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Centrale rischi, risarcimento non automatico per errata segnalazione come cattivo pagatore

In caso sia accertata l’illegittimità della segnalazione della banca alla Crif (Centrale rischi finanziaria) l’imprenditore, ingiustamente indicato come «cattivo pagatore», non può avere de plano il risarcimento del danno, ma deve provarlo. La Corte di Cassazione civile con l’ordinanza n. 207 di ieri ha precisato che l’accertata violazione nell’utilizzo dei dati personali del cliente erroneamente “additato” dalla banca non solleva - chi si ritiene danneggiato nel suo diritto alla reputazione - dal dimostrare il danno e offrire mezzi di prova per quantificarlo.

Quindi in assenza dei mezzi di prova, come nel caso concreto, non ha sbagliato il tribunale di Roma a riconoscere in via equitativa il ristoro del danno non patrimoniale, negando totalmente quello patrimoniale per mancata dimostrazione dei suoi presupposti: il lucro cessante e il danno emergente.


La banca è stata comunque ritenuta responsabile perché non ha dimostrato di avere comunicato alla società (una Sas) l'imminente registrazione dell'informazione «negativa» nel sistema informatico gestito dalla Centrale rischi. In tal caso - si legge nell'ordinanza della Cassazione - la banca avrebbe violato tanto gli obblighi dettati dal Codice Privacy non aggiornato (articoli 11 e 12) che impongono sempre di trattare in modo lecito e proporzionato i dati personali quanto l'articolo 4 del Codice di deontologia e di buona condotta per i sistemi informativi gestitti da soggetti privati in tema di crediti al consumo, affidabilità e puntualità dei pagamenti.

Fonte: Il Sole 24 Ore del 9 gennaio 2019

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