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Arriva da Milano la prima carta dei principi per l’uso consapevole dell’intelligenza artificiale in ambito forense. L'Avv. Giuseppe Vaciago, Coordinatore Tavolo Intelligenza Artificiale e Giustizia COA di Milano, ne parlerà al Privacy Day Forum il 6 giugno ad Arezzo.

Dpo delle scuole pagati due soldi. E la qualità delle prestazioni ne risente. Sono passati più di sei anni dall’inizio di operatività del Gdpr, che ha introdotto la figura del Dpo. Ma i compensi previsti negli avvisi di selezione delle scuole, limitati a qualche centinaio di euro per un anno (oneri compresi), continuano ad essere considerati del tutto normali.

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Come è noto, per essere in grado di adempiere ai compiti che gli sono attribuiti dall’art.39 del Gdpr, il data protection officer deve possedere competenze giuridiche, informatiche, e anche organizzative. Tuttavia, anche in presenza di tutte queste skills, non si può dare affatto per scontato che il professionista designato sia effettivamente idoneo a svolgere il ruolo di Dpo.

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Questa mattina i server del ministero della Giustizia sono andati in tilt, mescolando i dati di candidati e candidate all’esame da avvocato. Si tratta di una grave violazione della privacy, in quanto tantissimi dei 26mila praticanti iscritti, accedendo alle proprie aree personali, si sono trovati davanti alle informazioni personali di altri candidati. Nomi, cognomi, indirizzi mail, numeri di telefono e date di iscrizione all’esame di abilitazione alla professione forense sono stati diffusi in maniera non intenzionale.

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Giovedì, 23 Settembre 2021 06:49

Garante Privacy: agli ordini!

Solo quest’anno, in due occasioni, l’Autorità Garante ha sanzionato due ordini professionali per non aver trattato lecitamente i dati dei singoli professionisti iscritti. Il dato è indicativo di quanto sia importante che i singoli ordini professionali acquistino consapevolezza della normativa di settore, adeguandosi prontamente ove ancora non si sia provveduto!

L’impiego massivo degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale, caratterizzanti l’attuale sviluppo tecnologico di (quasi) tutti i settori produttivi, implica profonde riflessioni circa gli effetti che essi comportano nelle nostre vite, e diverse nuove figure professionali che emergono vedono la privacy come protagonista.

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Il 42,49% degli addetti ai lavori della protezione dei dati ha difficoltà a farsi comprendere da chi ha competenze diverse dalle proprie, mentre il 30,86% è lui stesso a faticare a comprendere il lessico tecnico usato dai colleghi. A evidenziarlo è il rapporto del sondaggio “Cybersecurity & Privacy, gap e margini di convergenza tra gli addetti ai lavori”.

Niente compenso al Dpo che non ha svolto attività. Il responsabile della protezione dei dati deve dimostrare le prestazioni effettuate, altrimenti non ha diritto ad essere pagato. Per il professionista non basta assumersi la responsabilità della funzione. È quanto ha stabilito il tribunale civile di Prato con la sentenza n. 665 del 19 agosto 2024.

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L’applicazione dell'intelligenza artificiale in campi specifici apre la strada a nuove paure, ma anche a impensabili, fino ad alcuni anni fa, lavori e prospettive per il futuro. Con l'AI, nel mondo del lavoro serviranno sempre più competenze specifiche, e ciò vale anche per chi aspira a diventare un professionista della privacy.

In principio sembrava fosse soltanto la protezione semplice. Il GDPR nacque nel 2016 con l’ambizione di riequilibrare il rapporto tra individui, operatori e sistemi informativi, ridando centralità alla persona nell’era dei dati. Un impianto che doveva garantire diritti, trasparenza e controllo.

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Il presidente di Federprivacy a Report Rai 3

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