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Twitter punta sulla 'gamification' per avvicinare i propri utenti alla privacy

Recentemente Twitter ha reso disponibile una nuova modalità per mettere i propri utenti a conoscenza delle proprie politiche e impostazioni relativamente al trattamento e alla tutela dei dati personali. Il gioco si chiama “Twitter Data Dash” e, affiancando le classiche informative che spesso vengono bellamente ignorate dagli utenti, questo nuovo modo di pensare all’informativa privacy prova ad avvicinare i suoi utenti verso al mondo della Privacy in maniera leggera e giocosa.

Matteo Alessandro Pagani, Delegato Federprivacy nell'area metropolitana di Milano

(Nella foto: l'Avv. Matteo Alessandro Pagani, Delegato Federprivacy nell'area metropolitana di Milano)

In breve, il gioco consiste in simil “Super Mario” nel quale l’utente porta a spasso il proprio cane, saltando sulle piattaforme per evitare i gatti portatori di pubblicità, i troll e i messaggi privati indesiderati, e al contempo raccogliendo degli ossi da dare al cane. Al termine del livello, a seconda di quanti ossi sono stati raccolti, verranno aperte piccole finestrelle di testo con dei link all’informativa e ai menù per le impostazioni privacy, le quali spiegano, in parole brevi e semplici, quanto c’è da sapere sul trattamento dei dati personali da parte di Twitter e come gli utenti possano maggiormente tutelare la propria Privacy tramite le impostazioni offerte dal social media.

Il problema della trasparenza e della chiarezza con cui i titolari del trattamento devono informare e di riflesso anche dell’eventuale consenso che essi dovranno, in alcune occasioni, prestare, è un tema molto dibattuto e spinoso.

L’articolo 12 par. 1 del GDPR stabilisce che “il titolare del trattamento adotta misure appropriate per fornire all'interessato tutte le informazioni di cui agli articoli 13 e 14 e le comunicazioni di cui agli articoli 15 a 22 e all'articolo 34 relative al trattamento in forma concisa, trasparente, intelligibile e facilmente accessibile, con un linguaggio semplice e chiaro, in particolare nel caso di informazioni destinate specificamente ai minori. Le informazioni sono fornite per iscritto o con altri mezzi, anche, se del caso, con mezzi elettronici […]”. Ad esso si ricollega, in particolare, il principio di cui all’art. 5 par. 1 lett. a) del GDPR, ovvero quello della “trasparenza”, il quale a sua volta viene citato, in collegamento con il sopramenzionato art. 12, dal Considerando 58 del GDPR, il quale esplica in maniera tale da fugare ogni dubbio il rapporto tra l’art. 5 par. 1 lett. a) e l’art. 12.

Twitter sperimenta come un approccio alternativo possa invogliare gli utenti ad informarsi sulla propria Privacy

Sul problema di come informare in maniera concisa, trasparente, intelligibile e facilmente accessibile si sono cercate varie soluzioni creative: dall’utilizzo di icone e simboli, per i quali anche il Garante della Privacy aveva indetto un concorso volto a premiare le idee migliori (conclusosi alcuni mesi fa), all’utilizzo del fumetto, come nel caso dell’Istituto Italiano Privacy, che ha collaborato con la Scuola del Fumetto di Cassino per creare un format adattabile alle esigenze degli eventuali titolari del trattamento. Nel fumetto una ragazza incontra un alieno, il quale le spiega in maniera semplice ed illustrata il chi, il come e il perché tratta i suoi dati personali.

Però, prima d’ora, nessuno sembrava aver tentato la strada della “gamification”, che in italiano si potrebbe tradurre con “ludicizzazione”. Questa parola indica la pratica di inserire elementi ludici e di design ludico all’interno di contesti non di gioco come il business, il marketing o, nel nostro caso, quello dell’informazione sui propri diritti e sul trattamento dei dati personali effettuato dal titolare del trattamento. Ad esempio, per invogliare le persone a riciclare, si possono istituire dei totem nei quali inserire le bottiglie di plastica in cambio di punti sulla tessera fedeltà con la quale ricevere poi degli sconti presso certe catene di negozi. Oppure quando il contapassi si collega online e mostra quanti chilometri in più hanno percorso i propri amici, invogliando magari l’utente ad aumentare la propria attività fisica per spirito di competizione.

A seguito di tale spiegazione risulta chiaro come tale innovativo modo di adempiere all’obbligo di cui all’art. 12 del GDPR possa essere considerato come un “ludicizzare” l’impegnativo compito di rendere gli interessati edotti dei propri diritti e dei trattamenti effettuati dalla famosa piattaforma social, la quale, essendo figlia della “Rivoluzione dei Big Data” degli anni ’10, raccoglie e tratta ogni giorno un’incredibile quantità di dati per le più svariate finalità.

Su quanto sia veramente efficace tale informativa, però, ancora non ci è dato saperlo, per cui possiamo solo attendere e continuare ad esplorare nuovi modi con i quali avvicinare un pubblico sempre più grande al mondo della Privacy.

Note Autore

Matteo Alessandro Pagani Matteo Alessandro Pagani

Avvocato, Socio Fondatore PLS Legal, Delegato Federprivacy nell'area metropolitana di Milano - Web: www.plslegal.eu

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