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Google dovrà pagare 9,5 milioni di dollari per aver fuorviato gli utenti e violato la loro privacy con i dark pattern
Google pagherà 9,5 milioni di dollari per risolvere le accuse di aver ingannato e manipolato i consumatori per ottenere l'accesso ai dati sulla loro posizione, rendendo quasi impossibile per gli utenti impedire il monitoraggio della loro posizione.
Google patteggia risarcimento da 5 miliardi per violazione della privacy nel tracciamento degli utenti che usavano la navigazione in incognito
Google ha accettato di risolvere una causa sulla privacy dei consumatori del valore di almeno 5 miliardi di dollari di danni per l'accusa di aver tracciato i dati degli utenti che pensavano di navigare in incognito.
Google sbatte contro la privacy e ora deve pagare un maxi risarcimento da 392 milioni di dollari per aver ingannato gli utenti sulla geolocalizzazione
Era stato accusato di aver ingannato gli utenti sulla privacy inducendoli a pensare erroneamente che per disattivare il rilevamento della loro posizione bastasse disattivare la funzione nelle impostazioni del proprio account, quando invece Google continuava a geolocalizzarli raccogliendo questo tipo di informazioni. E adesso il colosso tecnologico della Silicon Valley dovrà pagare un maxi risarcimento di 392 milioni di dollari.
Google, class action da 5 miliardi di dollari per violazione della privacy
Classe action contro Google da almeno 5 miliardi di dollari. L’accusa rivolta al colosso del web è quella di tenere traccia dell’attività internet degli utenti anche mentre utilizzano la modalità di navigazione in incognito, operando quindi in modo ingannevole nei confronti di milioni di utenti del suo browser Chrome, e violando così la loro privacy.
Il danno da violazione della privacy deve essere rilevante: così la Cassazione
La Suprema Corte di Cassazione interviene, con una ordinanza della fine di agosto del 2020, sul risarcimento per violazione del trattamento dei dati personali, ribadendo il principio in base al quale il danno da privacy non si sottrae alla verifica della “gravità della lesione” e della “serietà del danno”.
Il rischio di abusi su dati personali può costituire danno immateriale
Secondo la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea sulla causa C-340/21 l’esposizione di dati personali al rischio di utilizzo abusivo può costituire in sé un danno immateriale.
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La banca non rimborsa le somme sottratte alla vittima di phishing se è provata l’imprudenza del cliente nel condividere i codici di accesso
La banca non deve rimborsare al cliente vittima di phishing le somme sottrattegli dal conto corrente se dimostra la sua condotta «fortemente imprudente» nell’aver comunicato al truffatore le credenziali di accesso. Lo ha precisato il Tribunale di Roma con la sentenza 16588 del 15 novembre scorso.
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L’interessato può chiedere i danni all'impresa che ha subito un cyberattacco con esfiltrazione dei suoi dati personali
Gli interessati possono chiedere i danni immateriali all'impresa che ha subito un cyberattacco con esfiltrazione dei dati personali, anche se non sono stati ancora usati da delinquenti. A sostenere che, per avanzare una richiesta risarcitoria, non c'è bisogno di aspettare un effettivo furto dell'identità è la Corte di Giustizia Ue.
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Milioni di utenti convinti di navigare in incognito con la navigazione anonima, Google patteggia in tribunale e dovrà cancellare i dati
Google si è impegnata a distruggere i dati di navigazione online di milioni di utenti nell’ambito del patteggiamento di un’azione legale che ha visto la società accusata di aver tracciato milioni di clienti a loro insaputa.
Niente danni se non si prova la gravità delle conseguenze provocate dalla diffusione di dati personali
Dalla lesione del diritto alla privacy scaturisce il diritto al risarcimento dei danni non patrimoniali solo se si dimostra la gravità e la serietà delle conseguenze patite dall'illegittima circolazione dei propri dati personali. Ciò in ossequio al principio costituzionale di solidarietà derivante dall'articolo 2 della Carta. La Cassazione, con la sentenza n. 29982/2020, ha perciò respinto la richiesta di ristoro avanzata in base alla tesi che l'illegittima diffusione di dati personali determini automaticamente un danno non patrimoniale senza necessità di dimostrare le gravi e serie conseguenze chevil titolare abbia patito.