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Molti smartwatch per bambini sono un colabrodo dal punto di vista della sicurezza e della privacy. Inefficienti, inaffidabili, privi di elementari protezioni, irrispettosi dei dati degli utenti e per di più pure a rischio di essere facilmente violati da un attaccante. È la demoralizzante fotografia scattata dal rapporto di una organizzazione no-profit norvegese per i diritti dei consumatori, il Norwegian Consumer Council, da tempo in prima fila nell’analizzare le falle informatiche e legali dei dispositivi connessi, come avevamo raccontato nel caso della bambola interattiva Cayla.

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Il Pakistan ha introdotto un sistema di registrazione biometrica obbligatoria per i bambini di età compresa tra 10 e 18 anni. Questo nuovo processo punta a migliorare la sicurezza nazionale e a prevenire l’abuso dell’identità nei minori. L’iniziativa della schedatura dei minori prevede l’acquisizione di dati biometrici come impronte digitali e scansioni facciali.

Ne “Il vecchio e il bambino” scritta da Guccini e interpretata anche da “I Nomadi” è indimenticabile il passaggio in cui il ragazzino si rivolge al progenitore (oggi forse, lo farebbe tristemente con “Alexa”) e dice “Mi piaccion le fiabe, raccontane altre”. Chi ha eguale (nel narrare o ascoltare, poco importa) romantica passione per le favole certamente non vede il fondatore di Facebook come un orco, ma – a guardar bene – non fa grossi sforzi per immaginarlo nei panni del pifferaio di Hamelin. Il signor Zuckerberg – sovrano pressoché indiscusso dell’universo dei social network – ha pianificato una serie di iniziative volte a garantire l’accesso ad Instagram (suo, come pure WhatsApp) anche ai minori di 13 anni, offrendo questa opportunità di svago pure a chi era stato legittimamente escluso dall’iscrizione ufficiale (non fa purtroppo testo chi “bara” o usa sotterfugi) perché ritenuto troppo giovane.

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Che la privacy sia un diritto fondamentale è diventato ormai uno slogan che siamo abituati a sentire risuonare come un mantra, ma anche se l’art.8 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea afferma che “ogni persona ha diritto alla protezione dei dati di carattere personale che la riguardano”, la realtà della società digitale attuale è purtroppo ben diversa.

Per postare sui social network immagini che ritraggono minori di 14 anni è necessario il preventivo consenso di entrambi i genitori. Invece se il minore ha compiuto quattordici anni la normativa italiana gli riconosce la facoltà di decidere autonomamente sulla pubblicazione.

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Venerdì, 01 Settembre 2023 09:34

Più che nativi digitali, sono disagiati digitali

Ragazze e ragazzine violentate da altri ragazzi e ragazzini con lo smartphone tra le mani per filmare tutto, filmare la violenza animale del branco, filmare il dolore come se si fosse su un set cinematografico con l’ansia di condividere quei video, quelle scene, quelle tragedie via social. Siamo davanti a un’autentica emergenza innanzitutto culturale ed educativa ma anche davanti a un fallimento regolamentare.

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La Commissione Europea ha ordinato il richiamo di uno smartwatch per bambini, che invece di tutelarne la sicurezza rischia di metterli in pericolo. L’orologio in questione è il Safe-KID-One, dell’azienda tedesca Enox, e sulla carta dovrebbe essere un dispositivo intelligente per la sorveglianza dei bambini. Tramite la SIM integrata e il GPS, serve ai genitori per sapere sempre dove si trovano i propri bambini, e ai minori per comunicare con mamma è papà in caso di necessità.

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C’è l’accordo politico sul Digital Service Act e sembrerebbe che l’accordo in questione preveda tra l’altro che i dati dei bambini non si potranno più utilizzare per fare profilazione.È una bellissima notizia. Peccato che il destino abbia voluto che sia rimbalzata sui giornali di mezzo mondo negli stessi giorni nei quali il Consiglio d’Europa ha reso noto in un rapporto che i bambini europei entrano per la prima volta nei siti pornografici – che sarebbero ovviamente riservati ai maggiorenni – in media a undici anni e che i gestori di questi siti, con poche eccezioni, si limitino a chiedere loro di confermare con un click di avere almeno diciotto anni.

"Privacy Talk ’23”. Il Garante incontra i giovani, il 25 ottobre a Napoli. Revenge porn, cyberbullismo, furto di identità ed educazione digitale al centro della giornata. Premiate anche le scuole vincitrici del concorso “Diventa ambasciatore della privacy”

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La riservatezza e la dignità dei bambini vanno tutelate sin dalla primissima infanzia. È questo, in sintesi, il principio alla base del provvedimento con il quale il Garante ha vietato a un asilo nido l’ulteriore diffusione online delle foto dei piccoli ospiti (di età compresa tra i 3 e i 36 mesi) e ha ordinato la cancellazione delle immagini illecitamente trattate.

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Il furto d'identità con l'intelligenza artificiale

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