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Google perde il ricorso sulla sanzione del garante francese e ora dovrà pagare 50 milioni di euro

A gennaio del 2019, era stata la Cnil la prima autorità nazionale per la protezione dei dati che aveva imposto in Europa una sanzione ai sensi del Gdpr, bacchettando Google  per non essere "sufficientemente chiaro e trasparente" in merito alle opzioni sulla privacy messe a disposizione degli utenti del sistema operativo Android, ma la decisione del Garante francese non aveva affatto trovato d’accordo il colosso americano che aveva subito annunciato di avere intenzione di fare ricorso, di cui adesso arriva però il verdetto negativo.

Google dovrà pagare 50 milioni di euro di multa per non essere stato trasparente con gli utenti


Ieri, il Consiglio di Stato della Francia ha infatti respinto il ricorso, confermando che l’Authority francese per la protezione dei dati personali aveva il diritto di sanzionare Google, e che "vista la particolare gravità" e la durata delle promesse non mantenute, la multa di 50 milioni di euro era proporzionata rispetto alle violazioni del Regolamento UE sulla protezione dei dati che erano state riscontrate. Si sono quindi definitivamente spente le speranze di vedere ribaltata la decisione da parte di Google, che a seguito della sentenza ha affermato di volersi adeguare alle violazioni che gli erano stata contestate apportando le modifiche ad Android.

La vicenda, che a questo punto è giunta al capolinea, era partita dalla denuncia due associazioni per la difesa dei diritti su internet, La Quadrature du Net e None Of Your Business (NOYB), e la decisione finale del più alto tribunale amministrativo della Francia di confermare la sanzione costituisce adesso un segnale forte lanciato dal vecchio continente ai colossi del mondo online sul rispetto del principio di trasparenza, che impone ai titolari di informare gli utenti sulle modalità di trattamento dei loro dati personali in forma concisa, intelligibile e facilmente accessibile, con un linguaggio semplice e chiaro.

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