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Privacy e trasparenza amministrativa: una sentenza della Corte UE cerca di conciliare i due diritti
Una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea affronta uno dei dilemmi più attuali delle democrazie digitali: come conciliare il diritto dei cittadini alla trasparenza amministrativa con quello alla protezione dei dati personali.
Privacy, il verbale di accertamento non è direttamente impugnabile
In materia di protezione di dati personali, il verbale di accertamento che attesta l'infrazione non può essere impugnato direttamente dall'interessato. Si tratta, infatti, di un atto a carattere procedimentale non idoneo a produrre effetti sulla situazione soggettiva, che viene incisa solo per effetto dell'emanazione dell'ordinanza-ingiunzione. Solo contro tale atto è possibile proporre opposizione. Ad affermarlo è la Cassazione con l'ordinanza n. 19947/2021.
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Privacy, se un tribunale condanna il Garante ciò che prevale è l'incertezza del diritto
La P.A. deve essere una casa di vetro, non certo per esporre il cittadino nudo, ma per garantire il controllo sul potere. Il bilanciamento tra riservatezza individuale e trasparenza dell’esercizio della amministrazione pubblica è un’operazione di per sé precaria, ma non si devono sacrificare oltre misura i diritti dei singoli. Il problema è che il sistema del bilanciamento diffuso sta originando risposte “caso per caso” senza additare orientamenti consolidati.
Pubblica su Facebook mille foto con l'ex partner, ma lui non gradisce: condannata una donna
Una donna barese posta sul proprio profilo Facebook un numero considerevole di immagini (trentasei album fotografici e circa un migliaio di foto) che li vedevano ripresi tutti insieme in ricordo dei “bei tempi andati”. L’ex partner la diffidava a cancellare tali immagini, ma la signora faceva orecchie da mercante ed ignorava la richiesta: non sono, dopotutto, immagini da lei riprese e che vedono anche lei presente? Viene così adito il tribunale pugliese di prime cure.
Quando è lecito controllare la posta elettronica aziendale di un dipendente senza violare la sua privacy?
Una recente sentenza del Tribunale di Genova, relativa a una dipendente licenziata dopo che il datore di lavoro controllando la sua email aveva scoperto che aveva inviato verso terzi dati riservati, permette di approfondire il tema della liceità delle verifiche sull’email di un lavoratore dipendente anche per scopi difensivi.
Quando Facebook può cancellare i post no vax e sospendere l'account dell'utente
I social network possono sospendere gli account degli utenti no vax e rimuovere i contenuti che veicolano disinformazione sanitaria. Lo ha stabilito il Tribunale di Varese con l’ordinanza 1181/2022, che fa il punto sulla complessa questione del controllo delle piattaforme sui contenuti pubblicati dagli utenti.
Rating reputazionale su internet: l'algoritmo deve essere conosciuto e serve un consenso specifico dell'utente
Stretta della Cassazione in materia di privacy sulle piattaforme web per la creazione di profili reputazionali. L'algoritmo di funzionamento deve essere conosciuto ed oggetto di un consenso specifico da parte del cliente. Lo ha stabilito la Prima sezione civile, sentenza n. 14381 depositata oggi, accogliendo il ricorso del Garante privacy nei confronti di Mevaluate Onlus. Un'Associazione che si propone di contrastare "fenomeni basati sulla creazione di profili artefatti o inveritieri e di calcolare in maniera imparziale il cd. rating reputazione, in modo da consentire a terzi una verifica di reale credibilità".
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Rating reputazionale sul web, necessario il consenso sul funzionamento dell’algoritmo
La Cassazione torna sulle modalità di manifestazione del consenso per l’adesione alle piattaforme online di rating reputazionale. In particolare, quando si ha a che fare con un sistema di valutazione automatico basato su algoritmi il soggetto deve conoscere il procedimento che conduce al risultato e su questo deve fornire il proprio consenso.
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Rendere noto che un dipendente è assente per malattia costituisce diffusione illecita di dati sensibili anche se non si specifica la patologia
Adita in materia di trattamento dei dati personali e tutela dei dati nominativi osserva in sentenza la Corte d’Appello di Palermo come i dati sensibili idonei a rivelare lo stato di salute possano essere trattati soltanto mediante modalità organizzative, quali tecniche di cifratura o criptatura che rendano non identificabile l’interessato.
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Responsabile il blogger che non rimuove i commenti ingiuriosi segnalati dall'utente diffamato
Per la Corte di cassazione, ordinanza n. 17360/2025, l’obbligo di rimozione delle informazioni illecite memorizzate sorge per l’hosting provider nel momento stesso in cui egli, in qualunque modo, acquisisca la conoscenza di fatti o circostanze che rendano tale illiceità manifesta.
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Ansa: presentato alla Camera il libro 'Smetti di farti spiare difendi la tua privacy'
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