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Bisogna dare agli studenti gli strumenti per innescare la loro capacità di ragionare su ciò che trovano nella grande vetrina di internet

«Noi diamo il consenso ai cookie perché vogliamo tutto subito»: questa la risposta di un giovane studente nel corso di una conferenza sulla privacy in un liceo scientifico organizzata da Campus Orienta. L’affermazione nella sua spontaneità mette in evidenza l’urgenza di iniziative formative che la scuola deve promuovere a proposito di argomenti che, a vario titolo, trattano della protezione dei dati.

L’ignoranza circa i cookie e i rischi della navigazione

Può essere che si parli di cyberbullismo oppure della diffusione di immagini sessualmente esplicite (cosiddetto revenge porn) oppure, ancora, della schedatura da parte di piattaforme Internet per proposte commerciali mirate: in ogni caso non si riuscirà a realizzare un percorso costruttivo, se non si toccano le questioni di fondo. Le iniziative formative non devono essere rituali e ripetitive, ma devono essere efficaci e puntuali.

E la questione essenziale è il rapporto delle persone con le macchine e le relative modalità di utilizzo. Macchine elettroniche e modalità digitali di utilizzo influenzano i comportamenti umani. Se si dice che le macchine e le applicazioni rendono tutto più semplice e più veloce, allora la conseguenza è che semplicità e velocità saranno intesi come valori positivi in senso assoluto. Al contrario, complessità e andamento normale (né accelerato né lento) diventano di per sé disvalori.

(Nella foto: Antonio Ciccia Messina, Professore a contratto di "Tutela della privacy e trattamento dei dati Digitali” presso l'Università della Valle d’Aosta)

Così, se c’è da superare un passaggio (ad esempio nell’usare una app), che rappresenta un filtro rispetto alla velocità e alla semplicità, questo passaggio sarà interpretato come un ostacolo e non come uno strumento utile a riflettere su ciò che si sta facendo (sulle conseguenze sulla propria identità, sui possibili danni da evitare, e così via). Peraltro, bisogna anche chiedersi se la velocità e la semplicità siano effettivamente tali o se siano solo apparenti. La velocità non è immediatezza (ci possono essere risposte immediate, ma sbagliate o inefficaci) e la complessità non necessariamente è una complicazione, che fa perdere solo tempo.

Facciamo un esempio.Con i liceali si è parlato dei cookie e di quanto sia leggera e sprezzante del pericolo la loro pseudo-decisione (per il vero non solo dei giovani e adolescenti) di acconsentire a qualunque cookie pur di raggiungere nel più breve tempo possibile un contenuto digitale o un servizio digitale.

Ragionando sui cookie è venuto fuori che nessuno dei presenti avesse la conoscenza di cosa siano, neanche dopo avere all’istante interrogato il motore di ricerca.

Una volta spiegato che ci sono cookie buoni, ma ce ne sono tanti altri insidiosi e interessati e che questi ultimi sono come un marchio sulla pelle per schedare le persone, ebbene una volta usata questa immagine, si è sentita crescere la consapevolezza nel gruppo di sedicenni intenti ad ascoltare.

Il messaggio è passato e qualcuno di quei teenager la prossima volta ci penserà su prima di dare il consenso. Questo bisogna dare agli studenti: gli strumenti per innescare la capacità di ragionare su ciò che si trova nella grande vetrina della rete Internet. Se non si attiva la loro capacità di dubitare, cioè di farsi le domande giuste per arrivare alla risposta giusta, a costo di perdere un po’ di tempo prima di scaricare una app, se non si attiva questa funzione, allora, li si condanna all’incertezza di non sapere chi e come sta giocando con i loro dati e le loro vite.

di Antonio Ciccia Messina (Italia Oggi del 14 febbraio 2023)

Note Autore

Antonio Ciccia Messina Antonio Ciccia Messina

Professore a contratto di "Tutela della privacy e trattamento dei dati Digitali” presso l'Università della Valle d’Aosta. Avvocato, autore di Italia Oggi e collaboratore giornali e riviste giuridiche e appassionato di calcio e della bellezza delle parole.

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