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Sanzioni privacy ko se il Garante della privacy non rispetta i termini per la notifica delle violazioni
Sanzioni privacy k.o. se il Garante non rispetta i termini per la notifica delle violazioni. È invalida l'ingiunzione se le trasgressioni sono contestate decorsi 120 giorni dall'accertamento. Il termine, fissato dallo stesso Garante della privacy in un regolamento interno (n. 2/2019), è da ritenersi perentorio.
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Sanzioni privacy, l'ultima parola spetta al giudice
Sulle sanzioni privacy l'ultima parola spetta al giudice. Il magistrato ha il potere di modificare, aumentandolo o diminuendolo, l'importo irrogato dal Garante della privacy. Così ha deciso la Corte di cassazione con l'ordinanza n. 27189 del 22/9/2023.
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Sanzioni privacy, la mano del giudice è leggera se non c'è pericolo che si reiteri la violazione
Sanzioni milionarie privacy ai minimi termini, se non c'è pericolo di reiterazione della violazione. Le ammende previste dal Gdpr, che arrivano fino a 20 milioni di euro per le p.a., possono essere ridotte a importi bassissimi e anche azzerate: questo quando la violazione si è realizzata in circostanze del tutto peculiari e difficilmente ripetibili.
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Scatta il reato di truffa aggravata dal furto di identità digitale per chi sottrae fondi dall’home banking
Scatta il reato di “frode informatica” con l’aggravante del “furto di identità digitale” (punito da due a sei anni) per chi sottrae fondi dall’home banking di una terza persona, qualsiasi sia il mezzo utilizzato per l’accesso: pin, chiavetta ecc. Lo ha chiarito la Corte di cassazione, sentenza n. 13559/2024.
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Scatta il reato di vilipendio per il militare che pubblica su Facebook frasi ingiuriose nei confronti dello Stato
Rischia la condanna ad un anno di reclusione, per “Vilipendio della Repubblica”, il militare che pubblica su Facebook frasi ingiuriose nei confronti dello Stato e del Governo equiparandolo alla mafia, e utilizzando espressioni di disprezzo come: “Italia di m…” o “Stato di m…”. Lo ha stabilito la Corte di cassazione, sentenza n. 29723/2025.
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Scatta il reato per il jammer che disturba le comunicazioni tra volante e centrale di polizia
L’azione di aver anche solo predisposto un meccanismo di disturbo atto a impedire le comunicazioni fra terzi fa scattare il reato previsto dall’articolo 617 bis del Codice penale (Detenzione, diffusione e installazione abusiva di apparecchiature e di altri mezzi atti a intercettare, impedire o interrompere comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche).
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Scatta la multa per chi pubblica fotografie o video sui social network di chi commette un illecito
Non si possono pubblicare fotografie o video sui social network di chi commette un illecito, neppure se la finalità è quella di identificare il responsabile. Lo ha precisato il Tribunale di Taranto con la sentenza 1099 pubblicata lo scorso 16 maggio, che ha fissato i paletti della giustizia fai da te ai tempi dei social network.
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Se è incolpevolmente convinto che il fatto sia vero, non compie reato di diffamazione a mezzo stampa il giornalista che dà del cocainomane all’assessore
La scriminante del diritto di critica e di cronaca - in relazione al reato di diffamazione imputato a un giornalista - opera quando le accuse siano mosse in modo fondato o il professionista sia fermamente e incolpevolmente - anche se erroneamente - convinto di quanto afferma.
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Se Facebook cancella il profilo senza motivo deve risarcire il danno
Facebook non è solo una occasione ludica, di intrattenimento, ma anche un luogo, seppure virtuale, di proiezione della propria identità, di intessitura di rapporti personali, di espressione e comunicazione del proprio pensiero. e allora, la cancellazione del proprio profilo senza alcuna motivazione da parte della società deve essere risarcita. Lo mette nero su bianco il tribunale di Bologna con ordinanza del 10 marzo con la quale Facebook Ireland Limited viene condannata a riparare i danni subiti da un professionista, titolare di pagina che recava come account il proprio nome e cognome, al quale erano collegate 2 pagine di collezionismo e storia militare.
Se i genitori litigano, è il figlio minorenne a decidere quali sue foto postare sui social network
Se i genitori litigano per le fotografie del figlio minorenne da pubblicare sui social network a decidere sarà proprio lui. Lo ha stabilito il Tribunale di Chieti con la sentenza 403 pubblicata lo scorso 21 luglio, che ha affidato al figlio di 17 anni la possibilità di negare il consenso a mamma e papà per la pubblicazione delle proprie fotografie online.
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Il furto d'identità con l'intelligenza artificiale
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