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Visualizza articoli per tag: social network

Lascia interdetti la notizia che rimbalza dalle colonne del “The Harward Crimson”, il quotidiano dell’Università di Harward, fondato del 1873. Uno studente palestinese che, nei prossimi giorni, avrebbe dovuto iniziare a seguire i corsi di uno dei più prestigiosi college americani è stato respinto alla frontiera americana, all’aeroporto di Boston dopo che gli agenti della dogana, navigando nei suoi profili social attraverso il suo smartphone, hanno trovato alcuni post critici contro la politica USA pubblicati da alcuni contatti del ragazzo.

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Niente social per i minori di 14 anni in Florida. Il governatore Ron DeSantis ha firmato una stretta per limitarne l'uso per i teenager, che sotto il limite di età stabilito non potranno avere un account neppure con il consenso dei genitori.

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Tecnologia e diritto anzi diritti. Ed ancora quanto la presenza pubblica sui social deve coordinarsi con il profilo professionale? Temi e domande ormai parte importante delle relazioni industriali e del diritto del lavoro. Ne è una conferma l’aumento di policy aziendali sempre più all’attenzione della giurisprudenza. Le policy aziendali sull’uso dei social network, delle e-mail e in generale degli strumenti informatici sui luoghi di lavoro sono sempre più spesso infatti al centro delle sentenze in tema di licenziamenti e sanzioni disciplinari.

La tragica morte di una bambina di dieci anni - parrebbe, dalle cronache, a seguito di un c.d. challenge su un popolare social network per giovanissimi - ha riacceso nuovamente i riflettori sulle delicatissime dinamiche della rete, quando sono interessati i minori: oggi è sempre più frequente, anche per loro, l'utilizzo di internet e, in generale, degli strumenti di comunicazione telematica, al fine di acquisire notizie e di esprimere le proprie opinioni. La prima generazione digitale ("digital natives") si è sviluppata in un contesto in cui la tecnologia pare essere diventata non solo un supporto ma addirittura una necessità, attraverso cui si manifesta il bisogno di esprimerci, comunicare, intrattenerci e, in definitiva, di evitare la solitudine.

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Il militare che nel commentare una notizia scrive su Facebook «Stato di merda» commette il reato di vilipendio nella più grave formulazione - rispetto al codice penale comune - dell'articolo 81 del Codice penale militare di pace. Infatti, per i militari sono previsti da due a sette anni di carcerazione militare mentre per i cittadini comuni la multa da 1.000 a 5.000 euro.

Cosa faresti se ti dessero venti dollari al mese in cambio del controllo del tuo smartphone? Venti dollari per poter tener traccia delle app che usi e quante volte le apri, di cosa cerchi sul web, di quante volte illumini il display per vedere anche solo l’ora. Venti dollari per poter effettuare uno screenshot dello schermo, per memorizzare la cronologia degli ordini su Amazon. Venti miserabili dollari per vendere la tua privacy senza compromessi.

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Con il testamento digitale si può decidere la sorte di profili social e account on-line: chi può avere accesso e chi no; chi può chiedere la cancellazione e così via. Le «ultime volontà virtuali» devono essere comunicate al gestore del servizio della società dell'informazione. A disciplinare questa nuova frontiera del diritto della successione, che dai beni materiali si sposta ai beni immateriali, è il Codice della privacy, all'articolo 2-terdecies, introdotto dal decreto legislativo 101/2018.

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Al dipendente di un ufficio postale è costato la sanzione disciplinare della sospensione dal lavoro senza retribuzione lo sfogo sui social network con cui ha rivelato dati sanitari dei quali è vietata la diffusione non autorizzata in base al Regolamento Ue 2016/679, Gdpr. Il Tribunale di Rovigo, con la sentenza 85 del 20 aprile 2021, ha confermato la legittimità della sanzione, solo rideterminata in due giorni al posto dei cinque disposti dall’azienda.

Una sentenza della Corte federale di giustizia tedesca ha stabilito che la semplice perdita di controllo sui propri dati personali può costituire un danno risarcibile ai sensi del GDPR, senza necessità di accertare ulteriori svantaggi, come l'abuso specifico dei dati da parte degli hacker o altre conseguenze negative. E la portata della sentenza potrebbe segnare una svolta in tutti i paesi dell'UE.

Cari bambini e genitori, benvenuti nell’ Europa della tutela dei dati personali online. Cosa cambia? Praticamente niente. Se in questi anni i piccoli utenti hanno mentito sull’ età per iscriversi a Facebook e per usare WhatsApp o per navigare su YouTube probabilmente continueranno a farlo.

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