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All’amministratore di condominio può bastare un semplice click sull’indirizzo sbagliato per causare un data breach
Può bastare un semplice click sull’indirizzo sbagliato per causare una violazione dei dati personali. L’invio di una email contenente dati riservati a un destinatario errato rappresenta, a tutti gli effetti, un data breach, ossia un incidente di sicurezza che comporta la distruzione, la perdita, la modifica, la divulgazione non autorizzata o l’accesso ai dati personali.
Attacco informatico ai danni del Monte dei Paschi di Siena: gli indirizzi email nel mirino degli hacker
L'inferno di cyber attacchi che quotidianamente mette a rischio società e istituzioni europee ha colpito, seppur apparentemente senza gravi conseguenze, i sistemi di Mps. È la stessa banca senese a darne notizia, attraverso una email inviata a un numero imprecisato di clienti coinvolti. La comunicazione, inviata nella serata del 17 giugno, informa di una violazione dei dati personali, così come previsto dall'articolo 34 del Gdpr.
Aumentati del 197% gli attacchi hacker veicolati tramite email, e il 31% dei messaggi ricevuti è spam
L’ultimo rapporto sulle minacce informatiche pubblicato da Acronis per il secondo semestre del 2024 evidenzia un netto incremento degli attacchi malware e ransomware, con una particolare attenzione ai rischi legati all’intelligenza artificiale.
Banche dati per fare campagne di marketing, chi le compra deve essere in grado di dimostrare la loro conformità al GDPR
Quando un’azienda decide di svolgere una campagna promozionale tramite posta elettronica utilizzando banche dati acquisite da agenzie di marketing o da altri broker di dati che spesso si limitano a proporle come “conformi al GDPR” senza farsi troppi scrupoli, è sempre opportuno accertarsi di essere poi in grado di dimostrare che gli interessati abbiano effettivamente dato il consenso a cedere i loro dati a terzi, e che siano stati messi a conoscenza di quali siano le società a cui vengono cedute le informazioni che li riguardano, altrimenti si rischia di andare incontro a sanzioni salate. Lo ha imparato a sue spese la EDF, che in Francia è la prima azienda di energia elettrica.
Corte di Giustizia UE: la pubblicità inserita nella posta elettronica deve rispettare la privacy
La pubblicità nella posta elettronica è consentita a determinate condizioni, altrimenti diventa una pratica commerciale illecita contraria alla norme dell’UE. La Corte di giustizia si pronuncia sull’Inbox Advertising, il servizio di annunci attivo negli account e-mail. I giudici di Lussemburgo non bocciano la promozione commerciale, che ai sensi della direttiva in materia non è vietata, ma chiariscono che è soggetta a delle condizioni.
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Corte di Giustizia UE: sequestro delle email aziendali nelle indagini antitrust senza previa autorizzazione del giudice
Secondo l’ avvocatura generale della Corte di Giustizia dell’ UE, il rispetto del diritto alla protezione dei dati personali non esige la previa autorizzazione di un’autorità giudiziaria nelle indagini in materia di concorrenza. Tuttavia, il sequestro di messaggi di posta elettronica professionali deve essere assoggettato a garanzie procedurali adeguate e sufficienti, nonché ad un successivo controllo giurisdizionale.
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Da evitare l'invio di email con tutti gli indirizzi dei destinatari in chiaro per conoscenza
Meglio evitare di mandare mail massive con tutti gli indirizzi in chiaro anche se si tratta di mere informazioni tecniche relative ad una prova di un concorso pubblico. Basta infatti un reclamo all'autorità per far partire gli accertamenti e incorrere in sanzioni.
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Dal Garante Privacy nuove tutele per l'email di lavoro dei dipendenti
I datori di lavoro pubblici e privati che per la gestione della posta elettronica utilizzano programmi forniti anche in modalità cloud da oggi hanno a disposizione nuove indicazioni utili a prevenire trattamenti di dati in contrasto con la disciplina sulla protezione dei dati e le norme che tutelano la libertà e la dignità dei lavoratori.
Diffamazione se l'email offensiva viene 'scaricata' anche senza essere stata letta dai destinatari
Ai fini della diffamazione a mezzo mail – dunque con invio a più destinatari – è sufficiente la mera conoscibilità della comunicazione mediale, non essendo dirimente che la mail sia stata effettivamente 'aperta', risultando invece necessario che sia stata scaricata dal sistema. Lo ribadisce la Cassazione con la sentenza n. 12511 depositata il 24 marzo 2023.
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Diffamazione via email, la competenza si radica dove il messaggio viene scaricato
Nel caso di mail a contenuto diffamatorio, il reato si consuma con il "recapito" della missiva elettronica presso il computer del destinatario. È in quel momento, dunque, che si radica anche la competenza a giudicare. Lo ha chiarito la Corte di cassazione, con la sentenza n. 38144/2023.
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Il presidente di Federprivacy a Report Rai 3
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