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Visualizza articoli per tag: intelligenza artificiale

Le aziende che impiegano sistemi di intelligenza artificiale nei processi di gestione del personale devono informare in modo chiaro e completo lavoratori e sindacali sul funzionamento degli algoritmi. È questo il principale effetto dell’art.11 della Legge 132/2025 che ha introdotto per la prima volta nel diritto del lavoro italiano un quadro organico sull’uso dell’AI.

Il costo per creare video e audio deepfake è crollato a poche decine di dollari. Una soglia che apre scenari inquietanti: dalle frodi finanziarie alla manipolazione dell’opinione pubblica, fino alla perdita di fiducia nelle prove digitali. Per i professionisti della privacy e del diritto, si tratta di un terreno di sfida che non può più essere rimandato.

Affrontare il tema della privacy in modo più consapevole sarà determinante per il futuro. Per gli utenti il primo passo sarà capire quali rischi si corrono utilizzando una determinata tecnologia e valutare se tali rischi sono superiori ai vantaggi che ne ricaveremmo.

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L’applicazione dell'intelligenza artificiale in campi specifici apre la strada a nuove paure, ma anche a impensabili, fino ad alcuni anni fa, lavori e prospettive per il futuro. Con l'AI, nel mondo del lavoro serviranno sempre più competenze specifiche, e ciò vale anche per chi aspira a diventare un professionista della privacy.

L'intelligenza artificiale sta attraversando una fase di sviluppo senza precedenti, alimentando un dibattito sempre più intenso su questioni etiche fondamentali. Tra queste, emerge con particolare rilevanza l'interrogativo se l'IA potrà mai raggiungere le stesse caratteristiche dell'intelligenza umana e se diritti fondamentali come la privacy mantengano ancora la loro centralità.

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Venerdì, 31 Marzo 2023 11:30

Il Garante della Privacy blocca ChatGPT

Stop a ChatGPT finché non rispetterà la disciplina privacy. Il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto [doc. web n. 9870832], con effetto immediato, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAI, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma. L’Autorità ha contestualmente aperto un’istruttoria.

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Il Garante della privacy ferma “Replika”. Il chatbot, dotato di una interfaccia scritta e vocale che basandosi sull’intelligenza artificiale genera un “amico virtuale”, per il momento non potrà usare i dati personali degli utenti italiani. L'Autorità ha infatti disposto con effetto immediato, nei confronti della società statunitense che sviluppa e gestisce l’applicazione, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati.

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OpenAI avrà tempo fino al 30 aprile per adempiere alle prescrizioni imposte dal Garante per la protezione dei dati personali riguardo a informativa, diritti degli interessati, utenti e non utenti, base giuridica del trattamento dei dati personali per l’addestramento degli algoritmi con i dati degli utenti. Solo allora, venendo meno le ragioni di urgenza, l’Autorità sospenderà il provvedimento di limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani preso nei confronti della società statunitense e ChatGPT potrà tornare accessibile dall’Italia.

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Il Garante per la protezione dei dati personali ha notificato a OpenAI, società che gestisce la piattaforma di intelligenza artificiale ChatGPT, l’atto di contestazione per aver violato la normativa in materia di protezione dei dati personali.

Il Garante per la protezione dei dati personali possiede i requisiti di competenza e indipendenza necessari per attuare il Regolamento europeo sull’intelligenza artificiale coerentemente con l’obiettivo di un livello elevato di tutela dei diritti fondamentali. È quanto scrive il Presidente Stanzione in una segnalazione inviata nei giorni scorsi ai Presidenti di Senato e Camera e al Presidente del Consiglio. 

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Il presidente di Federprivacy al TG1 Rai

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