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La telefonata dell’infermiera che non rivela informazioni sensibili al marito non vìola la privacy della paziente

La telefonata dell’infermiera che non rivela informazioni sensibili al marito non vìola la privacy della paziente

L’ospedale che contatta un familiare per urgenti finalità terapeutiche senza rivelare cause e contenuti del trattamento sanitario non vìola la privacy della paziente. Come riporta il Sole 24 Ore del 5 aprile 2022, il tribunale di Ravenna ha infatti annullato l’ordinanza-ingiunzione dell’Autorità per la Protezione dei dati personali, cancellando la sanzione di 50 mila euro che era stata precedentemente inflitta all’Azienda sanitaria locale.

Richiesta copia della bolletta della luce per esercitare i diritti sulla privacy, sanzionata agenzia di selezione del personale

Richiesta copia della bolletta della luce per esercitare i diritti sulla privacy, sanzionata agenzia di selezione del personale

È risaputo che trovare lavoro è sempre più difficile, ma pare che anche la gestione delle proprie candidature sui siti di recruitment sia diventata una corsa a ostacoli. Se finora chi si iscriveva su uno dei vari portali di selezione del personale era già abituato a dover fornire molte informazioni sul proprio conto, di certo non ci si aspetterebbe poi che per accedere al proprio account l’agenzia chieda anche copia della bolletta dell’energia elettrica o dell’acqua potabile.

Viola la privacy l'invio di un sms all'utente per chiedergli il consenso ad inviare messaggi pubblicitari

Viola la privacy l'invio di un sms all'utente per chiedergli il consenso ad inviare messaggi pubblicitari

Le compagnie telefoniche non possono usare i dati personali dei lori clienti per inviare Sms, nei quali chiedono il consenso all’attività di marketing. La disponibilità a ricevere comunicazioni commerciali deve essere data, infatti, al momento del contratto, se questo non avviene si intende negata. E i gestori non possono cercare di recuperare l’adesione in un secondo momento, mandando messaggi che ledono, oltre alle norme sul trattamento dei dati personali, anche l’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che tutela il diritto alla vita privata e familiare. La Cassazione, con la sentenza 9920, ha così accolto il ricorso del Garante della privacy, contro la decisione del Tribunale di “sdoganare” gli sms inviati da Wind tre.

Sono gli anziani la nuova preda delle agenzie di telemarketing senza scrupoli

Sono gli anziani la nuova preda delle agenzie di telemarketing senza scrupoli

La ICO, l’autorità indipendente che si occupa di tutelare la privacy nel Regno Unito, ha sanzionato cinque agenzie per un totale di 405.000 sterline per aver effettuato oltre 750.000 chiamate di marketing predatorio e indesiderato a persone anziane. Le segnalazioni denunciate dai portali rivolti al pubblico britannico fin dal 2018, si sono poi aggressivamente intensificate nel 2020, cosi dopo aver ricevuto informazioni da diverse organizzazioni tra cui Action Fraud (centro segnalazione frodi britannico), Trading Standards (la linea di assistenza nazionale per i consumatori), gruppo di consumatori “Which?” e l’app di identificazione e blocco chiamate indesiderate “TrueCall”, la ICO ha iniziato a indagare sulle chiamate che gli anziani ricevevano.

Il commento su Facebook dell'insegnante non lede la privacy dello studente

Il commento su Facebook dell'insegnante non lede la privacy dello studente

La mera circostanza della pubblicazione su un social network di un commento ritenuto offensivo non è di per sé idonea a dimostrare l'avvenuta lesione del diritto della persona a mantenere integra la propria reputazione, in assenza della dimostrazione dell'esistenza di un danno effettivamente patito. A tale conclusione è giunto il Tribunale di Bari con la sentenza n. 3767/2021, giudicando su un caso alquanto singolare.

Chi offende su Facebook rischia una condanna anche se non fa il nome della persona presa di mira

Chi offende su Facebook rischia una condanna anche se non fa il nome della persona presa di mira

Rischia una condanna per diffamazione aggravata chi insulta altri su Facebook, anche se magari pensa di farla franca solo perché evita di fare il nome della persona offesa. Se infatti gli aggettivi usati sono sufficienti per individuare la persona presa di mira, non sarà poi possibile nascondersi dietro un dito per sottrarsi alle proprie colpe. È il caso di una donna che sul noto social network aveva scritto offese pesanti riferendosi a una conoscente definendola in modo sprezzante “nana” e “spazzina”.

Il presidente di Federprivacy a Rai Parlamento

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