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Molti smartwatch per bambini sono un colabrodo dal punto di vista della sicurezza e della privacy. Inefficienti, inaffidabili, privi di elementari protezioni, irrispettosi dei dati degli utenti e per di più pure a rischio di essere facilmente violati da un attaccante. È la demoralizzante fotografia scattata dal rapporto di una organizzazione no-profit norvegese per i diritti dei consumatori, il Norwegian Consumer Council, da tempo in prima fila nell’analizzare le falle informatiche e legali dei dispositivi connessi, come avevamo raccontato nel caso della bambola interattiva Cayla.

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Ne “Il vecchio e il bambino” scritta da Guccini e interpretata anche da “I Nomadi” è indimenticabile il passaggio in cui il ragazzino si rivolge al progenitore (oggi forse, lo farebbe tristemente con “Alexa”) e dice “Mi piaccion le fiabe, raccontane altre”. Chi ha eguale (nel narrare o ascoltare, poco importa) romantica passione per le favole certamente non vede il fondatore di Facebook come un orco, ma – a guardar bene – non fa grossi sforzi per immaginarlo nei panni del pifferaio di Hamelin. Il signor Zuckerberg – sovrano pressoché indiscusso dell’universo dei social network – ha pianificato una serie di iniziative volte a garantire l’accesso ad Instagram (suo, come pure WhatsApp) anche ai minori di 13 anni, offrendo questa opportunità di svago pure a chi era stato legittimamente escluso dall’iscrizione ufficiale (non fa purtroppo testo chi “bara” o usa sotterfugi) perché ritenuto troppo giovane.

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Che la privacy sia un diritto fondamentale è diventato ormai uno slogan che siamo abituati a sentire risuonare come un mantra, ma anche se l’art.8 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea afferma che “ogni persona ha diritto alla protezione dei dati di carattere personale che la riguardano”, la realtà della società digitale attuale è purtroppo ben diversa.

Venerdì, 01 Settembre 2023 09:34

Più che nativi digitali, sono disagiati digitali

Ragazze e ragazzine violentate da altri ragazzi e ragazzini con lo smartphone tra le mani per filmare tutto, filmare la violenza animale del branco, filmare il dolore come se si fosse su un set cinematografico con l’ansia di condividere quei video, quelle scene, quelle tragedie via social. Siamo davanti a un’autentica emergenza innanzitutto culturale ed educativa ma anche davanti a un fallimento regolamentare.

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La Commissione Europea ha ordinato il richiamo di uno smartwatch per bambini, che invece di tutelarne la sicurezza rischia di metterli in pericolo. L’orologio in questione è il Safe-KID-One, dell’azienda tedesca Enox, e sulla carta dovrebbe essere un dispositivo intelligente per la sorveglianza dei bambini. Tramite la SIM integrata e il GPS, serve ai genitori per sapere sempre dove si trovano i propri bambini, e ai minori per comunicare con mamma è papà in caso di necessità.

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C’è l’accordo politico sul Digital Service Act e sembrerebbe che l’accordo in questione preveda tra l’altro che i dati dei bambini non si potranno più utilizzare per fare profilazione.È una bellissima notizia. Peccato che il destino abbia voluto che sia rimbalzata sui giornali di mezzo mondo negli stessi giorni nei quali il Consiglio d’Europa ha reso noto in un rapporto che i bambini europei entrano per la prima volta nei siti pornografici – che sarebbero ovviamente riservati ai maggiorenni – in media a undici anni e che i gestori di questi siti, con poche eccezioni, si limitino a chiedere loro di confermare con un click di avere almeno diciotto anni.

"Privacy Talk ’23”. Il Garante incontra i giovani, il 25 ottobre a Napoli. Revenge porn, cyberbullismo, furto di identità ed educazione digitale al centro della giornata. Premiate anche le scuole vincitrici del concorso “Diventa ambasciatore della privacy”

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Il Garante per la protezione dei dati personali manda un segnale forte a Tik Tok. L’Autorità, con un provvedimento d’urgenza adottato lo scorso 7 luglio, aveva avvertito la piattaforma che è illecito utilizzare dati personali archiviati nei dispositivi degli utenti per profilarli e inviare loro pubblicità personalizzata in assenza di un esplicito consenso.

In data 11 luglio 2022 l’Ufficio stampa del Garante per la protezione dei dati personali italiana ha reso noto che la medesima Autorità ha adottato in data 7 luglio 2022 un provvedimento di urgenza nei confronti di Tik Tok col qual ha avvertito la piattaforma che è illecito utilizzare dati personali archiviati nei dispositivi degli utenti per profilarli e inviare ad essi pubblicità personalizzata senza un loro esplicito consenso.

Come noto la legge sul diritto d’autore (art. 96 legge 633/41) richiede il consenso quando la persona viene ritratta se il fine del ritratto è l’esposizione in pubblico, lo sfruttamento commerciale e/o la riproduzione. Salvi i casi previsti dall’articolo 97 della legge sul diritto d’autore, per procedere alla diffusione di una fotografia o di un filmato è sempre necessario il consenso espresso dei soggetti che vi compaiono e la forma prediletta per il rilascio del consenso è costituita dalla c.d. "liberatoria".

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Privacy Day Forum, dibattito e spunti: lo speciale di TV9

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