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Food delivery senza privacy: dopo avere dato il proprio numero per la consegna, il 29% dei clienti viene ricontattato per avances sessuali

Se ormai sono in molti ad utilizzare il servizio di food delivery per ricevere un pranzo veloce da consumare durante la pausa pranzo sul lavoro, o per una cena tranquilla davanti alla tv senza doversi preoccupare di cucinare, d'altra parte i rider impiegati per le consegne a domicilio sembrano non essere troppo rispettosi della privacy dei clienti.

A  quanto pare i rider impiegati per le consegne a domicilio non sono troppo rispettosi della privacy dei clienti

Infatti, se è necessario che il cliente dia il proprio indirizzo a cui desidera che venga recapitato il cibo, spesso per essere avvertiti in anticipo o per essere trovati più facilmente, la maggioranza di chi fa le ordinazioni fornisce anche il proprio numero di telefono.

Peccato che uno studio condotto dall'Information Commissioner's Office evidenzi purtroppo che nel 29% dei casi i clienti vengano ricontattati dai fattorini anche per avances sessuali.

Circa una persona su tre, di età compresa tra i 18 e i 34 anni, ha infatti affermato di avere ricevuto messaggi e chiamate inappropriate da coloro che, magari la sera prima, avevano consegnato il cibo ordinato per telefono.

Perciò, il garante della privacy inglese (ICO) ha deciso di condurre uno studio, intervistando quasi 3.000 persone nel Regno Unito, scoprendo che un terzo di essi sono stati stati ricontattati dal rider di turno per richieste a scopo sessuale.

Il 66% delle persone intervistare durante lo studio ritiene che non sia moralmente giusto utilizzare i dati personali forniti a fini commerciali per proposte romantiche o sessuali, mentre il 5% ritiene che non ci sia niente di male, forse pensando che si tratti di innocue comunicazioni sentimentali, ma non è dello stesso avviso Emily Keaney, vice commissario dell'ICO:

“Le persone hanno il diritto di ordinare una pizza, o di dare la loro email per una ricevuta, o di farsi consegnare la spesa, senza che poi gli venga chiesto di fare sesso o di uscire in qualche modo. Esse hanno il diritto di sapere che, quando consegnano le loro informazioni personali, queste non verranno utilizzate in modi con cui non adeguati. La nostra ricerca mostra che un numero davvero elevato di persone, in particolare di giovani, cade preda di questi rider che, poi, se ne approfittano. Da alcuni, questo approccio potrebbe essere considerato romantico ma la realtà è che, il più delle volte, è disturbante”.

In certi casi, il disturbo può sconfinare anche in vere e proprie situazioni di stalking, come è accaduto di recente a una giovane donna perseguitata da un rider che le aveva consegnato un kebab a domicilio, il quale dopo aver recuperato il suo numero di telefono dall'ordine da lei effettuato, aveva prima iniziato a scriverle una serie di messaggi su WhatsApp, a cui sarebbero seguiti poi degli incontro "casuali" per strada nei pressi di casa sua in cui il rider le avrebbe dichiarato il suo amore, sentimento però non ricambiato dalla ragazza, che a quel punto aveva iniziato a ricevere messaggi di pesanti minacce, vedendosi quindi costretta a sporgere denuncia alle autorità.

Nel frattempo, nel Regno Unito l’Ufficio del Commissario per l'informazione (ICO) ha lanciato un appello alle vittime delle inopportune avances invitandola a condividere le loro esperienze attraverso un apposito form online sul proprio sito istituzionale per aiutare l'autorità di regolamentazione a raccogliere prove dell'impatto di questo comportamento illegale, e adottare gli eventuali provvedimenti opportuni.

Note Autore

Nicola Bernardi Nicola Bernardi

Presidente di Federprivacy. Consulente del Lavoro. Consulente in materia di protezione dati personali e Privacy Officer certificato TÜV Italia, Of Counsel Ict Legal Consulting, Lead Auditor ISO/IEC 27001:2013 per i Sistemi di Gestione per la Sicurezza delle Informazioni. Twitter: @Nicola_Bernardi

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