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Privacy e Digital Economy: tante opportunità, ma non mancano le sfide

Economia digitale, ottimisti 7 addetti ai lavori su 10: il Gdpr non favorisce solo le OTT ma anche le imprese italiane ed europee. Pizzetti: “L’Europa cerca di colmare i ritardi accumulati in questi anni comprando tempo per riuscire ad elevare la propria capacità competitiva”. Il 32% di manager e professionisti pensa che per lo sviluppo della data economy nel nostro paese serva alla base un cambio di mentalità degli stessi imprenditori. Bernardi: “Durante il lockdown i colossi americani di internet hanno accresciuto i loro profitti, mentre molte piccole e medie imprese italiane sono state colte impreparate”. Importanza strategica della customer experience. “Necessario far percepire ai clienti che i loro dati sono al sicuro”

Il mercato digitale è cresciuto del 26% in un solo anno a motivo del lockdown

Firenze, 6 maggio 2021 – A tre anni dall’introduzione del Gdpr, il 41% dei professionisti e manager d’impresa che si occupano di protezione dati pensano che il Regolamento europeo sulla privacy abbia favorito lo sviluppo del mercato digitale, e 7 su 10 ritengono che a beneficiarne non siano solo i colossi tecnologici d’oltreoceano, ma anche le grandi e le piccole imprese italiane (40%) e più in generale tutte le grandi realtà europee (30%).

il 70% degli addetti ai lavori è ottimista e pensa che il GDPR favorisca le pmi nello sviluppo del mercato digitale

È quanto hanno evidenziato alcuni dei sondaggi lanciati sul proprio canale Telegram da Federprivacy nel corso della tavola rotonda “Privacy e Digital Economy, i nuovi scenari della protezione dei dati personali per lo sviluppo del mercato digitale “, a cui ha partecipato il giurista ed ex Garante Franco Pizzetti insieme ai data protection officer di alcune delle più grandi aziende che operano sul territorio nazionale.

A premere sull’acceleratore durante lo scorso anno è stato sicuramente il contesto della pandemia del Covid-19, che ha indotto milioni di italiani costretti a casa dal lockdown ad abituarsi a fare i propri acquisti su internet, determinando complessivamente un volume d’affari di scambi commerciali online di 22,7 miliardi di euro nel 2020 con un incremento del 26% rispetto all’anno precedente, come indicano le statistiche dell'Osservatorio B2c del Politecnico di Milano.

Economia digitale, ottimisti 7 addetti ai lavori su 10

Una crescita che per avvenire in modo organico necessita però di regole, che già sono state in parte introdotte dal Gdpr nel 2018, e che potrebbero vedere una prossima implementazione con il Regolamento sulla e-Privacy, approvato di recente dal Consiglio UE, e dalla proposta di Regolamento sull’intelligenza artificiale presentata dalla Commissione europea lo scorso 21 aprile, tutte norme che secondo il Prof. Pizzetti rappresentano per l’Unione Europea un tentativo di mettere delle barriere allo sviluppo dell’economia digitale americana mentre l’Europa cerca di colmare i ritardi accumulati in questi anni, e un modo per “comprare tempo per riuscire ad elevare la propria capacità competitiva, e nello stesso tempo dare regole che guidino le imprese europee ad adottare sistemi che siano compatibili con l’idea che l’UE ha dell’intelligenza artificiale”.

Franco Pizzetti, giurista ed ex Garante per la protezione dei dati personali

(Nella foto: Franco Pizzetti, giurista ed ex Garante per la protezione dei dati personali)

Se è vero che sono molte le opportunità del digitale, non mancano d’altra parte le sfide per le imprese, comprese quella di sfruttare proprio le potenzialità dell’intelligenza artificiale in modo non invasivo per gli utenti, come osserva Giorgio Aprile, DPO di Ferrovie dello Stato Italiane: “I dati personali relativi alle abitudini di viaggio possono consentire lo sviluppo della mobilità di ultimo miglio, realizzando così un trasporto pubblico integrato, efficiente, sostenibile, alternativo all’auto privata e creando finalmente un vero mercato digitale dei trasporti”.

Data Economy

Nel settore bancario invece “la customer experience assume un’importanza strategica – ha rimarcato Mario Mosca, DPO di BNP Paribas in Italia – con la necessità di far percepire ai clienti che i loro dati sono al sicuro e che, nell’erogazione dei propri servizi l’azienda dimostra attenzione alla riservatezza, alla disponibilità e all’integrità dei loro dati personali”. A dimostrare che i consumatori sono sempre più attenti alla loro privacy, è peraltro un altro sondaggio effettuato durante l’evento da cui è emerso che il 59% di essi richiedono soluzioni che la tutelino.

Il 59% dei consumatori chiede soluzioni che tutelano la privacy

Mentre le imprese cercano di cogliere le opportunità del mercato digitale, una delle sfide più complesse è quella della corretta applicazione delle norme del Gdpr, e un primo passo per affrontarla è “sicuramente la creazione di un team con competenze specialistiche data protection e multidisciplinari, un approccio legal tech – come ha spiegato Roberta Quintavalle, DPO di Mediaset - Quindi non solo giuristi, ma anche esperti di processi e tecnologia, affinché si possa affiancare il business dando il supporto specializzato e valutando gli impatti privacy a 360 gradi”.

Quanto sia importante un approccio trasversale per affrontare le sfide della data economy, lo ha ribadito anche Carlo Alberto Galiano, DPO di Edison, sottolineando che le competenze giuridiche e tecniche da sole non sono più sufficienti, e che “la profonda trasformazione digitale in atto comporta che l’accountability non sia più solo un principio cardine di responsabilizzazione e trasparenza del titolare, ma affinché sia veramente efficace, occorre che si rifletta sempre più in conoscenze inter funzionali all’interno dei team di Data Protection delle organizzazioni aziendali”.

Il 32% degli addetti ai lavori pensa che alla base serva un cambio di mentalità

Commentando i risultati di un ultimo sondaggio a cui i 250 partecipanti all’evento hanno risposto relativamente a cosa occorra alle imprese per cogliere le opportunità del mercato digitale, a fare la chiosa finale è Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy: “Durante il lockdown i colossi americani di internet hanno notevolmente accresciuto i loro profitti, mentre allo stesso tempo molte piccole e medie imprese italiane sono state colte impreparate e non sono state in grado di cogliere le opportunità che si sono presentate nel pur drammatico periodo di emergenza sanitaria. Questo spiega perché ben il 32% degli addetti ai lavori pensa che alla base serva un cambio di mentalità da parte degli stessi imprenditori.

Note Autore

FederPrivacy FederPrivacy

Federprivacy è la principale associazione di riferimento in Italia dei professionisti della privacy e della protezione dei dati personali, iscritta presso il Ministero dello Sviluppo Economico ai sensi della Legge 4/2013. Email: [email protected] 

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