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Google dovrà pagare 9,5 milioni di dollari per aver fuorviato gli utenti e violato la loro privacy con i dark pattern
Google pagherà 9,5 milioni di dollari per risolvere le accuse di aver ingannato e manipolato i consumatori per ottenere l'accesso ai dati sulla loro posizione, rendendo quasi impossibile per gli utenti impedire il monitoraggio della loro posizione.
Google perde il ricorso sulla sanzione del garante francese e ora dovrà pagare 50 milioni di euro
A gennaio del 2019, era stata la Cnil la prima autorità nazionale per la protezione dei dati che aveva imposto in Europa una sanzione ai sensi del Gdpr, bacchettando Google per non essere "sufficientemente chiaro e trasparente" in merito alle opzioni sulla privacy messe a disposizione degli utenti del sistema operativo Android, ma la decisione del Garante francese non aveva affatto trovato d’accordo il colosso americano che aveva subito annunciato di avere intenzione di fare ricorso, di cui adesso arriva però il verdetto negativo.
Google sbatte contro la privacy e ora deve pagare un maxi risarcimento da 392 milioni di dollari per aver ingannato gli utenti sulla geolocalizzazione
Era stato accusato di aver ingannato gli utenti sulla privacy inducendoli a pensare erroneamente che per disattivare il rilevamento della loro posizione bastasse disattivare la funzione nelle impostazioni del proprio account, quando invece Google continuava a geolocalizzarli raccogliendo questo tipo di informazioni. E adesso il colosso tecnologico della Silicon Valley dovrà pagare un maxi risarcimento di 392 milioni di dollari.
Google, multa da 50 milioni di euro in Francia per violazione del Gdpr
Il Gdpr fa la sua prima “vittima”: Google. La Cnil, l'autorità nazionale francese per la protezione dei dati, ha annunciato oggi una sanzione di 50 milioni di euro nei confronti del colosso dei motori di ricerca. Big G viene accusato, in particolare, di aver violato alcuni obblighi nel quadro del regolamento Ue per la protezione dei dati personali (il general data protection regulation, o Gdpr, diventato applicativo dal 25 maggio 2018).
Gran Bretagna e Paesi Bassi: Uber, multa da 1 milione di euro per violazione della privacy
Uber è stata multata dai regolatori di Gran Bretagna e Paesi Bassi per non aver protetto le informazioni dei suoi utenti e non aver dato notizia del cyber attacco subito nel 2016 in cui sono stati sottratti dati di milioni di consumatori in tutto il mondo.
Guardia di Finanza, ispezioni del Nucleo Privacy ai nastri di partenza
Sono ai blocchi di partenza le ispezioni sul rispetto della privacy a tinte Ue. Lo conferma, rispondendo alle domande di ItaliaOggi Sette il colonnello Giovanni Reccia, comandante del Nucleo speciale Gdf tutela privacy e frodi tecnologiche, un super nucleo per tarare gli accertamenti a illeciti sempre più digitali.
H&M sanzionata per violazione della privacy tramite i sistemi di videosorveglianza installati nei propri punti vendita
50 mila euro di sanzione sono state comminate dal Garante privacy alla nota società del settore dell'abbigliamento H&M Hennes & Mauritz s.r.l. per aver installato sistemi di videosorveglianza in violazione del Regolamento europeo, del Codice privacy e dello Statuto dei lavoratori.
H&M, multa da 35 milioni di euro per violazione privacy dei dipendenti
L'accusa è di aver spiato centinaia dei propri dipendenti nella filiale tedesca di Norimberga. Ora, il colosso svedese della moda Hennes e Mauritz (H&M) è obbligato a pagare una multa di 35,3 milioni di euro per la violazione sulla legge sulla privacy. A stabilirlo il garante della protezione dei dati ad Amburgo. La cifra eccezionale è un monito: «L’importo della multa inflitta è adeguato e adatto a dissuadere le aziende dal violare la privacy dei loro dipendenti», ha spiegato il commissario per la protezione dei dati di Amburgo, Johannes Caspar.
I castelli di carta della privacy nelle aziende
Nella mia ormai lunga esperienza di consulente strategico in materia di privacy e protezione dati, sono purtroppo molte le aziende che ho visto sbandierare virtù che in realtà non hanno. Fin dal primo incontro presso la sede della società, o a volte perfino alla prima occhiata al sito web aziendale, spesso sono evidenti delle desolanti carenze che rivelano quanto sia realmente scarsa la sensibilità ai temi di cui mi chiedono di occuparmi.
I clienti telefonavano alla compagnia assicurativa per chiedere un preventivo ma i loro dati sensibili finivano online
Il clienti che contattavano telefonicamente il servizio clienti della compagnia assicurativa per richiedere un preventivo ricevevano un messaggio di testo o un'email con un link a un indirizzo web univoco che collegava alla pagina online del preventivo, ma i dati erano accessibili da chiunque. Sanzione da 3 milioni di euro.