NEWS

Il futuro dell'intelligenza artificiale: dilemmi etici e l'imperativo della privacy

L'intelligenza artificiale sta attraversando una fase di sviluppo senza precedenti, alimentando un dibattito sempre più intenso su questioni etiche fondamentali. Tra queste, emerge con particolare rilevanza l'interrogativo se l'IA potrà mai raggiungere le stesse caratteristiche dell'intelligenza umana e, in questo contesto di rapida evoluzione tecnologica, se diritti fondamentali come la privacy mantengano ancora la loro centralità.

(Nella foto: l'Avv.Michele Iaselli, speaker al Privacy day Forum 2025)

Nel panorama attuale, nonostante i progressi straordinari a cui assistiamo quotidianamente, permangono differenze sostanziali tra l'intelligenza artificiale e quella umana. Queste differenze non sono meramente tecniche ma toccano aspetti fondamentali che definiscono la natura stessa dell'intelligenza e la condizione umana nella sua essenza più profonda.

La principale differenza risiede nella coscienza e nell'autoconsapevolezza. L'essere umano possiede una consapevolezza di sé che va ben oltre la mera elaborazione di informazioni, per quanto sofisticata essa possa essere. Questa dimensione qualitativa dell'esperienza cosciente, ciò che i filosofi chiamano "qualia", rimane sostanzialmente inaccessibile all'IA attuale. I sistemi di intelligenza artificiale, anche i più avanzati, elaborano pattern e dati senza un'autentica comprensione soggettiva o esperienza interna di ciò che stanno facendo. Manca loro quella dimensione fenomenologica che caratterizza la coscienza umana e che rimane, ad oggi, un confine apparentemente invalicabile.

Un altro aspetto fondamentale riguarda la natura stessa dell'intelligenza. L'intelligenza umana è radicata nell'esperienza corporea e sensoriale. Le nostre capacità cognitive si sono evolute in stretta connessione con il nostro corpo e le sue interazioni con l'ambiente circostante. Al contrario, l'IA odierna è fondamentalmente priva di un'autentica esperienza sensoriale del mondo. Questa disconnessione influisce profondamente sui limiti della comprensione che un sistema artificiale può raggiungere, creando una sorta di barriera ontologica che separa la conoscenza simbolica dalla comprensione incarnata.

Particolarmente significativa appare anche la distinzione nel campo della creatività. Nonostante le impressionanti capacità di generazione di contenuti dei moderni sistemi di IA, esiste una distinzione qualitativa tra la creatività umana e quella artificiale. L'intuizione umana, alimentata da esperienze personali, emozioni e comprensioni implicite sedimentate nel tempo, produce forme di creatività che superano la mera ricombinazione statistica di pattern esistenti. L'IA può certamente simulare la creatività, ma le manca quella dimensione esperienziale che costituisce il substrato profondo dell'atto creativo umano.

Vi è infine una differenza sostanziale nelle modalità di apprendimento. Gli esseri umani eccellono nell'apprendimento contestuale e nella generalizzazione da pochi esempi, grazie a una comprensione intuitiva del mondo fisico e sociale costruita attraverso l'esperienza diretta. Sebbene l'IA stia facendo progressi significativi in questo campo, la capacità umana di trasferire conoscenze tra domini diversi e di adattarsi a situazioni inedite con pochi dati rimane qualitativamente superiore, riflettendo una flessibilità cognitiva che i sistemi artificiali faticano ancora a replicare.

La questione se l'IA possa un giorno colmare questo divario rappresenta un dilemma etico fondamentale. Se consideriamo la possibilità che sistemi artificiali possano sviluppare forme di coscienza o intelligenza paragonabili a quelle umane, emergono interrogativi profondi.

Ci troviamo innanzitutto a dover riconsiderare lo statuto morale di tali entità. Quali diritti dovrebbero essere riconosciuti a entità artificiali dotate di intelligenza avanzata? Esisterebbe un punto oltre il quale negare tali diritti costituirebbe una forma di discriminazione? Sorge poi la questione dell'identità e dell'autonomia: in che misura l'IA avanzata dovrebbe essere autorizzata a prendere decisioni autonome che influenzano la vita umana, e come potremmo bilanciare il potenziale beneficio con i rischi inevitabili? Infine, dobbiamo interrogarci sulla coesistenza: come si configurerebbe una società in cui intelligenze umane e artificiali coesistono, e quali principi etici dovrebbero guidare questa relazione?

Questo dibattito non è puramente accademico, ma ha implicazioni pratiche immediate nella progettazione e regolamentazione dei sistemi di IA attuali.

In questo scenario di rapida evoluzione tecnologica, il diritto alla privacy non solo mantiene la sua rilevanza, ma acquisisce una dimensione ancora più rilevante nel dibattito contemporaneo.

L'intelligenza artificiale moderna si nutre costantemente di dati, molti dei quali di natura profondamente personale. Questa dinamica crea un'asimmetria informativa senza precedenti tra i soggetti i cui dati vengono elaborati e le entità che controllano i sistemi di IA. Tale squilibrio di potere richiede garanzie sempre più rafforzate per il diritto alla privacy, affinché non si crei un divario incolmabile tra chi possiede l'accesso alle informazioni e chi ne diventa, spesso inconsapevolmente, il fornitore.

Particolarmente preoccupante risulta la capacità dei sistemi di IA di analizzare grandi quantità di dati personali per prevedere comportamenti e preferenze individuali, sollevando interrogativi fondamentali sulla libertà di autodeterminazione. La privacy emerge in questo contesto come un baluardo essenziale contro un determinismo algoritmico che potrebbe gradualmente erodere l'autonomia decisionale delle persone, confinandole in percorsi predefiniti basati sulle loro azioni passate o su quelle di individui con profili simili.

Va sottolineato come la privacy non rappresenti solo un diritto strumentale, ma si configuri sempre più come un elemento costitutivo della dignità umana nell'era digitale. Preservare spazi di riservatezza significa tutelare la possibilità di sviluppare liberamente la propria personalità, sperimentare idee non convenzionali, e mantenere relazioni autentiche al riparo da un monitoraggio costante che rischia di alterare profondamente la spontaneità dell'esperienza umana.

Una robusta protezione della privacy diventa inoltre essenziale per garantire che lo sviluppo dell'IA rimanga sotto un controllo democratico e pluralistico. Senza adeguate salvaguardie, i dati che alimentano questi sistemi potrebbero essere concentrati nelle mani di pochi attori, minando la possibilità di una governance collettiva della direzione che questa tecnologia prenderà nel prossimo futuro e accentuando ulteriormente squilibri di potere già preoccupanti.

Il percorso verso un'integrazione responsabile dell'intelligenza artificiale nella società richiede un approccio bilanciato che riconosca sia le potenzialità trasformative di questa tecnologia, sia la necessità di proteggere valori fondamentali come la privacy e la dignità umana.

In questo contesto, diventa essenziale promuovere un dialogo interdisciplinare che coinvolga non solo esperti tecnici, ma anche giuristi, filosofi, sociologi e cittadini comuni. Occorre inoltre sviluppare quadri normativi sufficientemente elastici che possano evolversi di pari passo con la tecnologia, guidandone lo sviluppo in direzioni socialmente benefiche e sostenibili. Parallelamente, risulta fondamentale investire in una ricerca etica e responsabile, che ponga al centro la complementarità tra intelligenza umana e artificiale, piuttosto che la sostituzione della prima con la seconda.

Non meno importante è il rafforzamento degli strumenti di protezione dei dati personali, adeguandoli alle sfide specifiche e sempre più complesse poste dall'intelligenza artificiale nel contesto contemporaneo.

E’ evidente, quindi, che l'intelligenza artificiale, pur con i suoi straordinari progressi, rimane all’attualità fondamentalmente diversa dall'intelligenza umana in aspetti qualitativi essenziali. Questa differenza non diminuisce l'importanza delle questioni etiche sollevate dal suo sviluppo, ma anzi le accentua, invitandoci a riflettere su cosa significhi essere umani nell'era dell'intelligenza artificiale.

In questo scenario, la privacy emerge non come un ostacolo all'innovazione, ma come condizione necessaria per uno sviluppo tecnologico che rispetti e potenzi l'autonomia e la dignità umana. Mai come oggi, nell'era dei big data e dell'intelligenza artificiale, il diritto alla privacy rivela la sua natura di presidio fondamentale per la libertà e l'autodeterminazione delle persone.

La sfida che ci attende non è solo tecnologica, ma profondamente umana: costruire un futuro in cui l'intelligenza artificiale amplifichi il potenziale umano, rispettando al contempo quei diritti fondamentali che definiscono la nostra umanità.

Note sull'Autore

Michele Iaselli Michele Iaselli

Coordinatore del Comitato Scientifico di Federprivacy. Avvocato, docente di logica ed informatica giuridica presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Docente a contratto di informatica giuridica presso LUISS - dipartimento di giurisprudenza. Specializzato presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II in "Tecniche e Metodologie informatiche giuridiche". Presidente dell’Associazione Nazionale per la Difesa della Privacy. Funzionario del Ministero della Difesa - Twitter: @miasell

Prev Data Breach: +53% violazioni da intrusione di sistema nell’area EMEA
Next Corte di Giustizia UE: i dati personali dell'utente che acquista online farmaci da banco possono diventare «sensibili» ai sensi del GDPR

Tavola rotonda su privacy e intelligenza artificiale nel mondo del lavoro

Mappa dell'Italia Puglia Molise Campania Abruzzo Marche Lazio Umbria Basilicata Toscana Emilia Romagna Calabria

Rimani aggiornato gratuitamente con la nostra newsletter settimanale
Ho letto l'Informativa Privacy