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Con due decisioni molto attese, per ora cristallizzate in altrettante informazioni provvisorie, Cassazione fissa una serie di regole per l’acquisizione e l’utilizzo di chat criptate acquisite all’estero attraverso ordine d’indagine europeo.Un caso assai diffuso nelle indagini contro grandi organizzazioni criminali e che aveva prodotto un contrasto interpretativo all’interno della stessa suprema corte.

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L'intercettazione di una chat equivale a quella telefonica con tutte le conseguenze che ne derivano soprattutto in termini di accessibilità delle parti al materiale grezzo della captazione. Per la Cassazione l'equivalenza deriva dall'incontestabile sovrapponibilità di un dialogo che si volge in una chat - anche se con tempi morti tra un messaggio e un altro - a una conversazione telefonica che fluidamente accade.

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Non costituisce condotta diffamatoria l'utilizzo di una chat riservata ai componenti di una organizzazione sindacale su Facebook per scambiare valutazioni e giudizi di contenuto anche pesantemente negativo relativi alla società a cui i lavoratori appartengono e al suo amministratore.

La Corte europea dei diritti umani ha stabilito che i messaggi privati pubblicati dal proprio coniuge su un sito di incontri possono essere usati nella causa di divorzio, sempreché la divulgazione della corrispondenza abbia un effetto limitato sulla sua privacy. Per la Cedu dunque non vi è alcuna violazione dell'articolo 8 (Diritto al rispetto della vita privata e della corrispondenza) della Convenzione europea sui diritti umani nel caso di presentazione in giudizio della corrispondenza online del coniuge al fine di stabilire una responsabilità condivisa nella separazione.

Per far perdere in un processo la qualità di prova alle riproduzioni informatiche di una chat occorre un disconoscimento «chiaro, circostanziato ed esplicito», che si deve concretizzare «nell’allegazione di elementi attestanti la non corrispondenza tra realtà fattuale e realtà riprodotta». Sono quindi inefficaci i semplici richiami, fatti dal ricorrente, ai propri scritti difensivi nei quali dichiarava che quanto rappresentato dalle riproduzioni informatiche non corrispondesse alla realtà dei fatti in essa descritta. Lo ha ribadito la Cassazione con l’ordinanza 12794 del 13 maggio 2021.

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L’apparente facilità, ormai improprio sinonimo di velocità, di utilizzo degli apparecchi e dei servizi elettronici è un insidioso trabocchetto. Ci vuole un consapevole controllo dei mezzi e non un acritico e ingenuo affidamento a tutto ciò che la tecnica produce. L’avviso, di valenza trasversale e poco incline ad accodarsi al compiacimento generale ed aprioristico per ogni novità digital-informatica, è il buon senso della predica inutile ed è il monito che sarà ricordato solo a incidente subito.

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Negli ultimi tempi ChatGpt ha acceso i riflettori sulle potenzialità dell’intelligenza artificiale, e in effetti l’assistente virtuale conversazionale sviluppato da OpenAI sta affascinando milioni di utenti per la sua capacità di comprendere e generare il linguaggio naturale in modo molto simile a quello umano. Se ChatGpt è effettivamente in grado di comporre testi complessi, rispondere a una vasta gamma di domande e fornire informazioni su fatti storici, cultura popolare, temi scientifici e tecnologici, dall'altra parte man mano che gli utenti vi prendono dimestichezza e lo testano sui vari argomenti emergono anche delle evidenti limitazioni, compresa quella che nello sport più seguito dagli italiani non sembra azzeccarci più di tanto, e in molti casi non pare neanche troppo aggiornato.

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Con sentenza 24600/2022 la Corte di Cassazione ha chiarito che sono da ritenersi pienamente utilizzabili, in quanto legittima ne è l'acquisizione come documento, i messaggi presenti sulle chat dei social-network fotografati dallo schermo di un telefono cellulare sul quale gli stessi sono leggibili (cd. screenshot). E non è imposto alcun adempimento specifico per il compimento di tale attività, che consiste nella realizzazione di una fotografia che si caratterizza soltanto per il suo oggetto, costituito appunto da uno schermo sul quale è visibile un testo o un'immagine; non c’è invero alcuna differenza tra una tale fotografia e quella di un qualsiasi altro oggetto.

Se siete donne e iniziate a ricevere telefonate da parte di uomini interessati a ricevere prestazioni sessuali, qualcuno potrebbe avervi tirato un brutto scherzo, pubblicando a vostra insaputa il vostro numero di telefono in qualche sito di incontri piccanti su Internet. Questo è in pratica quello che è realmente accaduto ad una signora siciliana, il cui cellulare era stato iscritto da una conoscente in una chat erotica, associando ad esso due nicknames ed invitando i frequentatori della community a luci rosse a contattare l’ignara titolare dell'utenza per riceverne prestazioni sessuali. Che si fosse trattato di un gioco di cattivo gusto, o di qualche vendetta personale, fatto sta che tutto ciò è costato caro all'autrice del gesto.

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Nel 2008 Chris Anderson, l’allora direttore di Wired, scrisse un articolo intitolato “The End of Theory : The Data Deluge Makes the Scientific Method Obsolete”, che diede luogo a molte discussioni su questa fine, generata dai big data il cui sfruttamento avrebbe consentito di mettere da parte la ricerca basata sul metodo scientifico. La correlazione statistica viene celebrata come specchio della realtà, senza bisogno di alcun tipo di mediazione teorico-interpretativa per leggere i dati. Insomma: la morte della teoria, dell'interpretazione.

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