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Marketing digitale: il doppio delle possibilità di aumentare la propria market share per chi mostra attenzione alla privacy degli utenti

Due diversi studi, entrambi commissionati da Google e realizzati in collaborazione con Ipsos (Privacy by Design: Exceeding Customer Expectations) e Boston Consulting Group (The Fast Track to Digital Marketing Maturity), hanno fornito riscontri inediti circa gli atteggiamenti che i consumatori assumono nei confronti della privacy online, facendo luce sulle possibili soluzioni a disposizione delle aziende per superare le difficoltà legate alle contraddizioni evidenziate dagli utenti.

Dai due rapporti è emerso, inoltre, come i professionisti del marketing più esperti (e con maggiori competenze) in ambito digitale siano in una posizione migliore per rispondere alle mutevoli dinamiche del consumatore e abbiano il doppio delle possibilità di aumentare la propria market share rispetto a chi presenta una minore esperienza nel campo della privacy.

Sì all'uso dei dati personali in cambio di trasparenza

Sì all'uso dei dati personali in cambio di trasparenza - La protezione dei dati personali delle persone, ha scritto in una nota Matt Brittin, President of Business and Operations di Google a livello Emea, non è più un “nice to have” bensì “un elemento essenziale per gli utenti, sì disposti a condividere i propri dati ma a condizione che i brand siano trasparenti su quali dati vengono raccolti, come sono utilizzati e quali sono i vantaggi per il cliente. Per la pubblicità digitale – ha osservato ancora il manager di BigG - non c'è futuro senza privacy ed è vitale che le aziende si adattino a questo panorama in evoluzione”.

Oltre due terzi (il 70% per la precisione) degli utenti Internet globali tra i 16 e i 74 anni, conferma infatti lo studio di Ipsos, si dicono preoccupati di come vengono utilizzate le informazioni raccolte su di essi quando sono online. I problemi lamentati dai consumatori digitali sono quindi ben sintetizzati da due indicatori: solo il 3% degli intervistati crede di avere il controllo completo della divulgazione e della rimozione dei propri dati online; oltre due terzi degli intervistati si sono dichiarati scettici riguardo al modo in cui le aziende usano i loro dati nelle attività di marketing. Più in generale, i rispondenti all'indagine si mostrano tre volte più propensi a rispondere positivamente alla pubblicità ricevuta quando percepiscono una maggiore sensazione di controllo sulle modalità di utilizzo dei propri dati.

Il rischio di perdere la fiducia dei clienti - Lo studio, realizzato con molteplici sondaggi qualitativi e quantitativi in diversi Paesi europei (Italia esclusa) ha messo anche a nudo come l'80% degli intervistati si dica preoccupato per il potenziale uso improprio dei dati personali e come il 93%, in cambio del servizio fornito, si mostri invece favorevole nel fornire alle aziende informazioni che potrebbero essere considerate sensibili. Per i professionisti del marketing che adottano un approccio incentrato sulla privacy, le conseguenze di un atteggiamento erroneo sono di conseguenza preoccupanti: i brand che non danno alla privacy online l'attenzione che merita rischiano infatti di perdere la fiducia e il rispetto dei loro clienti e per questo, come ricordano gli autori del rapporto, mettere la privacy dei consumatori al primo posto, senza rinunciare a creare campagne di comunicazione di impatto, è il primo obiettivo.

Ridefinire la maturità del marketing digitale - Ad avvalorare la tesi della necessità di utilizzare in modo appropriati i dati a disposizione per costruire relazioni più significative con i clienti e fornire loro esperienze migliori c'è il rapporto di BCG basato su workshop, interviste e audit con decine di agenzie, esperti ed aziende di tutta Europa. Lo studio dimostra in particolare come i professionisti del marketing digitalmente maturi siano stati in grado di rispondere meglio alle mutevoli dinamiche del mercato e abbiano superato i concorrenti meno specializzati sia in termini di risparmio sui costi (di una media del 29%) sia in termini di ricavi (del 18%). Il commento a questi numeri di Pérez Moiño, Managing Director e Partner di BCG, è esplicito: “quando si tratta di marketing digitale, le aziende meno mature devono aumentare i propri sforzi per recuperare il ritardo accumulato”.

(Fonte: Il Sole 24 Ore - di Gianni Rusconi)

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