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La silenziosa campagna di Apple per diventare la regina della privacy

Apple accelera sulla privacy. Lo dice esplicitamente l’azienda, ma in realtà è solo la punta dell’iceberg: dagli incontri della conferenza per gli sviluppatori di Cupertino sono emerse centinaia di nuove funzionalità per aumentare il rispetto dei dati degli utenti. Apple sta rafforzando il vantaggio della sua piattaforma rispetto alla concorrenza sulla privacy. Negli ultimi quindici anni, nelle intenzioni dichiarate più volte prima da Steve Jobs e poi da Tim Cook, Cupertino ha riconosciuto la privacy come un “diritto umano fondamentale“.

Apple accelera sulla privacy.


Questa frase viene ripetuta come un mantra da Cook e da tutti i manager con i quali si parla delle funzionalità dei sistemi operativi per computer, telefoni e tablet di Apple, ma anche degli orologi, dei set-top-box, degli speaker intelligenti, dell’assistente vocale, dei servizi cloud.

Apple sostiene che questa sia “la cosa giusta da fare“, anche se i critici hanno sottolineato che in realtà sarebbe un modo per controllare ed esercitare il dominio sulla sua piattaforma, “chiudendola” alle terze parti come Amazon, Facebook, Google e tutti i vari fornitori di servizi che hanno come fonte di guadagno il tracciamento degli utenti e la pubblicità o comunque la monetizzazione dei profili. Senza parlare poi delle app.

In realtà i due punti di vista non si escludono automaticamente e Apple sta dimostrando se non altro una coerenza rara nell’implementare funzioni che hanno l’obiettivo dare agli utenti “il controllo dei propri dati“.

All’esterno però viene data comunicazione solo delle soluzioni più visibili pensate per i clienti già da tempo. Per esempio, l’azienda ha introdotto il blocco dei cookie come set preconfigurato per Safari già nel 2003, l’intelligent tracking prevention di iOS 11 nel 2017, la creazione del “Sign-with-Apple” per iscriversi anonimamente tramite Apple a servizi di terzi, fino all’introduzione di funzioni per la trasparenza nel tracciamento da parte delle app che hanno messo molto in allarme il settore pubblicitario. Una linea emersa anche nell’ultima edizione della Wwdc 2021, la conferenza degli sviluppatori del 7 giugno.

Per capire cosa stia succedendo veramente, tuttavia, Wired ha parlato con alcuni sviluppatori (che non possono fare dichiarazioni ufficiali per via dei vincoli di riservatezza con Apple) relativamente a quanto accade nella parte per gli addetti ai lavori, per capire quante soluzioni tecniche sono state implementate. Tra le novità presentate ufficialmente al grande pubblico, Apple ha creato in particolare una funzione per la protezione della privacy dentro Mail, il client di posta elettronica Mac, iPhone e iPad. In tutti questi dispositivi Mail impedirà a chi invia una newsletter o un messaggio di spam di raccogliere informazioni sull’utente tipo: quando viene aperta la mail, da dove, quali link vengono seguiti.

Questa funzione si aggiunge al sistema di prevenzione intelligente del tracking di Safari, che viene potenziato nascondendo anche l’indirizzo internet da cui ci si collega. La funzione si chiama Private Relay e neanche Apple ha l’informazione su chi stia navigando quale sito. Che un colosso come Apple offra un servizio di anonimizzazione completo di queste proporzioni è una novità assoluta.

Il sistema potenziato è per gli abbonati a iCloud che, nella nuova versione sempre allo stesso prezzo, offrirà anche un modo automatico per nascondere la propria email a terzi e sfruttare i video sicuri per le telecamere connesse a HomeKit, il sistema di automazione intelligente per la casa di Apple.

Oltre a questo, Apple ha creato un sistema per iOs 15 e iPadOs 15 chiamato App Privacy Report che permette agli utenti di vedere in una schermata delle impostazioni quali app hanno l’autorizzazione per fare cosa (accedere alla posizione, fare foto, video, audio), quali la hanno usata negli ultimi sette giorni e con chi potrebbero essere condivisi i dati tramite un elenco di tutti i domini di terze parti che l’app contatta.

Infine Siri, l’assistente vocale di Apple, che entro la fine dell’anno sbarcherà in forma potenziata anche in Italia, trasloca: l’elaborazione del riconoscimento vocale necessario ad attivare l’assistente avviene non più nel cloud bensì in locale su telefoni, tablet e Mac dotati di processore Apple Silicon. In questo modo i tecnici di Apple non potrebbero ascoltare le conversazioni di casa neanche se volessero.

Sul fronte delle novità per gli sviluppatori presentate alla Wwdc 2021, quelle sul fronte della tutela dei dati sono “micro” ma, a detta degli interessati, numerosissime: protezione della memoria, limiti alle tipologie degli sdk di terze parti integrabili all’interno del proprio codice, modalità di anonimizzazione delle richieste di registrazione dei dati, presenza obbligatoria di una funzione di cancellazione all’interno delle app in cui gli utenti si possono registrare, per fare degli esempi. Ma c’è molto di più.

Soprattutto, un’alluvione di nuove Api pensate per la privacy (trasparenza e controlli dei dati da parte degli utenti e la parte di sicurezza) sparse tra le differenti funzionalità delle piattaforme di Apple: da Handoff che si occupa del passaggio wireless di informazioni tra apparecchi di Apple, a GameKit per i giochi, MapKit per la posizione, CloudKit per i servizi di iCloud, ma anche la parte di ricerca e salute (dove le informazioni personali ulteriormente anonimizzate vengono fornite agli sviluppatori di app per la ricerca e la sperimentazione medicale con ResearchKit e CareKit), e ancora PassKit (il wallet di Apple e il sistema di pagamento ApplePay, ma in prospettiva anche i documenti di identità) e WidgetKit, con le nuove funzioni potenziate, ad esempio, per la home di iPadOs.

Su 250mila Api che Apple afferma di fornire complessivamente attraverso i vari kit per gli sviluppatori (sdk) sulle sue piattaforme, il numero di soluzioni tecniche pensate per la tutela dei dati e della privacy degli utenti continua a crescere in modo significativo e, a detta degli sviluppatori che lavorano anche su altre piattaforme, oggi ha dimensioni “inusuali“.

Questo aumenta la complessità per gli sviluppatori e forse ha nel tempo anche rallentato Apple. Quello che Craig Federighi, dirigente di Apple, chiama “uno svantaggio competitivo dal punto di vista degli altri, ma la cosa giusta da fare”. Per esempio ha portato ad avere maggiori difficoltà a rendere “ricche” le mappe di Apple o veramente personali le funzioni di Siri rispetto ai servizi della concorrenza.

Tuttavia, l’analisi dei toolset a disposizione su Xcode, l’ambiente di sviluppo integrato (Ide) di Apple, secondo gli sviluppatori interpellati da Wired dimostra senza ombra di dubbio che sulla privacy Apple sta facendo un lavoro unico rispetto a tutta la concorrenza (cioè Microsoft, Google, Amazon e Facebook) e sta accelerando ulteriormente. Ci possono essere molte critiche sulla direzione e lo scopo per cui Apple protegge la privacy dei suoi utenti, ma adesso è indubitabile che lo faccia sul serio.

Fonte: Wired - di Antonio Dini

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