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Coronavirus, gli esperti sulla app "Immuni": "il ministro faccia chiarezza"

Le risposte date lo scorso 21 aprile dal ministro Paola Pisano sulla app ‘Immuni’ “non sono completamente allineate con altre dichiarazioni espresse nella stessa giornata, in particolare da parte del Commissario Straordinario Domenico Arcuri”. E’ quanto scrive ANORC (Associazione Nazionale degli Operatori e Responsabili della Custodia dei contenuti digitali) in una lettera inviata oggi proprio al ministro per l’Innovazione a cui si chiede di fare chiarezza su alcuni punti per “garantire un pieno processo di trasparenza che dovrebbe essere alla base di quel patto collettivo che si richiede in questi giorni al popolo italiano, in modo che si possa sperare di raggiungere in futuro la soglia del 60-70% di diffusione necessaria per garantire l’efficacia dell’app Immuni”.

Gli esperti di privacy chiedono chiarimenti al Ministro dello Sviluppo Economico


I punti evidenziati dai firmatari della missiva (Avv. Andrea Lisi, Avv. Enrico Pelino, Avv. Fulvio Sarzana di Sant’Ippolito) su cui si chiede al ministro di far luce sono: “se la licenza open source verso l’app Immuni ricomprenderà tutti i codici sorgenti e le componenti del software, comprese le relative librerie, in modo da rendere il governo italiano completamente autonomo nel suo sviluppo e manutenzione; se si intende chiarire con precisione quali flussi di dati personali l’applicazione e la sottostante infrastruttura comporteranno e quali flussi di informazioni invece anonime (indicando gentilmente “anonime” in base a quali criteri); se si intendono pubblicare i codici sorgente in modo da rendere anche riutilizzabile la soluzione e, in ogni caso, controllabile dalla collettività; se si intendono rendere pubblici i contratti stipulati con il fornitore e se si intende confermare che l’intera operazione – ivi comprese le attività di sviluppo e manutenzione- possa essere considerata a titolo gratuito; se si intende adottare un sistema decentralizzato ispirato al protocollo DP3T o centralizzato ispirato al protocollo PEPP-PT; quando saranno forniti i dettagli su finalità e modalità di trattamento, sui tempi di conservazione, sulla tipologia di dati trattati, sulle modalità di pseudonimizzazione, sulla circolazione e disponibilità fisica di questi dati, sulla relativa DPIA”.

Per l’Associazione, deve essere “garantita al popolo italiano una verifica pubblica dell’intero impianto organizzativo su cui si poggerà Immuni”. Inoltre, si legge ancora nella lettera, “come ricordato dal Presidente Antonello Soro in un’intervista rilasciata in data 22 aprile su Radio Capital, una strategia di mappatura diffusa, pur basata su una adesione libera, informata e quindi pienamente consapevole degli italiani, deve essere necessariamente preceduta da una normativa di rango primario che precisi i principi generali che legittimino un trattamento di dati personali di questa portata”.

La lettera è stata sottoscritta da numerosi accademici, magistrati, avvocati ed esperti di rilievo nazionali che si occupano di queste tematiche, tra cui il magistrato Giuseppe Corasaniti, il dr. Fiorello Cortiana, il prof. Francesco Pizzetti, il prof. Donato Limone, il prof. Giovanni Pascuzzi, il dott. Gianni Penzo Doria, il prof. Fabio Pistella, il prof. Giuseppe Pirlo e numerosi altri studiosi.

Fonte: Agenzia di Stampa Dire

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