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Internet “non dimentica”: nuove prospettive per il diritto all’oblio

Dopo la storica sentenza della Corte di Giustizia Europea nel caso Google Spain contro Google, la Corte torna ad occuparsi del diritto all’oblio nell’ambito di una controversia iniziata dall’Autorità Garante francese (CNIL) contro Google Inc. e lo scorso 24 settembre 2019, si è pronunciata con una sentenza che sembra offrire nuove prospettive per l’affermazione del diritto all’oblio.


Internet “non dimentica” perché ogni nostro passo digitale lascia un’impronta indelebile, ogni notizia in rete che ci riguarda supera noi stessi diventando in qualche modo immortale.

Con l’affermazione del diritto ad essere “dimenticati” (art.17), il GDPR si mostra davvero lungimirante nel delineare il futuro della tutela dell’uomo nel ventunesimo secolo.

Ripercorriamo brevemente le vicende giurisprudenziali citate:

- nel primo caso (Google Spain) la Corte aveva affermato che il gestore di un motore di ricerca deve essere considerato responsabile del trattamento, ed è sottoposto alla legislazione europea quando il trattamento è svolto attraverso succursali o filiali nel territorio di uno Stato membro. Salvo che prevalgano interessi pubblici, il gestore di un motore di ricerca è obbligato a sopprimere dall’elenco di risultati i link verso pagine web pubblicate anche da terzi che riguardino l’interessato;

- nel secondo caso (Google France) la Corte ha riaffermato che i motori di ricerca sono obbligati a dare seguito al diritto di oblio da parte di utenti europei mediante deindicizzazione con la tecnica del “blocco geografico” a partire da un indirizzo IP.

Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? - Alcuni commentatori hanno salutato favorevolmente la recente pronuncia, altri molto meno. E’ indubbio quanto affermato a riguardo dal Garante Privacy italiano: “In un mondo strutturalmente interconnesso e in una realtà immateriale quale quella della rete, la barriera territoriale appare sempre più anacronistica. A maggior ragione, acquista ulteriormente senso l’impegno delle Autorità europee di protezione dati per la garanzia universale di questo diritto, con la stessa forza su cui può contare in Europa.

L’equilibrio tra diritto di informazione e dignità personale, raggiunto in Europa anche grazie alla disciplina dell’oblio, dovrebbe rappresentare un modello a livello globale".

Certamente si tratta di timidi passi ma è soprattutto grazie al GDPR che è possibile individuare un cammino. In questa direzione è la volontà espressa dal Comitato Europeo sulla protezione dei dati (EDPB) che ha posto a pubblica consultazione fino al 5 febbraio 2020 le Linee Guida sul diritto di oblio rivolte principalmente ai fornitori di motori di ricerca.

Oltre alle pronunce giurisprudenziali, non va trascurata l’azione culturale e di cooperazione internazionale necessaria per esportare anche all’estero, in Stati molto meno pronti rispetto a quelli europei, il riconoscimento del diritto di oblio facendo leva sui noti principi di diritto internazionale della cortesia tra Stati.

Note Autore

Emanuela Tiziana Del Vecchio Emanuela Tiziana Del Vecchio

Avvocato, Privacy Officer e Consulente della Privacy certificato TÜV, Delegato Federprivacy nella provincia di Pesaro-Urbino

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