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Umberto Rapetto

Ex Ufficiale della Guardia di Finanza, inventore e comandante del GAT (Nucleo Frodi Tecnologiche), giornalista, scrittore e docente universitario, ora startupper in HKAO. Noto come lo "Sceriffo del Web": un tipo inadatto ai compromessi. Fa parte del Comitato Scientifico di Federprivacy. Twitter @Umberto_Rapetto

La fregatura al momento è riservata agli utenti americani, ma se l’esperimento dovesse mai “funzionare” c’è da aspettarsi che la soluzione arrivi anche da noi. Si chiama “Sidewalk” ed è la funzione che l’8 giugno verrà abilitata automaticamente sui dispositivi di Amazon rientranti nella gamma di prodotti in cui figurano Alexa, Echo, Ring Video Doorbells, Ring Floodlight Cams e Ring Spotlight Cams. A cosa serve? A condividere una parte della connessione WiFi con chi abita a fianco o – come dice il nome stesso dell’invenzione – si trova sul “marciapiede” antistante.

Ne “Il vecchio e il bambino” scritta da Guccini e interpretata anche da “I Nomadi” è indimenticabile il passaggio in cui il ragazzino si rivolge al progenitore (oggi forse, lo farebbe tristemente con “Alexa”) e dice “Mi piaccion le fiabe, raccontane altre”. Chi ha eguale (nel narrare o ascoltare, poco importa) romantica passione per le favole certamente non vede il fondatore di Facebook come un orco, ma – a guardar bene – non fa grossi sforzi per immaginarlo nei panni del pifferaio di Hamelin. Il signor Zuckerberg – sovrano pressoché indiscusso dell’universo dei social network – ha pianificato una serie di iniziative volte a garantire l’accesso ad Instagram (suo, come pure WhatsApp) anche ai minori di 13 anni, offrendo questa opportunità di svago pure a chi era stato legittimamente escluso dall’iscrizione ufficiale (non fa purtroppo testo chi “bara” o usa sotterfugi) perché ritenuto troppo giovane.

La comodità è figlia della pigrizia. Quest’ultima ha una discendenza pericolosa, tra cui spiccano le nipotine della messaggistica istantanea la più vivace delle quali è certo WhatsApp. Quest’ultima soluzione prende facilmente per mano chi lavora da remoto o semplicemente si trova fuori ufficio: è suadente e abbordabile anche per chi non ha competenze tecnologiche, è traditrice perché non offre nessuna garanzia di riservatezza.

Avevano detto che non era successo nulla. Qualche giornalista rasserenante aveva addirittura titolato “Attacco ransomware blocca Luxottica, ma la reazione è da manuale: ecco perché”. Impietosamente avevo preferito il mio “Luxottica pensi alla sicurezza dei suoi sistemi informatici invece che agli smart glasses”. 

Il giudice Mike Feuer, della Corte Suprema della California, ha imposto alla app “The Weather Channel” (e ad IBM Corporation che l’ha comprata nel 2015 per due miliardi di dollari) di porre fine all’acquisizione di informazioni degli utilizzatori e soprattutto alla condivisione di tali dati con soggetti terzi senza avvertire gli interessati.

Altro che ‘Apriti Sesamo”. La caverna digitale in cui sono custoditi i tesori degli assicuratori si è spalancata con “Admin Admin”.  Si potrebbe banalmente etichettare l’episodio come l’ennesima burla e non dare alcun peso al ulteriore dimostrazione di incapacità e di impreparazione nella gestione del patrimonio informatico anche da parte di chi certi rischi non può non conoscerli.

La comodità di fare operazioni bancarie attraverso “app” di “mobile banking” è indiscutibile. Il poter trasformare il proprio smartphone in uno sportello bancario è un sogno facilmente realizzabile. Nonostante così entusiasmanti premesse, il Federal Bureau of Investigation ha appena lanciato un’allerta legato al crescente utilizzo di “app” che facilitano il rapporto con il proprio istituto di credito e semplificano pagamenti e bonifici.

I sistemi informatici del San Raffaele di Milano sono stati depredati a seguito di un “databreach” verificatosi nel marzo scorso. La notizia dell’intrusione fraudolenta arriva dal gruppo italiano LulzSec, noto alle cronache per scorribande di vario genere e in tempi recenti protagonista di una plateale campagna di smascheramento di pedofili che scambiavano materiale di pornografia infantile tramite canali Telegram.

Sono cresciuto nell’erronea convinzione che nei casi di emergenza occorra snellire i processi decisionali. Un comandante, qualche stretto collaboratore con specifiche comprovate competenze, il coraggio di assumersi le responsabilità, la capacità di sopportare le conseguenze di eventuali errori. Nelle condizioni di necessità e di urgenza un manipolo di soggetti deve capire, scegliere, decidere. Li si dovrebbe contare sulle dita di una mano, pochi, pochissimi, quasi fossero supereroi.

Dopo quello del Coronavirus, il contagio che maggiormente ha caratterizzato queste giornate di isolamento è stato certamente quello dell’installazione di software e “app” per eseguire videochiamate e effettuare riunioni a distanza. Tra le soluzioni che vanno per la maggiore c’è “Zoom”, la cui dinamicità non ha faticato a incontrare l’entusiasmo collettivo.Chi non ha esitato ad installare questo strumento probabilmente non ha mai preso in considerazione le possibili controindicazioni che – purtroppo – non mancano davvero.

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