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Visualizza articoli per tag: diritti

Prende campo la tendenza delle app concepite per premiare o penalizzare gli utenti in base ai loro comportamenti. Iniziative anche da parte di pubbliche amministrazioni per dare riconoscimenti alle “buone azioni” dei cittadini virtuosi. Pizzetti:” Pericolosa deriva che può portarci con grande velocità sulla via della società del controllo e del punteggio sociale”. Bernardi: “Inutile nascondersi dietro un dito: le p.a. che propongono tali app sono i soggetti maggiormente in affanno con la protezione dei dati”. In Italia irrogate ad enti pubblici il 71% delle sanzioni per violazioni del Gdpr. Segnalazione al Garante.

Spot pubblicitari diversi per due spettatori diversi che stanno guardando lo stesso programma televisivo nello stesso momento? Non solo è possibile, ma le statistiche indicano che solo quest'anno negli Stati Uniti le aziende hanno investito la bellezza di circa 2,25 miliardi di dollari in questo tipo di pubblicità denominata "addressable tv", con un incremento del 79% rispetto al 2017.

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Il Tribunale di Namur, in Vallonia, dichiara illegale il Green Pass e riaccende lo scontro sul certificato vaccinale e le misure per contrastare la pandemia di Covid. I giudici della capitale della regione francofona del Belgio bocciano le misure anti-Coronavirus e intimano alle autorità locali di ritirare le disposizioni in vigore, pena una multa giornaliera da 5.000 euro per ogni giorno. E’ stata accolta l’istanza dei cittadini dell’associazione "Notre Bon Droit".

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Il cliente aveva chiesto una copia della polizza che aveva stipulato attraverso la banca, ma del documento non vi era più traccia. L’istituto si era giustificato con il fatto che il conto del cliente era stato trasferito da un’altra città molti anni prima, e che non era possibile accedere al contratto originale perché questo era stato archiviato in luogo lontano e per questo risultava troppo dispendioso da recuperare, limitandosi a consigliare al cliente di annullare la polizza.

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Con il Gdpr rispondere sulla privacy non è cortesia ma atto dovuto. Il destinatario dell'istanza di accesso ai dati personali deve sempre riscontrare la richiesta, anche se la verifica ha esito negativo. L'articolo 12 del regolamento europeo 679/2016 parla chiaro: non è il richiedente a dover dimostrare che il destinatario abbia la qualità di titolare oppure di responsabile del trattamento dei dati personali di chi propone l'istanza. È quanto emerge dall'ordinanza 9313/23, pubblicata il 4 aprile dalla prima sezione civile della Cassazione.

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Ogni persona ha il diritto di sapere a chi vengono comunicati i propri dati personali. Lo ha affermato il 12 gennaio 2023 la Corte di giustizia dell'Ue con la sentenza nella Causa C-154/21, aggiungendo che il titolare del trattamento può tuttavia limitarsi a indicare le categorie di destinatari qualora sia impossibile identificare questi ultimi, o nel caso la richiesta sia manifestamente infondata o eccessiva.

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In rete crescono le discariche virtuali di rifiuti digitali. Quantità enormi di informazioni-spazzatura, che vanno ad aggiungersi all'ammasso del darkweb e del deep web, in cui è possibile trovare corpi virtuali di reati informatici e ricettazioni digitali di reati del mondo reale. Dal 2014 a oggi a Google sono arrivate dall'Europa, in virtù delle leggi sulla privacy vigenti nel Vecchio continente, oltre 990 mila richieste di cancellare quasi 4 milioni di URL (per la precisione 3.894.886) e quasi la metà è stata effettivamente rimossa.

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Il Garante privacy è uscito con una veloce, chiara e pratica scheda informativa relativa al "Diritto di accesso dell'interessato". L'iniziativa fa parte di un più ampio progetto dell'Autorità garante, che punta ad offrire strumenti per comprendere facilmente quali diritti sono riconosciuti alle persone in materia di protezione dei dati personali, illustrando con un linguaggio semplice e chiaro le modalità per un concreto esercizio di tali diritti.

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Poker di opzioni (sulla carta) per difendersi da hater, truffatori e delinquenti on line. Il crimine in rete non è per nulla virtuale e le vittime sono sempre alla ricerca della strada per ottenere un riparo. Si può ricorrere alle piattaforme che gestiscono i social network oppure inviare un reclamo al Garante della privacy, si può sporgere una denuncia per avviare indagini e azioni penali oppure si può confidare in un provvedimento di urgenza o una condanna al risarcimento dei danni da parte del giudice civile. Vediamo le diverse strade, mettendo in evidenza pro e contro.

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Le tutele previste in materia di protezione dei dati personali seguono un approccio basato sul rischio, dovendo di conseguenza andare a rafforzare delle garanzie nel momento in cui l’attività può cagionare – o intrinsecamente cagiona – un impatto nei confronti di interessati c.d. “vulnerabili”.

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Privacy Day Forum 2023: i momenti salienti

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