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Il provvedimento del Garante Privacy nei confronti di Foodinho s.r.l. del 10 giugno 2021 (docweb 9675440) ha messo in luce ancora una volta la necessità di assicurare che gli algoritmi utilizzati dalle aziende per la gestione delle attività lavorative siano configurati in modo da garantire la “trasparenza” dei processi decisionali ed evitare discriminazioni tra i lavoratori.

Il Garante per la protezione dei dati personali ha inviato alla Regione Veneto una richiesta di informazioni per verificare la conformità alla normativa privacy di una delibera, in base alla quale non sarebbero più i medici di medicina generale a scegliere la classe di priorità della prestazione richiesta per il paziente, ma un sistema basato sull’intelligenza artificiale. Sarebbe in sostanza un algoritmo a stabilire i tempi di attesa per le prestazioni prescritte.

Un recente studio della George Washington University, che nell’arco di circa un anno ha analizzato oltre 100 milioni di viaggi a Chicago, getta nuove ombre su Uber e Lyft sostenendo che gli algoritmi utilizzati dalle app delle note società di trasporto penalizzerebbero i passeggeri di colore applicando loro prezzi più alti. Dai primi risultati dello studio accademico condotto negli Usa, emerge infatti che le compagnie di trasporto passeggeri addebiterebbero tariffe maggiorate per le corse nella città dell’Illinois se la destinazione o il punto di raccolta ha una maggiore concentrazione di residenti non bianchi, o dove vi sono meno persone con un elevato livello di istruzione.

Clearview AI ancora nel mirino delle autorità per la privacy europee per la raccolta e l’elaborazione illecita di dati biometrici tramite tecniche di riconoscimento facciale: dopo l’intervento della Francia, la sanzione di 7,5 milioni di sterline (pari a circa 8,8 milioni di euro) del Regno Unito, e poi la maxi sanzione da 20 milioni di euro del Garante italiano, a infliggere un’ulteriore stangata per violazione del Gdpr è adesso il garante greco con un provvedimento di altrettanti 20 milioni di euro.

Come riporta la BBC alcuni autisti inglesi accusano Uber di aver usato algoritmi di “licenziamento-robotico” per licenziarli. Gli autisti licenziati hanno impugnato i provvedimenti di recesso dinanzi ai tribunali olandesi - dove Uber conserva i dati – contestando la violazione dell’art. 22 del Gdpr da parte di Uber per aver utilizzato un algoritmo al fine di licenziarli.

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