Visualizza articoli per tag: social network
Diffamazione online, Cassazione meno severa per i post satirici su Facebook degli utenti
Il giudice non può addossare a chi pubblica un post su Facebook gli stessi oneri di un giornalista. Va dunque esclusa la diffamazione per il commento negativo sul social network, con il quale si stronca un'attività gastronomica, accusando il gestore di avere prezzi alti e “truffare” sul peso.
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Diffamazione online, è reato scrivere su Facebook che l'ex coniuge ha una nuova relazione offendendo l'amante
La Corte di Cassazione con la sentenza n. 3204/2021 conferma la condanna dell'imputata per il reato di diffamazione aggravata, non potendo riconoscere l'attenuante della provocazione in quanto la pubblicazione dei post su Facebook in cui si rende nota la relazione extraconiugale dell'ex marito e le offese rivolte all'amante dell'ex marito, realizzate a distanza di tempo dalla fine della relazione rivelano piuttosto sentimenti di odio e vendetta.
Diffamazione online, si possono usare come prova in giudizio gli screenshot delle chat sui social network
Con sentenza 24600/2022 la Corte di Cassazione ha chiarito che sono da ritenersi pienamente utilizzabili, in quanto legittima ne è l'acquisizione come documento, i messaggi presenti sulle chat dei social-network fotografati dallo schermo di un telefono cellulare sul quale gli stessi sono leggibili (cd. screenshot). E non è imposto alcun adempimento specifico per il compimento di tale attività, che consiste nella realizzazione di una fotografia che si caratterizza soltanto per il suo oggetto, costituito appunto da uno schermo sul quale è visibile un testo o un'immagine; non c’è invero alcuna differenza tra una tale fotografia e quella di un qualsiasi altro oggetto.
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Diffamazione su Facebook, Corte Ue in panne
Facebook potrebbe essere costretta a individuare tutte le informazioni «identiche» a un commento diffamatorio di cui sia stata accertata l’illiceità, e anche «equivalenti» se provenienti dallo stesso utente, e a rimuoverle. Lo afferma l’avvocato generale Maciej Szpunar nelle conclusioni presentate alla causa C-18/18. Il condizionale è d’obbligo, dato che il diritto dell’Unione non disciplina la questione.
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Diffamazione via social con più imputati, il rebus della competenza
Per il reato di diffamazione a mezzo social network, commesso da più imputati con residenza in luoghi diversi e collocati in circondari diversi, la competenza per territorio appartiene al giudice del luogo in cui ha sede l’ufficio del pubblico ministero che per primo ha iscritto la notizia di reato. Ad affermare questo principio è la sentenza 7377/2023 della quinta sezione della Cassazione.
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Diffuse online via WhatsApp liste di persone di etnia rom contagiate dal Coronavirus
Preoccupa il fenomeno che si sta verificando in Abruzzo su dettagliate liste di nomi, cognomi, date di nascita e indirizzo di residenza di persone perlopiù di etnia rom contagiate dal Coronavirus che sono state diffuse e che continuano a circolare su gruppi WhatsApp ed altre chat su internet.
Diffusione degli audio privati di Raoul Bova: se capitasse a noi, come potremmo tutelare la nostra privacy?
Il recente provvedimento emesso dal Garante per la protezione dei dati personali, a tutela dell’attore Raoul Bova e della sua compagna, ha avuto grande eco mediatica. Come noto, la vicenda ha riguardato la diffusione illecita, su diversi canali digitali, di contenuti audio e video potenzialmente lesivi della sfera privata e della dignità delle persone coinvolte.
Dopo il furto di dati personali degli utenti di LinedIn il Garante Privacy apre un’istruttoria sul social network
Il Garante per la protezione dei dati personali ha avviato un’istruttoria nei confronti di Linkedin a seguito della violazione dei sistemi del social network che ha determinato la diffusione di dati deglI utenti, compresi ID, nominativi completi, indirizzi email, numeri di telefono, collegamenti ad altri profili LinkedIn e a quelli di altri social media, titoli professionali e le altre informazioni lavorative inserite nei propri profili dagli utenti.
Due euro al giorno di ritardo per chi non toglie le foto da Facebook
Pubblicare le foto altrui su Facebook senza consenso è una violazione dei diritti alla riservatezza e all'immagine della persona e va condannato non solo l'abuso ma anche il ritardo nel procedere alla cancellazione delle immagini. È quanto ha disposto il tribunale di Bari accogliendo il ricorso di un uomo che chiedeva venissero rimosse le foto sue e dei suoi figli dal profilo Facebook della propria ex.
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Due terzi degli italiani non si fidano della gestione dei loro dati sui social
Circa due terzi degli internauti italiani non si fidano della gestione dei loro dati personali da parte dei social network e dei motori di ricerca, eppure la metà tende a non leggere le informazioni fornite sulla privacy. I dati, che arrivano ad alcuni mesi di distanza dallo scandalo Facebook-Cambridge Analytica, emergono da un rapporto di Agi-Censis presentato stamani alla Camera in occasione dell'Internet Day.
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Il presidente di Federprivacy a Report Rai 3
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