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I minori che almeno una volta hanno subìto prepotenze nella vita reale sono il 54%, mentre il 31% dei giovani utenti sono stati vittima almeno una volta di cyberbullismo. Nel rovescio della medaglia di questo fenomeno i giovani non sono però solo le vittime, ma in certi casi ne sono essi stessi i responsabili: il 10% dei ragazzi ammette di aver preso parte ad episodi di prepotenza, mentre il 6% ha usato foto o video per offendere altre persone.

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Duemila euro di multa per aver diffuso i dati personali degli alunni affiggendoli sulla porta della scuola. Nei giorni scorsi l’istituto comprensivo di Uggiano è stato sanzionato dal Garante per la protezione dei dati personali. Al centro della questione c’è quanto avvenuto nel mese di marzo dello scorso anno nella scuola dell’Infanzia di Otranto, dipendente dal Comprensivo di Uggiano. Sulla porta dell’edificio erano stati affissi alcuni elenchi che riportavano i nomi degli alunni, le loro date di nascita, gli indirizzi di residenza e i numeri di telefono. In cima agli elenchi, poi, c’era la dicitura, scritta a matita, «manca copia vaccini».

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È eccessivo scattare foto al passeggero del trasporto pubblico che non ha un biglietto valido per contestargli la sanzione amministrativa. A questo risultato si giunge attraverso un’analisi del flusso dei dati nel caso in cui non ci sia un archivio fotografico per fare il raffronto delle immagini e il rintraccio del nome. Altra questione è la raccolta di prove per contestare reati.

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La diffusione via WhatsApp a un solo destinatario delle fotografie pornografiche minorili, anche se originate da selfie, rientra nell’ipotesi di reato prevista dall’articolo 600-ter, comma 4, del Codice penale, che punisce con la reclusione fino a tre anni la cessione, anche a titolo gratuito, di materiale pedopornografico, a prescindere da chi abbia scattato le fotografie. La pronuncia della Cassazione 5522 depositata il 12 febbraio scorso chiude il cerchio sulla divulgazione dei selfie erotici autoprodotti dai minorenni.

Questa volta i guai per Facebook arrivano dall’emisfero australe e riguardano sempre il trattamento dei dati degli utenti del popolare social. L’accusa stavolta, però, è tanto pesante quanto inquietante. Secondo gli attivisti australiani di Reset (un’associazione mondiale di contrasto delle minacce digitali alla democrazia), la creatura di Mark Zuckerberg sembrerebbe adottare politiche scorrette in tema di trattamento dei dati, arrivando addirittura a usare le informazioni di navigazione degli adolescenti non solo all’interno del recinto della famosa piattaforma, ma anche al di fuori di essa, con grave pregiudizio per i fanciulli.

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Le fotografie di minori sono materiale delicato: non tutti hanno diritto di caricare le foto sul profilo social. Se papà e mamma divorziano, il nuovo partner di uno dei genitori non può, senza il consenso dell’altro genitore, pubblicare le foto di figli dell’ex coppia.

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Il sorriso di Sofia mentre mangia un gelato o quello di Francesco che tira un calcio al pallone: ricordi che ogni genitore vuole conservare e condividere con parenti e amici, spesso anche utilizzando i social network. Ma attenzione: un gesto che può sembrare innocente potrebbe costare caro a mamma e papà.

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Non basta il consenso di un solo genitore per autorizzare la pubblicazione online delle foto dei figli minorenni. Questo vale anche se marito e moglie sono separati e se i figli sono in regime di affido condiviso. Ma se mamma o papà assistono all’evento che poi finisce postato sui social non possono ottenere il risarcimento del danno: perché, essendo presenti, avrebbero potuto intervenire per tutelare i figli.

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Lunedì, 06 Febbraio 2023 17:03

Fuorilegge le app senza filtri per i minori

Fuori legge le app senza filtri per i minorenni. Questo il principio applicato d'urgenza dal Garante della privacy nel provvedimento n. 39 del 2/2/2023, con il quale ha disposto la limitazione dei trattamenti di dati e cioè la sospensione dell'attività della applicazione denominata Replika: usando quest'ultima, l'utente costruisce, su una piattaforma on line, un amico del cuore, un partner o un mentore, tutti virtuali e creati dalla tecnologia digitale, cui si può confidare tutto, che scrivono e parlano e da cui si ricevono consigli e suggerimenti. Sembra tutto positivo: solo che non c'è nessun ostacolo all'accesso di minori di età e talvolta i contenuti sono inappropriati; alcuni riferiscono di avere ricevuto sollecitazioni sessualmente esplicite o inviti a commettere reati.

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In Italia l’età minima per esprimere il consenso all’utilizzo dei propri dati personali è 16 anni. È l’orientamento espresso dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia), guidata da Filomena Albano, in un parere inviato al governo nell’ambito dell’adeguamento alla normativa dell’Unione europea. L’esecutivo ne terrà conto nel decreto legislativo da emanare per conformare la legge italiana a quanto prescritto dal regolamento Ue sulla privacy (Gdpr), che entrerà in vigore il 25 maggio prossimo.

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Privacy Day Forum 2023: intervista a Ginevra Cerrina Feroni

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