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Adozione minori: diritto del familiare all'accesso agli atti
Il TAR del Lazio (sentenza n. 10284 del 9.10.2020) ha riconosciuto il diritto del fratello della minore all'accesso agli atti anche per la verifica del corretto esercizio delle funzioni svolte dal tutore.
Alla sentenza per diffamazione deve seguire la deindicizzazione dal motore di ricerca
Chi di noi, almeno una volta, non ha inserito le proprie generalità in un motore di ricerca per vedere cosa si dice di noi “in rete”? Quando un ingegnere effettuò una ricerca simile si rese conto che il motore di ricerca reindirizzava a siti che propinavano sul suo conto notizie false e diffamatorie. La fonte originaria delle notizie lesive era già stata condannata con sentenza penale passata in giudicato; il tecnico chiedeva quindi a Google di provvedere alla cancellazione di tutti gli URL a cui si veniva reindirizzati digitando il proprio nome, ma il colosso informatico non adempiva o lo faceva solo in parte.
Amicizia e foto su Facebook non provano la commensalità abituale
Il fatto che due persone siano “amiche” su Facebook e abbiano pubblicato sullo stesso social delle fotografie che le ritraggono insieme non costituisce prova di una commensalità abituale. Così si è espresso il Consiglio di Stato (sentenza 2849/2022 della settima sezione) recependo integralmente il ragionamento svolto dal Tar Sardegna.
Anche il deputato rischia una condanna per diffamazione se pubblica affermazioni offensive della reputazione altrui su Facebook
Rischia una condanna per diffamazione il deputato che pubblichi su Facebook affermazioni offensive della reputazione altrui in assenza di un "nesso funzionale" con l'attività parlamentare posta in essere. La ha stabilito la Corte costituzionale, sentenza n. 241/2022, annullando la deliberazione di insindacabilità adottata dalla Camera dei deputati ne 24 marzo 2021.
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Anche una sola mail ingiuriosa ad un condomino può far scattare la diffamazione ai danni dell'amministratore
Scatta la condanna per diffamazione per il condomino che con una e-mail indirizzata ad un altro proprietario insinua la non correttezza dell'operato dell'amministratore dello stabile. Lo ha stabilito la Corte di cassazione, sentenza n. 12186/2022, respingendo il ricorso di un uomo condannato dal Tribunale di Torino a 700 euro di multa per aver inviato tre e-mail ad un altro condomino in cui sollevava sospetti sui conti presentati dall'amministratore definendoli "fasulli".
Anonimizzazione delle sentenze solo per motivi legittimi, anzi 'opportuni'
La procedura di anonimizzazione dei provvedimenti giurisdizionali prevede che fermo restando quanto deciso dalle disposizioni concernenti la redazione e il contenuto di sentenze e di altri provvedimenti giurisdizionali dell'autorità giudiziaria, l'interessato può chiedere per "motivi legittimi", che sia apposta a cura della medesima cancelleria o segreteria, sull'originale della sentenza o del provvedimento, un'annotazione volta a precludere, in caso di riproduzione della sentenza o provvedimento in qualsiasi forma, per finalità di informazione giuridica su riviste giuridiche, supporti elettronici o mediante reti di comunicazione elettronica, l'indicazione delle generalità e di altri dati identificativi del medesimo interessato riportati sulla sentenza o provvedimento.
Appropriazione indebita per il dipendente che si impossessa dei file con i dati dell'azienda
Scatta l'appropriazione indebita per il dipendente che sottrae dal computer aziendale i files contenenti dati informatici, provvedendo alla successiva cancellazione e alla restituzione del Pc formattato.La Corte di cassazione, con la sentenza 11959, respinge il ricorso contro la condanna per il reato, previsto dall'articolo 646 del Codice penale, a carico dell'imputato. Il ricorrente, dipendente di una società, aveva dato le sue dimissioni ed era stato assunto da una compagine, costituita di recente, che operava nello stesso settore del precedente datore di lavoro.
Associazioni dei consumatori legittimate ad agire anche senza una concreta violazione della privacy e anche senza mandato specifico
Per proteggere dati personali da condotte pregiudizievoli le associazioni di tutela dei consumatori possono esercitare azioni rappresentative. Questo, secondo la Corte giustizia dell'Unione europea Causa C-319/20, anche indipendentemente dalla violazione concreta del diritto alla privacy di un interessato e senza mandato specifico.
Aveva messo in vendita online un catalogo di 1.218 ignare donne single tratto da Facebook, condannato dal Tribunale di Lecco
Trattamento illecito di dati personali e diffamazione aggravata per aver messo in vendita online un catalogo di (ignare) donne single di quel ramo del lago di Como. Il Tribunale di Lecco ha depositato le motivazioni della condanna - 1 anno e sei mesi, oltre ai risarcimenti civilistici in separata sede -al fantasioso “editore” che quattro anni fa aveva creato fama non cercata e problemi relazionali a 1218 donne di ogni età, finite loro malgrado in un catalogo tratto da Facebook «che costa meno di un aperitivo».
Body shaming: deridere chi non vede bene su Facebook è diffamazione
Body shaming sui social? È diffamazione. E a contare non sono solo le parole ma anche le emoticon che accompagnano il post condiviso su Facebook. È quanto emerge dalla sentenza con cui la quinta sezione penale della Cassazione (n. 2251/2023) ha confermato la condanna per il reato di cui all'articolo 595, terzo comma, c.p., nei confronti di un uomo che aveva pubblicato un post derisorio su Facebook.
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