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Visualizza articoli per tag: Spionaggio

Reato spiare l’ex per provare che manipola il figlio minore, mentre la coppia si sta separando. E ciò benché l’uomo che nasconde la “cimice” sia il proprietario di casa: il discrimine fra interferenza illecita e lecita non sta nella natura del momento di privacy violato, ma nel fatto che chi registra sia parte o meno del video o dell’audio.

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Il browser Chrome, che secondo gli ultimi dati di mercato è di gran lunga il più utilizzato con il 69,81% degli utenti a livello mondiale, è stato sfruttato per "una massiccia operazione di spyware", cioè di un attacco informatico in cui vengono usati software che raccolgono informazioni sull'attività online delle persone a loro insaputa. Lo rende noto l'agenzia Reuters citando un report della società di sicurezza informatica Awake Security.

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“Evitate di usare le stazioni di ricarica gratuita in aeroporti, hotel o centri commerciali”, ha avvertito esplicitamente l’Fbi di Denver su Twitter. Saranno pure comode per ricaricare i propri smartphone, ma nascondono un pericolo per chi le utilizza. Il rischio è infatti quello di cadere vittima nel juice jacking, tecnica usata dai cybercriminali che consiste nell’installazione di codici maligni tramite le stazioni di ricarica pubbliche per leggere e rubare dati personali dai dispositivi mobili e poi tracciarli a insaputa degli utenti, inconsapevoli che gli hacker utilizzano tali escamotage per entrare nei telefonini, tablet o computer, facendo incetta di immagini, filmati, ed altre informazioni sensibili.

Nei giorni scorsi l'indagine “Pegasus Project”, coordinata da Forbidden Stories con il supporto tecnico di Amnesty International, ha permesso di scoprire una vasta campagna di spyware attuata da diversi governi con il famigerato tool venduto dall'azienda israeliana NSO Group, attraverso il quale attivisti, giornalisti, avvocati e politici sono stati spiati a partire dal 2016.

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Registrare la riunione in ufficio all'insaputa dei partecipanti viola la privacy, ma, nonostante ciò, qualche volta la registrazione è utilizzabile. È questa la sintesi desumibile da uno sguardo di insieme delle più recenti sentenze, che si occupano di episodi più frequenti che in passato grazie al fatto che è facilissimo registrare una conversazione: basta avere un telefonino cosiddetto intelligente.

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Se ha destato scalpore nelle scorse settimane il caso delle oltre cento infermiere della ASL Toscana che venivano spiate a loro insaputa da una microcamera nascosta mentre si facevano la doccia, a quanto pare non si tratta di un caso isolato, ma piuttosto di un preoccupante fenomeno che si sta diffondendo sempre più, e non solo nei luoghi di lavoro. È infatti di qualche giorno fa la notizia in cui il titolare di un Bed and Breakfast in Sardegna aveva installato una telecamera in uno degli alloggi che dava in affitto per le vacanze estive per spiare le sue ignare clienti nell’intimità della loro stanza.

“Non possiamo leggere o ascoltare le tue conversazioni personali, poiché sono crittografate end-to-end” si legge nell’informativa che Facebook – la padrona di WhatsApp – esibisce all’utilizzatore che vuole stare tranquillo. Le rassicurazioni sul rispetto della privacy giungono al culmine quando l’utente vede sullo schermo “Questo non cambierà mai” (che non si capisce – soprattutto dopo aver letto questo articolo – se è da considerare una promessa o una minaccia). Perché temere se già nel 2018 Mark Zuckerberg – durante un’audizione al Senato USA – aveva dichiarato “non vediamo nessuno dei contenuti in WhatsApp” e sottolineato che tutto “è completamente crittografato”?

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