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L’azienda non può utilizzare, ai fini del licenziamento, la conversazione privata di una dipendente che, nella chat aziendale, sparla di un superiore e di alcune colleghe, se non ha comunicato ai dipendenti la possibilità di fare controlli. Una deroga, sarebbe stata possibile solo in caso di controlli difensivi, destinati a proteggere beni aziendali o finalizzati a contestazioni sulla prestazione lavorativa. Ma nulla di tutto questo era stato eccepito alla lavoratrice. Il suo sfogo dunque, destinato ad un solo interlocutore, rientra nella libera manifestazione del pensiero.

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La decisione del Garante per la protezione dei dati personali di avviare un’istruttoria nei confronti di OpenAI, la società che gestisce, tra gli altri servizi, ChatGPT e di ordinarle uno stop temporaneo dei trattamenti dei dati personali e la conseguente decisione della società americana di rendere temporaneamente inaccessibile il servizio dall’Italia hanno acceso un vivace dibattito sui social. Da una parte ci sono coloro che, per la verità meno numerosi, plaudono all’iniziativa e dall’altra quelli che la criticano, talvolta anche senza mezze misure, accusando il Garante di condannare l’Italia a rinunciare a uno dei più gettonati e, forse, utili ritrovati del progresso tecnologico e, così facendo, in qualche modo, a restare fuori dalle rotte del futuro.

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Niente immunità digitale per il personale scolastico. La chat privata non garantisce un salvacondotto al pubblico dipendente che commette illeciti in rete, anche se l'account aperto sul social network è individuale.

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Nessun documento legale redatto dall'intelligenza artificiale. È l'aut aut messo da un giudice federale del Texas dopo i casi dell'uso dell'IA in tribunale. L'ultimo è accaduto pochi giorni fa quando un avvocato a New York per costruire una causa si è affidato a ChatGpt che ha fornito sei casi precedenti, tutti risultati completamente inesistenti.

La comodità è figlia della pigrizia. Quest’ultima ha una discendenza pericolosa, tra cui spiccano le nipotine della messaggistica istantanea la più vivace delle quali è certo WhatsApp. Quest’ultima soluzione prende facilmente per mano chi lavora da remoto o semplicemente si trova fuori ufficio: è suadente e abbordabile anche per chi non ha competenze tecnologiche, è traditrice perché non offre nessuna garanzia di riservatezza.

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Giovedì, 08 Agosto 2019 18:23

WhatsApp, bug permette di modificare i messaggi

All’interno di WhatsApp c’è una grave vulnerabilità che permette, almeno a chi è in grado di farlo, di intercettare e modificare i messaggi sia nelle conversazioni private che di gruppo. Questa possibilità è stata mostrata al Black Hat di Las Vegas, sfruttando una falla in WhatsApp Web. Lo ha dimostrato il team di cybersecurity Check Point Software Technologies con un processo di reverse engeneering.

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Privacy Day Forum 2023: i momenti salienti

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