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Ora gli operatori del 118 riprendono in video i loro interventi mentre soccorrono i pazienti

I primi cinque caschi REC-VISIO 118 sono arrivati nella sede della Misericordia di Piano di Coreglia. Per 18 mesi le squadre di soccorso del distretto della Valle del Serchio, Toscana, li indosseranno per la sperimentazione del sistema di “tele emergenza” del 118.

Gli operatori del 118 ora riprendono in video i loro interventi: cosa cambia per la nostra privacy

Consentono un supporto medico a distanza, gli operatori rispondono alla chiamata, soccorrono il paziente, lo filmano con la loro camera posizionata sul casco. Trasmettono poi tutto in tempo reale ai medici nella centrale operativa. Il sistema è pensato per salvare più vite possibili, ma parliamo anche di telecamere che entrano in casa delle persone, le riprendono, e raccolgono dati sanitari. "È un servizio che sottende il trattamento di dati personali particolari relativi alla salute e quindi va gestito con particolare attenzione dopo aver fatto, cosa che auspico sia stata fatta, una valutazione di impatto privacy come richiesto dalla disciplina europea", ha spiegato a Fanpage.it Guido Scorza, avvocato e componente del Garante per la protezione dei dati personali.

Sul casco REC-VISIO 118 è posizionata una camera per collegarsi in video con la centrale del 118 e comunicare con i medici attraverso un audio bidirezionale, che permette di ascoltare e parlare in modo simultaneo. La centrale a sua volta può attivare ulteriori collegamenti in teleconsulto con specialisti. Sin da subito "l’operatore deve spiegare al paziente, se cosciente, quello che sta facendo, rinviando l'informativa a un momento successivo in casi di emergenza. Questo è previsto dal regolamento e dal codice privacy", sottolinea Scorza. "Non deve esserci una registrazione, se non per una finalità che potrebbero giustificarla, e se l’unico obiettivo è quello di consentire al medico della centrale operativa di dare indicazioni più puntuali grazie all’esame visivo, allora il trattamento è legittimo, non è di per sé un vietato. Sicuramente è importante capire come è stata progettata e sviluppata questa tecnologia, se questi dati transitano o non transitano fuori dai confini italiani, e se sono coinvolti soggetti terzi".

Come spiega Scorza "di per sé il trattamento dei dati personali è sostenibile, ma sono informazioni che vanno sicuramente maneggiate con cautela". Potrebbe essere un problema per esempio se i dati venissero registrati e conservati senza l'autorizzazione del paziente, se non ci fosse un'adeguata protezione della trasmissione del video o altri limiti di progettazione.

"Sicuramente l’informativa deve essere completa, presumo che siano stati aggiunti paragrafi per spiegare come vengono trattati i dati, per quanto tempo, e se c’è una registrazione o meno. Se questo non avvenisse, naturalmente sarebbe un problema. Ora non abbiamo nessun elemento in mano per dire che questo non succederà ma lo auspichiamo, anche perché stiamo parlando di tecnologie che entrano in casa della gente, e che gestiscono dati particolari."

Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy, ha spiegato a Fanpage.it: "A parte tutti gli aspetti normativi, i pazienti non possono essere che preoccupati vedendosi arrivare infermieri e volontari che scendono da un'ambulanza dotati di un casco dotato di webcam che li riprende mentre sono colti da un malore trasmettendo tutta la scena in tempo reale ai medici che stanno dall'altra parte".

Non solo, come sottolinea Bernardi, "questi sistemi in sperimentazione utilizzano l'intelligenza artificiale, i cittadini hanno bisogno di essere informati in modo trasparente e rassicurati che chi ricorre a tali modalità rispetta la loro privacy, e devono essere soprattutto in grado di opporsi qualora non desiderassero intrusioni nella loro sfera privata più di quanto sia necessario per ricevere le dovute cure a cui hanno diritto."

Fonte: Fanpage – di Elisabetta Rosso

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