Che ci faccio qui?
L’intelligenza artificiale è il tema che in questa fase storica sta catalizzando l’attenzione della comunità scientifica, dell’opinione pubblica, della politica e ovviamente del mondo economico.

Questo perché è ormai assodato che ci troviamo di fronte ad un cambiamento epocale che segue il fuoco, la ruota, la polvere da sparo, il motore, internet, etc.
Ecco allora che i media sono colmi di contributi, interviste, testimonianze che certamente aiutano a capire meglio il fenomeno da un lato ma dall’altro stanno creando un rumore di fondo che per certi versi rischia di produrre disorientamento.
Quello etico è certo uno dei nodi centrali da sciogliere e con esso quello della sostenibilità.
Ed è in questo perimetro che forse si potrebbe sviluppare una riflessione partendo da un assunto.
L’assunto è che il dibattito debba virare il suo baricentro dall’intelligenza artificiale all’uomo inseguendo un interrogativo, a cui si potrebbe dare un significato antropologico più che etico:
“Che ci faccio qui?”
In verità questa espressione è un titolo preso in prestito dall’ultimo libro di Bruce Chatwin, che contiene una serie di racconti di viaggi nei luoghi agli estremi del mondo. Si perché con l’IA l’umanità è in viaggio e si sta portando sul bordo della sua storia. Arriverà ai limiti di una soglia che la costringerà a decidere se fermarsi o saltare, senza conoscere profondità e ampiezza.
(Nella foto: Davide Panella, Team LeaderData ProtectionCrédit Agricole Italia, speaker al speaker al Privacy Symposium 2025)
Nelle aziende dobbiamo allora aprire un dialogo a corrente continua tra tutte le funzioni, organizzare seminari con persone che diano una vision, fare riunioni per immaginare orizzonti e poi … scegliere e decidere se fare ufficio dedicato, se assumere ingeneri, storici e filosofi, ridurre gli utili, investire in tecnologie geo-sostenibili, preparare soprattutto le nuove generazioni.
Di certo dobbiamo convincerci che questo tema non dobbiamo gestirlo oggi noi contemporanei ma in futuro i ragazzi di oggi quindi la cosa più importate che dobbiamo fare è istruire, formare e addestrare i giovani mettendo a loro disposizione tutte le risorse che abbiamo.
Quindi anche nelle aziende occorre dare spazio alle nuove leve portandole velocemente in ruoli di responsabilità e decisionali. Nelle aziende occorre fare corsi che parlino di intelligenza artificiale e ESG, affrontando temi come la sostenibilità geopolitica, energetica, occupazionale, di genere, culturale, morale, etica, antropologica.
Si, decidere, molti di noi prenderanno decisioni sbagliate. Si, sbagliare, forse tra le prerogative che dobbiamo lasciarci c’è quella di commettere errori, come quello di lanciare la bomba atomica, per poi porre fine alla guerra o quella di iniziare una guerra in Europa per poi godere di quasi un secolo di pace e unione tra i popoli che per millenni si sono massacrati. Provocazioni queste … certo, ma se avessimo chiesto all’IA avrebbe consigliato di non dare il go al D-Day ed a Enola Gay ….
Dobbiamo costruire ponti tra generazioni manageriali, disegnare carreggiate per suggerire direzioni a chi deve prendere il nostro posto in azienda, montare guardrail per proteggerli dalle sbandate ….
Ma soprattutto dobbiamo chiederci a cosa serve “Stare qui domani”. Il corso della scienza si può cambiare incorniciandola in valori e principi la tecnologia no. La tecnologia serve bisogni dell’uomo. dobbiamo cambiare l’uomo per servire l’Intelligenza Artificiale.
Un giorno per sollevare mia figlia dallo sconforto con un sorriso le dissi “Su con la vita, dai se vuoi ti regalo un rosario da legarti al polso per darti forza”. Lei mi disse che non serviva a niente e che erano solo una serie di perline in sequenza, che finivano con una croce …
Le risposi che aveva dato una strana definizione di LLM (Large Language Model) e che quelle perline le sarebbero servite nella misura in cui avesse creduto che servissero …







