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Sono state almeno 174 le istituzioni comunali e oltre 3mila organizzazioni collegate ad essere prese di mira dai ransomware nel corso del 2019, con un aumento a livello mondiale del 60% rispetto all'anno precedente.

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I comuni sono tenuti a pubblicare gli esiti delle prove concorsuali ma non i risultati delle prove intermedie con tutte le informazioni di merito inerenti ai candidati. Anzi il rischio per chi eccede in questa azione di trasparenza è di incorrere in una bella sanzione in materia di privacy. Lo ha evidenziato il Garante per la protezione dei dati personali con l'ordinanza n. 9468523 del 3 settembre 2020.

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Costa caro al comune pubblicare provvedimenti integrali come delibere e determine piene di informazioni personali non occultate. La trasparenza non può infatti diventare un modo per liberalizzare in maniera indiscriminata la diffusione dei dati personali.

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Come prescritto dall’art.37 del GDPR, la nomina di un data protection officer è obbligatoria per le pubbliche amministrazioni, ma a quanto pare non tutti gli enti pubblici hanno ancora adempiuto, nonostante che il Regolamento Europeo sia operativo da ormai quattro anni. Ad evidenziare questa carenza è la CNIL, autorità per la protezione dei dati personali francese, che ha intimato a 22 comuni di nominare un DPO entro quattro mesi.

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Federprivacy ha edito un nuovo libro scritto dall'Avv. Antonio Ciccia Messina per gli addetti ai lavori che hanno il compito di curare un percorso di adeguamento negli enti pubblici. Il nuovo volume sarà spedito in omaggio a tutti coloro che pagano la quota associativa entro il 31 luglio 2019.

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Come ha evidenziato di recente un rapporto dell'Osservatorio di Federprivacy, il settore che nel 2019 risultava più colpito dalle sanzioni per violazioni della privacy è stato la pubblica amministrazione con il 17% del totale delle multe, e anche quest'anno pare che questa tendenza venga confermata. Un'altra multa del Garante per la privacy ha infatti colpito un comune italiano.

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La CNIL, Autorità Garante della Francia, ha sanzionato il lontano comune di Kourou (ubicato nella Guyana francese, un dipartimento della Francia d'oltremare) per la mancata nomina del Responsabile della Protezione dei Dati (RPD), figura la cui presenza è obbligatoriamente prevista per i titolari che siano autorità e organismi pubblici, quale che ne sia la dimensione.

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Se uno studio di Federprivacy su tremila siti dei comuni italiani ha evidenziato che il 47% di questi utilizza protocolli non sicuri e il 36% non rende noti i recapiti per contattare il Data Protection Officer, in Norvegia le inosservanze delle misure di sicurezza del Gdpr da parte dei comuni iniziano già ad essere sanzionate pesantemente, e questo costituisce un serio avvertimento per le p.a. di casa nostra, anche perché ormai siamo a poche settimane dalla scadenza del “periodo di grazia” di otto mesi previsto dal Dlgs 101/2018, in cui il Garante ha tenuto finora particolare considerazione nella fase di prima applicazione delle disposizioni sanzionatorie del Regolamento.

La nomina di autorizzato al trattamento dei dati è un adempimento di cruciale importanza per il titolare del trattamento. A tale riguardo la regola è la libertà di forme: è il titolare del trattamento che deve e può decidere attraverso quali modalità rendere riconoscibile che un certo soggetto è stato autorizzato al trattamento di dati personali. All’interno di questa libertà di forma, tuttavia, deve essere assicurato un risultato: poter ricostruire “chi fa che cosa”. Disponibile nell'area riservata del sito di Federprivacy un apposito kit completo di modelli specifici per settori.

A un anno dal Gdpr, numerosi i siti istituzionali ancora senza informativa privacy aggiornata, ma uno studio di Federprivacy evidenzia fenomeno più grave ed esteso: il 47% dei siti web dei comuni italiani utilizza protocolli non sicuri, e il 36% non rende noti i recapiti per contattare il DPO, figura obbligatoria per tutte le pubbliche amministrazioni. Presentazione del rapporto completo la settimana prossima al workshop organizzato da PrivacyLab. Bernardi:"Utilizzo di tecnologie ormai obsolete espone siti dei comuni a potenziali rischi di data breach". Speciale dedicato a cybercrime e violazioni dati sul magazine "Privacy News"

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