Convegno a Roma su etica digitale e tutela del consumatore: i risultati dell’indagine di NielsenIQ
Gli italiani attribuiscono valore ai propri dati ma faticano a orientarsi tra informative sulla privacy, diritti del GDPR e pratiche di protezione: è il quadro che emerge dalla nuova indagine 'Il rapporto degli italiani con i dati online' realizzata da Pulsee Luce e Gas Index con NielsenIQ, i cui risultati sono stati presentati in occasione del convegno “Etica Digitale e Tutela dei Consumatori, la protezione dei dati come impegno condiviso da Imprese e Istituzioni” promosso da Axpo e Federprivacy, che si è svolto a Roma martedì 4 novembre con la partecipazione dell’Avv. Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali, ed altri esperti della materia.
(Nella foto: il dibattito del panel istituzionale dell'evento)
Secondo i risultati dell’indagine, per il 69% dei consumatori la percezione di un corretto trattamento dei dati personali è un fattore determinante per affidarsi a un’azienda, e il 60% ritiene che i propri dati posseggano un grande valore. Più della metà (56%) dichiara però di accettare spesso o sempre informative privacy e cookie senza leggerle, e la conoscenza del Gdpr si ferma al 37%. Solo il 12% afferma di saper valutare se un’azienda tratta correttamente i dati personali.
La fiducia rappresenta un fattore cruciale, ma fragile: appena il 15% degli intervistati ritiene che le aziende facciano abbastanza per spiegare come usano i dati.
La cautela si traduce in strategie di autodifesa: 7 italiani su 10 dichiarano di aver evitato almeno una volta l’accesso a un sito o a un’app per non condividere informazioni e il 18% lo fa spesso o sempre.

A determinare la fiducia contano riconoscibilità e reputazione del marchio (59% degli intervistati), la presenza di certificazioni/garanzie di sicurezza (35%), e la trasparenza nelle comunicazioni sull’uso dei dati (33%).
“Le aziende dei settori B2C sono chiamate a guadagnare la fiducia dei consumatori, e una figura di centrale importanza per conseguire questo obiettivo è il Data Protection Officer, che tra i compiti che gli sono assegnati dal GDPR ha anche quello di essere il custode dei dati, sorvegliando il rispetto delle regole, e fungere da referente per tutti gli interessati che necessitano di avere chiarimenti sul trattamento dei loro dati personali, oppure di esercitare i loro diritti” – ha spiegato Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy, durante il suo intervento – “Il professionista che ricopre questo ruolo non deve essere scelto solo per le sue competenze tecniche e giuridiche, caratteristiche che da sole rischierebbero di trasformarlo in un mero burocrate, ma deve essere anche una persona assertiva che ci mette la faccia e si relaziona con gli interessati in modo chiaro e trasparente così da permetterle di godere della fiducia degli utenti, contribuendo così non solo alla compliance dell’organizzazione, ma anche a rafforzarne la reputazione”. (Vedasi anche Economy: Diminuisce la fiducia degli utenti nei confronti dell’AI: necessarie trasparenza e privacy)
(Nella foto: un momento del panel aziendale dell'evento)
L’impatto della fiducia del consumatore e il rispetto della sua privacy hanno quindi un impatto concreto anche sui comportamenti d’acquisto, e ciò è confermato anche da alcuni dati evidenziati dall’indagine condotta da Pulsee Luce e Gas Index con NielsenIQ: per il 28% le richieste di dati personali incidono sulle scelte di prodotti e servizi, mentre il 27% dichiara di aver modificato spesso o talvolta il proprio comportamento online e offline per proteggere la privacy.








