Privacy Day Forum 2025: video, slides, pubblicazioni, e numeri dell’evento annuale di Federprivacy
Sono stati 1.054 gli addetti ai lavori che hanno partecipato all’evento annuale di Federprivacy, che ha visto gli interventi di 97 esperti della materia e rappresentanti delle istituzioni. Presentato nuovo rapporto: il 73,9% dei professionisti chiede maggior rispetto delle regole e più attività ispettive dell’Autorità (43,2%), e il 56,9% di essi riconosce che il GDPR ha introdotto regole uguali per tutti, ma lamenta la necessità di agevolare in concreto le micro, piccole e medie imprese. Il 66 % pensa che si debba promuovere l’educazione digitale nelle scuole e nei luoghi di lavoro, e che si dovrebbe puntare maggiormente su codici di condotta, certificazioni, e modelli di “privacy by design, mentre uno su tre (31,5%) che si dovrebbe rafforzare il ruolo dell'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale

Arezzo, 12 giugno 2025 – Si è chiuso con un bilancio positivo il Privacy Day Forum 2025 svoltosi venerdì scorso ad Arezzo con 31 panel suddivisi in 4 sale tra Auditorium, Sala Talk, Sala Roundtable, e Sala Conference, in cui 97 autorevoli esperti della materia e rappresentanti delle istituzioni si sono alternati per confrontarsi sui temi caldi della protezione dei dati (vedasi programma della giornata) con i 1.054 addetti ai lavori accorsi da ogni luogo, di cui 257 dal nord ovest della penisola, 107 dal nord est, 507 dal centro Italia, 157 dal sud, e 28 anche dalle isole e dall’estero.
(Sopra: il servizio realizzato dall'Agenzia Ansa in occasione del Privacy Day Forum 2025)
Durante la giornata del forum sono stati commentati i risultati del Rapporto del sondaggio “Innovazione responsabile e compliance per la sostenibilità della trasformazione digitale”, da cui è emerso che il 63% degli addetti ai lavori ritiene che promuovere un uso etico dell’intelligenza artificiale abbia la priorità per favorire la sostenibilità della società digitale, ma tutto crede fuorché ci si possa affidare solo all’etica. Se in 7 anni di GDPR le autorità europee hanno inflitto più di 2.500 multe per un ammontare di oltre 6 miliardi di euro senza intravedere un cambio di rotta significativo, il 73,9% dei professionisti pensa però che non occorra cambiare gli attuali profili sanzionatori, bensì farli rispettare in modo più efficace. Piuttosto, il 43,2% di essi vorrebbe un numero maggiore di attività ispettive del Garante e della Guardia di Finanza a presidio della legalità. E a differenza di quello che possono pensare i cittadini che vedono minacciata la loro privacy come mai prima, il 63,5% dei professionisti che vede le aziende dall’interno conferma che dal 2018 ad oggi la situazione è comunque migliorata grazie alle sanzioni più severe che sono state introdotte dal Regolamento UE sulla protezione dei dati.
“Si parla tanto di etica per affrontare le sfide dell’intelligenza artificiale, ma attualmente essa costituisce un principio troppo astratto per offrire una guida concreta per lo sviluppo della società digitale – è stato il commento di Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy – È quindi comprensibile che la comunità di addetti ai lavori invochi punti riferimento più concreti come il rispetto delle regole. E i risultati del sondaggio mostrano obiettività e coerenza, perché non chiedono una società digitale basata esclusivamente sulla privacy solo perché una manciata di Big Tech non la rispetta come dovrebbe, ma ben il 78,3% ha indicato la necessità di trovare un equilibrio per conciliare i diritti fondamentali con l'innovazione, e questo non dovrebbe andare a discapito delle piccole realtà imprenditoriali.”
(Nella foto: Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy, apre i lavori del Privacy day Forum 2025)
Al riguardo, se le semplificazioni proposte dalla Commissione Europea non si stanno rivelando le agevolazioni tanto attese, il 56,9% dei professionisti riconosce che il GDPR ha effettivamente introdotto regole uguali per tutti, ma lamenta che esso avrebbe dovuto agevolare maggiormente le micro, piccole e medie imprese, che costituiscono la stragrande maggioranza del tessuto imprenditoriale italiano.
Se molti manager d’impresa pensano ancora che la normativa sulla privacy sia un ostacolo allo sviluppo del business, il 78,3% dei professionisti intervistati nel sondaggio ritiene che sia però necessario trovare un equilibrio per soddisfare l'esigenza di rispettare i diritti fondamentali senza frenare l'innovazione, e al riguardo l’Avv. Luca Bolognini, Presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy, nel suo intervento ha fornito però una visione della questione da una prospettiva diversa:
“Chi dice che il GDPR non frena l’innovazione, dice il falso: la frena eccome e per fortuna. Il potere sia pubblico sia privato va limitato, e i confini segnati dalla disciplina privacy in Europa, se da un lato arginano l’innovazione sfrenata, dall’altro proteggono la dignità e la libertà dell’essere umano nel mondo artificiale e guidato dai dati.”
(Sopra: il trailer con i momenti salienti del Privacy Day Forum 2025)
Se quindi le imprese devono accollarsi dei costi non indifferenti per la compliance in materia di protezione dei dati personali, il 40,2% degli addetti ai lavori pensa che i numerosi regolamenti emanati dall'Unione Europea possano comunque favorire un maggior livello di conformità, e ci sono quindi buoni motivi che contribuiscono ad uno sviluppo sostenibile della società digitale, e anche le piccole realtà dovrebbero adeguarsi benché questo possa comportare degli sforzi, e non solo per timore delle sanzioni, come ha spiegato nel suo speech l’Avv. Avv. Paola Casaccino, docente di diritto di internet e tutela dell’innovazione all’Università Cattolica del Sacro Cuore:
“Le piccole aziende non possono permettersi né di dedicare budget importanti alla privacy né di assumere un Data Protection Officer, e se non adottano le dovute contromisure rischiano sia di esporsi a sanzioni che di perdere competitività – spiega Casaccino – Le soluzioni più efficaci per la compliance GDPR vengono proprio dagli strumenti di intelligenza artificiale, che sono in grado di far risparmiare a un professionista fino a 12 ore di lavoro settimanali . Nella società che sta cambiando profondamente, concentrarsi solo sulle criticità dell’AI e rifiutarsi di avvalersene sarebbe come intestardirsi di voler continuare a fare i conti con carta e penna mentre gli altri usano la calcolatrice”.
(Nella foto: l'Avv. Paolo Balboni e l'Avv. Paola Casaccino durante il loro intervento al Privacy Day Forum 2025)
Tra gli altri risultati scaturiti dal rapporto dell’osservatorio di Federprivacy che hanno rilevato l’attuale termometro degli addetti ai lavori sugli impatti dell’intelligenza artificiale, la metà di essi (50,5%) teme la progressiva erosione dei diritti fondamentali, il 49% è preoccupato per una sorveglianza che potrebbe diventare eccessiva ed oppressiva, e il 40% è impensierito anche dai pericoli di una paralisi generalizzata in caso di black-out o altre situazioni impreviste.
(Sopra: il servizio dell'emittente Arezzo Tv sul Privacy Day Forum 2025)
Tra le strategie da mettere in campo per contrastare i rischi dell’AI, il 70% dei professionisti pensa che sia necessario mettere al centro l'essere umano affinché la tecnologia sia al suo servizio e non viceversa, il 66,6% che si debba promuovere l’educazione digitale nelle scuole e nei luoghi di lavoro. Inoltre, gli addetti ai lavori pensano che si dovrebbe puntare maggiormente su codici di condotta, certificazioni, e modelli di “privacy by design", (66,3%) e uno su tre (31,5%) ritiene che si dovrebbe rafforzare il ruolo dell'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale.
Tra le professioni che in pochi anni sono destinate a vedere una radicale trasformazione a causa degli impatti dell’intelligenza artificiale ci sono anche gli avvocati, molti dei quali sono attratti dalle opportunità che essa offre, mentre altri temono per le criticità che potrebbero derivare dall’utilizzo delle nuove tecnologie, comprese quelle legate alla privacy e alla conformità al GDPR. Per tracciare un quadro su come sia destinata a evolversi l’attività degli studi legali, nelle 5 tavole rotonde che si sono tenute durante la giornata nella "Sala Roundtable", ne è stata organizzata una in collaborazione con l’Ordine degli Avvocati di Arezzo dal titolo “Le sfide dell’intelligenza artificiale per la professione forense tra criticità e opportunità”, a cui hanno partecipato esperti quali l’Avv. Giuseppe Vaciago, Coordinatore del Tavolo Intelligenza Artificiale e Giustizia del COA di Milano, l’Avv. Alessandra Joseph, Consigliere Segretario dell’Ordine degli Avvocati di Arezzo, l’Avv. Aldo Baldaccini dello Studio legale Di Porto, il Dott. Marcello Comanducci, Innovation & Digital Marketing Manager, l’Avv. Maurizio Reale, Cultore della Materia "Informatica Giuridica" presso l’Università degli Studi di Milano, e l’Avv. Marco Soffientini, Data Protection Officer dell’Ordine degli Avvocati di Arezzo.
(Nella foto: la tavola rotonda "Le sfide dell’intelligenza artificiale per la professione forense tra criticità e opportunità")
Durante il dibattito, gli esperti hanno preso in esame anche i risultati del rapporto “2025 Generative AI in Professional Services di Thomson Reuters”, secondo cui un avvocato su quattro (26%) sta già usando tool di intelligenza artificiale generativa, di cui il 58% vi ricorre per redigere contratti ed altri documenti legali, e più della metà dei professionisti legali (54%) ritiene che l’adozione dell'AI permetterà di snellire il proprio lavoro, evidenziando d'altra parte che il 36% degli avvocati intervistati è preoccupato per il fatto che persone senza reali competenze possano usare l’AI generativa per improvvisarsi “avvocati fai da te” sconfinando nell’esercizio non autorizzato della professione forense, anche se solo il 15% dei professionisti pensa che il loro lavoro sia a rischio. Il video integrale della tavola rotonda sull'intelligenza articiale e la professione forense sarà pubblicato nei prossimi giorni nel canale Youtube di Federprivacy.
Se i risutalti di un’indagine condotta dall’associazione “Laboratorio Adolescenza” insieme all’Istituto di ricerca IARD, ha recentemente evidenziato che il 55% delle ragazze tra i 13 e i 19 anni confessa di avere inviato al partner immagini intime almeno una volta, e il 45% dei giovani riconosce che il cosiddetto “sexting” “non andrebbe mai fatto” eppure lo fa, e il 15% delle ragazze intervistate ammette di aver postato foto o video dal contenuto sessualmente provocante sui propri profili social solo per ottenere qualche like in più, al Privacy Day Forum 2025 è stata presentata una nuova iniziativa nata dalla collaborazione sinergica tra Estra Spa, Federprivacy, e Konecta Italia Spa, con l’obiettivo di promuovere una cultura di responsabilità sociale e sostenibilità tra le giovani generazioni.
(Nella foto: la conferenza "Privacy nelle scuole: nuove attività per la diffusione della cultura della privacy tra i giovani")
Il progetto educativo rivolto agli studenti delle scuole medie inferiori e superiori "Privacy nelle scuole per la sostenibilità e innovazione digitale", è stato infatti presentato nella “Sala Conference” con una conferenza a cui, oltre a Estra Spa e Konecta Italia Spa, sono intervenuti Agostino Ghiglia, Componente del Garante per la protezione dei dati personali, Luca Bolognini, Presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy, e Gianluca Lombardi, Membro del Consiglio Direttivo di Federprivacy.
Sempre nella Sala Conference, si è parlato anche di privacy e risorse umane: “Le tecnologie digitali e l’intelligenza artificiale offrono soluzioni innovative che permettono di controllare la produttività dei lavoratori che fanno gola ai management aziendali, ma purtroppo questi si lasciano spesso trascinare dall’entusiasmo senza porsi troppi scrupoli su ciò che sia effettivamente lecito fare o meno, e soprattutto senza consultare preventivamente il proprio Data Protection Officer per ricevere il suo parere in merito alla valutazione degli impatti sulla protezione dei dati dei dipendenti, come prescritto dagli artt.38-39 del GDPR. Avvalersi delle competenze specialistiche di questa preziosa figura fa quasi sempre la differenza.” – ha spiegato Bernardi a margine di un incontro dedicato a questo tema – “In certi casi può prevenire le potenziali sanzioni o comunque attenuare i danni, come è accaduto nel caso della Regione Lombardia in cui l’Autorità ha riconosciuto l’importanza del virtuoso contributo del proprio DPO, ma in altre situazioni questo viene coinvolto solo quando la frittata è ormai già fatta, e all’azienda non resta altro che pagarne le conseguenze”.
(Nella foto: la presentazione del nuovo volume "Risorse umane e protezione dei dati, Guida alla compliance privacy")
Se l’innovazione può indubbiamente aggiungere un valore competitivo alle imprese, d’altra parte per non esporsi a pesanti sanzioni è quindi necessario gestire i dati del personale in conformità al GDPR e alle altre leggi applicabili in materia di lavoro. Per fornire un valido strumento ai professionisti e agli stessi DPO che devono confrontarsi con una normativa alquanto complessa, al Privacy Day Forum 2025 è stato presentato in anteprima il nuovissimo manuale “Risorse umane e protezione dei dati, Guida alla compliance privacy” edito da Giuffrè Lefebvre a cura di Nicola Bernardi e Andrea Sitzia.
Invece, nella Sala Talk, durante i lavori moderati dalla giornalista Mila Fiordalisi, sono stati ben 15 gli speaker che si sono avvicendati durante la giornata per approfondire i principali temi caldi della protezione dei dati, tra cui certificazioni GDPR, NIS2, DPIA e FRIA, modelli organizzativi e AI Act, la figura del Data Protection Officer con l'intelligenza artificiale, e naturalmente la cybersecurity. (In In fondo a questa pagina web sono scaricabili le presentazioni rese disponibili dai relatori)
(Nella foto: Riccardo Giannetti, Ceo di Inveo Group, durante il suo intervento nella Sala Talk)
Nei prossimi giorni, i video integrali di tutti i panel, le interviste, ed altro materiale saranno progressivamente pubblicati sul canale YouTube di Federprivacy, e tutti i partecipanti che hanno registrato regolarmente la loro presenza riceveranno tramite email l'attestato di partecipazione in formato digitale valido anche per i crediti formativi per l'aggiornamento formativo di Avvocati (6 crediti), Consulenti del Lavoro (6 crediti), nonché Consulenti della Privacy e Privacy Officer certificati TÜV Italia (6 crediti).
Ai partecipanti dell'evento è stata consegnata in anteprima una copia del numero 2-2025 della rivista trimestrale "Privacy News" la cui copertina è dedicata ai rischi e alle opportunità dell'intelligenza artificiale. Come di consuento, la rivista sarà poi spedita nei prossimi giorni a tutti gli associati. Oltre ad essere spedita nel tradizionale formato cartaceo, e ad essere disponibile nella versione digitale nell'area riservata del sito di Federprivacy, anche coloro che non sono iscritti all'associazione possono fare richiesta per ricevere una copia omaggio, e in occasione del Privacy Day Forum 2025 la rivista è anche sfogliabile online.
Media Partner del Privacy Day Forum è stato Economy Magazine, che oltre a intervistare vari relatori dell'evento, ha dedicato uno speciale ai temi della protezione dei dati nella rivista mensile in edicola a giugno, con gli articoli di Guido Scorza e Agostino Ghiglia, Componenti del Garante, di Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy, e Vittorio Lombardi, membro del Consiglio Direttivo di Federprivacy. In via del tutto eccezionale, la rivista è anche sfogliabile online.
Sotto, le presentazioni rese disponibili dai relatori:












