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Utilizzare su Facebook espressioni apparentemente offensive nei confronti di un politico non per forza costituisce reato di diffamazione

Secondo la Corte di cassazione (sentenza n. 46496 del 20 novembre) utilizzare su Facebook espressioni apparentemente offensive nei confronti di un’alta carica istituzionale o persino – come nella vicenda – nei confronti di un Ministro non per forza costituisce reato di diffamazione. E ciò è vero soprattutto in caso di espressioni offensive che pur aspre, sono comunque strettamente connesse all’attività politica del soggetto passivo, tanto più se incentrate su dati veri, e se a ben vedere la critica sia rivolta all’intera classe politica.

Su Facebook si può dire (quasi) tutto ciò che si pensa dei politici

Fonte: Il Sole 24 Ore - di Pietro Alessio Palumbo

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