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Il deepfake adesso è low cost: con 50 dollari chiunque può clonare la vostra voce

Il costo per creare video e audio deepfake è crollato a poche decine di dollari. Una soglia che apre scenari inquietanti: dalle frodi finanziarie alla manipolazione dell’opinione pubblica, fino alla perdita di fiducia nelle prove digitali. Per i professionisti della privacy e del diritto, si tratta di un terreno di sfida che non può più essere rimandato.

Cinquanta dollari. Tanto basta oggi per fabbricare un video deepfake credibile; con trenta dollari è possibile generare un audio capace di replicare la voce di chiunque. Queste le rivelazioni di un’indagine del Global Research & Analysis Team di Kaspersky, che ha analizzato la disponibilità e i costi di strumenti di intelligenza artificiale sul dark web. Il dato impressiona per la sua portata simbolica e perché rappresenta la democratizzazione del falso digitale: una tecnologia un tempo riservata a cybercriminali esperti e ben finanziati, oggi è invece accessibile a chiunque disponga di una carta di credito e di competenze tecniche minime.

Dalla fantascienza alla realtà quotidiana - I deepfake hanno finora fatto parlare di sé soprattutto per casi eclatanti che vedevano coinvolti attori o leader politici manipolati in video virali, campagne di disinformazione, revenge porn. Tuttavia, oggi non servono più migliaia di euro e mesi di lavoro per produrre contenuti sofisticati e la soglia dei 50 dollari rappresenta una barriera così bassa da rendere il fenomeno potenzialmente universale.

Sul dark web, interi marketplace offrono pacchetti “chiavi in mano”: bastano alcune foto o pochi minuti di registrazione vocale e in poche ore si ottiene un video manipolato pronto a circolare online, come veri e propri prodotti su misura per campagne di truffa, estorsione o diffamazione.

Impatti concreti: economia, reputazione, diritto - Secondo alcune stime, entro il 2027 le perdite legate a frodi basate su deepfake potrebbero raggiungere i 40 miliardi di dollari solo negli Stati Uniti. Le tecniche più diffuse riguardano falsi dirigenti che, con la propria voce clonata, ordinano bonifici milionari, oppure clienti che richiedono accessi non autorizzati attraverso sistemi vocali.

I rischi proseguono però anche oltre l’ambito finanziario, perché oggi anche un individuo qualsiasi può ritrovarsi protagonista di un video compromettente, con danni irreversibili alla reputazione personale e professionale. Nella sfera giudiziaria, inoltre, si apre un paradosso: se ogni video può essere contraffatto, quanto valore probatorio avranno ancora le immagini in tribunale? Non è difficile immaginare la difesa di un imputato che contesta un filmato accusatorio sostenendo che si tratti di un deepfake.

Privacy e identità sotto attacco - Il problema centrale, per chi si occupa di privacy, è la perdita di controllo sui propri dati biometrici. Viso e voce (elementi che identificano in modo univoco un individuo) diventano materia prima per falsificazioni, in cui non vengono sottratte password o numeri di carta di credito, ma ad essere rubata è l’essenza stessa della persona.

Il Garante per la protezione dei dati personali ha già messo in guardia contro i rischi legati ai deepfake, sottolineando come essi possano generare danni morali e materiali gravi, anche indipendentemente dalla loro diffusione, in quanto la sola esistenza di un falso può minare la credibilità di un individuo.

Strumenti di difesa: tra tecnologia e normativa - Se la tecnologia consente la creazione dei falsi, è sempre alla tecnologia che bisogna guardare per contrastarli. Attraverso sistemi di riconoscimento basati su watermark digitali, algoritmi di rilevamento e verifiche di autenticità si possono contrastare questi fenomeni; tuttavia si tratta di strumenti ancora in fase di sviluppo e il margine di vantaggio dei criminali resta alto.

Sul piano normativo, l’Europa con l’AI Act ha iniziato a tracciare delle linee guida precise, imponendo obblighi di trasparenza e responsabilità per i sistemi di intelligenza artificiale generativa. Serve però l’impegno congiunto di imprese, istituzioni e professionisti della privacy per educare utenti e organizzazioni a riconoscere, prevenire e reagire agli attacchi.

Un appello alla comunità privacy - La caduta della soglia economica dei deepfake ci dice che siamo ormai di fronte ad un fenomeno sociale di massa e, per chi lavora nella protezione dei dati, nel diritto digitale o nella cybersecurity, ciò significa aggiornare strategie, procedure e consapevolezza.

Occorre integrare il rischio deepfake nei piani di gestione delle crisi, predisporre protocolli di verifica delle informazioni digitali, e soprattutto sensibilizzare manager e dipendenti sul pericolo delle manipolazioni. Perché se il costo del falso scende, il prezzo della fiducia aumenta.

Un video o un audio falsi realizzati low cost con pochi dollari possono avere un impatto devastante su individui, aziende e istituzioni e, per questo, chi si occupa di privacy deve affrontare una sfida duplice: difendere la dignità e i dati delle persone e preservare la fiducia collettiva nelle prove digitali che regolano le nostre vite. Non è infatti più possibile considerare i deepfake come un fenomeno marginale o lontano. La soglia dei 50 dollari ci ricorda che la minaccia è già qui.

Note sull'Autore

Tania Orrù Tania Orrù

Data Protection Officer e Privacy Officer e Consulente Privacy TUV Italia. Membro del Gruppo di Lavoro Federprivacy per la privacy nel marketing e nel commercio elettronico.

 

 

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