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Il Covid-19 mette in crisi anche l'Intelligenza Artificiale

La mascherina sul viso, per come sta evolvendo la pandemia, la dovremo portare ancora per un po' di tempo. Ma il volto coperto per buona parte è una vera e propria sfida per gli algoritmi di riconoscimento facciale: le società che sviluppano questa tecnologia sono alle prese con un adeguamento delle proprie soluzioni, in modo che lo spazio dal naso in su sia sufficiente per il loro funzionamento. Il futuro del riconoscimento facciale - discusso, ma sempre più utilizzato nel mondo - potrebbe dipendere da una parte molto specifica del viso, quella intorno agli occhi.

Il Covid mette in crisi anche l'IA

Prima di Covid-19 gli algoritmi sfruttavano diverse caratteristiche, mettendo a confronto la faccia della persona da controllare con un'immagine salvata; ma quando la mascherina copre naso, bocca e guance, il cervello elettronico ha decisamente meno parametri da sfruttare per risalire all'identità del soggetto. Come riporta la Cnn, molte società impegnate in questo business ora stanno adeguando i loro sistemi per renderli affidabili nonostante la mascherina.

Shaun Moore, ceo di Trueface, società specializzata nel riconoscimento facciale le cui soluzioni sono adottate dall'aeronautica militare degli Stati Uniti, spiega che la posta in gioco è alta e chi non si adeguerà a questo cambiamento rischia di essere espulso dal business. Un business in crescita nonostante le controversie e le accuse di violazione della privacy. Il riconoscimento facciale è utilizzato in ambito militare e civile, dagli aeroporti all'ambito sanitario.

E il Coronavirus potrebbe dare ulteriore impulso, in quanto le aziende cercano soluzioni di sicurezza senza contatto e nel rispetto del distanziamento. «Le mascherine ci hanno sicuramente indotto a pensare come rendere i nostri processi più efficienti», ha detto Moore.

A fine luglio il National Institute of Standards and Technology (Nist) ha pubblicato un rapporto sugli algoritmi di riconoscimento facciale che confermava come molte soluzioni pre-Covid non fossero all'altezza del loro compito. Gli algoritmi più accurati (le versioni testate erano però di marzo) non sono riusciti a trovare una corrispondenza corretta in una fascia tra il 5 e il 50% dei casi. Inaffidabili, dunque. Ma dalla primavera molte aziende che lavorano con l'intelligenza artificiale hanno messo mano ai loro prodotti per garantirne il funzionamento anche sui volti coperti da mascherina.

Tech5, azienda con sede a Ginevra, in Svizzera, sviluppa tecnologie per il riconoscimento - delle impronte digitali e dell'iride - per clienti che vanno dalle aziende sanitarie alle forze dell'ordine. Il cofondatore Rahul Parthe ha spiegato alla Cnn che già prima della pandemia la società doveva occuparsi del riconoscimento di volti parzialmente nascosti, visto che nel Sudest asiatico, dove l'impresa opera, la questione si era già posta anche se non nei termini attuali. Nel test del Nist, Tech5 è stato tra gli algoritmi migliori, pur non essendo stato concepito per processare volti coperti da mascherine protettive, ma per ovviare a cambiamenti come la crescita di barba e baffi oppure l'indossare grandi occhiali da sole. La società di Parthe anche prima di Covid-19 stava ricercando una tecnologia di riconoscimento capace di concentrarsi sugli occhi e sulla fronte, da combinare con il riconoscimento dell'iride, soluzione più costosa del riconoscimento facciale.

Concentrare la ricerca sugli occhi e sulla fronte non è solo una scelta obbligata, ma potrebbe essere la chiave di volta per affinare ulteriormente il riconoscimento facciale. Marios Savvides, professore alla Carnegie Mellon University, studia l'identificazione biometrica e sostiene che la regione perioculare (l'area degli occhi e delle sopracciglia) è la parte del viso che cambia meno con l'età, anche se una persona ingrassa o dimagrisce. Un parametro affidabile e che non viene coperto dalle mascherine.

Fonte: Italia Oggi del 19 agosto 2020

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