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Visualizza articoli per tag: intelligenza artificiale

Amazon ha inviato per errore 1700 conversazioni registrate dallo smart speaker Alexa alla persona sbagliata. È successo in Germania, dove un utente ha richiesto alla società proprietaria dell’assistente vocale di poter disporre, come suo diritto garantito dalla normativa europea sulla privacy (GDPR), di tutte le sue conversazioni con il sistema, ma i file consegnati da Amazon corrispondevano a quelli di un altro cliente. 

Il servizio di intelligenza artificiale DeepSeek, sviluppato dalla cinese DeepSeek AI, è finito sotto la lente delle autorità tedesche per presunte violazioni della normativa europea sulla protezione dei dati. L'autorità ha infatti presentato una formale richiesta ad Apple e Google affinché l'app venga rimossa dai rispettivi store in Germania.

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Il governo giapponese ha invitato i dipendenti dei ministeri e delle agenzie governative ad astenersi dall'utilizzare l'intelligenza artificiale sviluppata dalla startup cinese DeepSeek, a causa di "preoccupazioni sulla gestione delle informazioni personali".

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Il Regolamento dell’Unione europea 2024/1689, noto come “Ai Act”, è in vigore dal 1° agosto 2024, con attuazione progressiva secondo la complessa timeline scandita dall’articolo 113, ma le disposizioni generali e i divieti sono già efficaci dal 2 febbraio 2025.

Sempre più spesso le organizzazioni utilizzano soluzioni tecnologiche basate su algoritmi di intelligenza artificiale (IA) al fine aumentare la sicurezza dei propri sistemi informativi. Le varie tipologie di controlli presentano un diverso grado di invasività sulla privacy e sui diritti e libertà dei lavoratori.

L’intelligenza artificiale e le sue implicazioni per la tutela dei diritti e la protezione dei dati personali sono stati al centro dei lavori della 47° edizione della Global Privacy Assembly (GPA), che è si svolta dal 15 al 19 settembre a Seoul.

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Tra i nomi a cui ChatGPT non riusciva a rispondere fino a qualche giorno fa c’era anche Guido Scorza, avvocato, giurista italiano e componente del Garante della Privacy, che è stato intervistato da Il Corriere della Sera a cui ha spiegato come ha bloccato il suo nome sul chatbot di OpenAI.

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Un nuovo studio condotto da ricercatori dell’University College di Londra (UCL) e dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria ha svelato allarmanti problemi di privacy con i sempre più popolari “AI browser” che integrano un assistente di intelligenza artificiale generativa direttamente negli strumenti di navigazione web.

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La rivoluzione dell'intelligenza artificiale ha raggiunto l'ultimo baluardo della nostra vita digitale: il browser web. Quello strumento che utilizziamo quotidianamente per navigare, lavorare e comunicare online si sta rapidamente trasformando in qualcosa di profondamente diverso da quello che conoscevamo.

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Come noto in una recente risoluzione adottata dal Parlamento europeo viene sottolineato come il rischio di pregiudizi algoritmici nelle applicazioni che usano l’Intelligenza Artificiale (IA) può provocare forme di sorveglianza di massa e diventa quindi fondamentale la supervisione umana e un chiaro quadro giuridico per prevenire gravi discriminazioni, soprattutto se utilizzate dalle forze dell’ordine e di controllo delle frontiere.

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Il furto d'identità con l'intelligenza artificiale

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