libro 'Smetti di farti spiare difendi la tua privacy'

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