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Visualizza articoli per tag: scuola

«Noi diamo il consenso ai cookie perché vogliamo tutto subito»: questa la risposta di un giovane studente nel corso di una conferenza sulla privacy in un liceo scientifico organizzata da Campus Orienta. L’affermazione nella sua spontaneità mette in evidenza l’urgenza di iniziative formative che la scuola deve promuovere a proposito di argomenti che, a vario titolo, trattano della protezione dei dati.

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L’esposizione in luogo antistante l’istituto delle graduatorie per l’ammissione a un privilegio scolastico, legato allo stato di salute del minore, danneggia anche la privacy dei propri familiari, che hanno diritto a pretendere dall’amministrazione il risarcimento dei danni non patrimoniali. La Corte di cassazione con la sentenza n. 16186 depositata ieri ha respinto il ricorso principale proposto dal ministero dell’Istruzione contro la legittimazione dei genitori ad agire in giudizio in conto proprio e per l’altra propria figlia minore. Il ministero negava anche il carattere lesivo della privacy attribuito alla pubblicazione tramite affissione di una graduatoria sull’ammissione a corsi scolastici.

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Duemila euro di multa per aver diffuso i dati personali degli alunni affiggendoli sulla porta della scuola. Nei giorni scorsi l’istituto comprensivo di Uggiano è stato sanzionato dal Garante per la protezione dei dati personali. Al centro della questione c’è quanto avvenuto nel mese di marzo dello scorso anno nella scuola dell’Infanzia di Otranto, dipendente dal Comprensivo di Uggiano. Sulla porta dell’edificio erano stati affissi alcuni elenchi che riportavano i nomi degli alunni, le loro date di nascita, gli indirizzi di residenza e i numeri di telefono. In cima agli elenchi, poi, c’era la dicitura, scritta a matita, «manca copia vaccini».

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La pandemia di Covid19 ha portato ad una digitalizzazione, forzata e massiva, dell’istruzione sia pubblica che privata. Un processo che, (in una fase non emergenziale) avrebbe richiesto almeno una decina di anni, è stato portato a compimento in circa tre mesi. Questo ha imposto ad una generazione di insegnanti, che sarebbe dovuta andare in pensione nei prossimi anni, l’utilizzo di strumenti e tecniche complesse rispetto alla consolidata gestione della didattica. Al fisiologico smarrimento iniziale sono seguite decine di corsi di alfabetizzazione digitale rivolti al corpo docente e amministrativo del sistema scolastico. Così facendo si è avviata, forse per la prima volta, una imponente azione di sensibilizzazione all’impiego di strumenti informatici.

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Un consenso in realtà praticamente inutile. Un'incertezza sui tempi inammissibile. E un rischio per il trasferimento dei dati all'estero evidentemente sottovalutato. L'università Bocconi di Milano è stata multata dal garante per la protezione dei dati personali con una sanzione di 200mila euro per l'utilizzo, poco trasparente e non corretto, di un sistema di "controllo" per gli esami a distanza durante i mesi più duri dell'emergenza coronavirus, quando gli Atenei erano stati chiusi e gli studenti erano stati costretti a partecipare agli appelli da casa.

L’Autorità Garante per la protezione dei dati personali ha scritto al Ministero dell’istruzione affinché sensibilizzi le scuole sui rischi per la privacy derivanti da iniziative finalizzate all’acquisizione di informazioni sullo stato vaccinale degli studenti e dei rispettivi familiari. Nella lettera si richiama inoltre l’attenzione sulle possibili conseguenze per i minori, anche sul piano educativo, derivanti da simili iniziative.

Gli esiti degli scrutini o degli esami di stato sono pubblici. È necessario però che, nel pubblicare i voti degli scrutini e degli esami nei tabelloni, l'istituto scolastico eviti di fornire, anche indirettamente, informazioni sulle condizioni di salute degli studenti, o altri dati personali. Così il Garante della privacy nell'opuscolo «A scuola di privacy» pubblicato il 25 maggio 2018.
La posizione dell'Authority sul diritto alla riservatezza è stata ribadita di recente nelle faq pubblicate il 29 gennaio scorso sul sito dell'Autorità.

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Schermate con foto inquietanti e messaggi scritti in turco e in inglese al posto dei voti scolastici. Secondo quanto rende noto la testata online locale "Arezzo Notizie", questo è quello che hanno visualizzato con loro sorpresa gli studenti di un liceo toscano quando hanno digitato la loro password per accedere come al solito al registro elettronico per verificare il loro andamento scolastico e le attività didattiche sul sito web dell'istituto o attraverso un'app sul telefonino.

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I dirigenti scolastici rischiano di scottarsi con la privacy e con un sistema sanzionatorio draconiano. La morsa della tagliola della responsabilità erariale è lì pronta a scattare. Come è avvenuto in tempi recentissimi: stanno a testimoniarlo alcune sentenze della Corte dei conti. E come potrebbe accadere nel futuro prossimo, se, passato il ciclone delle richieste di accesso di MonitoraPA, emergeranno sotto gli occhi delle autorità a guardia della privacy inadempienze meritevoli di una punizione amministrativa.

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La mera circostanza della pubblicazione su un social network di un commento ritenuto offensivo non è di per sé idonea a dimostrare l'avvenuta lesione del diritto della persona a mantenere integra la propria reputazione, in assenza della dimostrazione dell'esistenza di un danno effettivamente patito. A tale conclusione è giunto il Tribunale di Bari con la sentenza n. 3767/2021, giudicando su un caso alquanto singolare.

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Caffè Privacy: il data breach

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