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Se siamo spendaccioni sarà la nostra banca a tirarci le orecchie

Tra poco la banca potrebbe non essere più solo l’istituto a cui affidiamo i nostri soldi, ma anche il nostro “grillo parlante”, che ci avverte quando spendiamo troppo, o quando tendiamo ad indebitarci.

Stando all’ultima ricerca del Money and Mental Health Policy Institute (MMHPI) finanziata da Barclays, non dovremmo stupirci se in un futuro non troppo lontano, mentre siamo intenti a fare shopping online e stiamo per autorizzare un pagamento con la nostra carta di credito ci arrivasse improvvisamente un messaggio di alert con cui la nostra banca ci avvisa che, in base al nostro tenore di vita, stiamo esagerando con gli acquisti, e in certi casi bloccarci perfino la transazione.

Se l’intenzione di Barclays era quella di tastare il terreno nei confronti dei consumatori, i risultati del rapporto sembrerebbero accendere quasi un semaforo verde all’introduzione di funzioni di monitoraggio dei clienti, in quanto su 2.000 persone intervistate il 68% di queste sarebbero favorevoli al controllo dei propri conti, e ritengono che sarebbe utile per la loro banca o la loro società di investimento individuare e segnalare i problemi finanziari già fin dal loro insorgere, e due terzi (66%) vorrebbero i controlli per ricevere anche supporto proattivo dai consulenti finanziari quando i conti non quadrano.

E se a lasciare perplessi potrebbe essere l’invasività nella sfera privata dei clienti, i risultati della ricerca evidenziano da una parte che circa la metà degli adulti del Regno Unito affermano di essere effettivamente preoccupati per il modo in cui le banche invaderebbero la loro privacy monitorando il loro andamento finanziario, ma il 51% di essi dichiara invece che i benefici supererebbero i rischi, e per questo solo uno su 10 (11%) è dichiaratamente non d’accordo ad accettare di essere controllato dalla propria banca.

Rispondendo alle legittime preoccupazioni per la privacy degli utenti, il Money and Mental Health Policy Institute, afferma che la tutela della riservatezza sarebbe comunque assicurata dando agli stessi clienti il controllo e la facoltà di decidere se e come attivare i controlli per identificare quando sono a rischio di indebitamento, mantenendo la possibilità di disattivare il servizio in ogni momento.

Riprendendo i dati del National Center for Social Research in cui viene rilevato che ogni anno in Inghilterra circa 100 mila persone tentano il suicidio a causa di indebitamento, il Money and Mental Health Policy Institute sostiene che l’adozione di questi sistemi di monitoraggio potrebbe essere particolarmente utile per le persone con problemi di salute mentale che hanno difficoltà a gestire il proprio denaro a causa di problemi di memoria o per difficoltà a concentrarsi, come in effetti potrebbero costituire un valido aiuto per i soggetti vulnerabili che sono tendenti alla dipendenza al gioco d’azzardo.

Anche se è fuori discussione che di vantaggi ve ne sarebbero, ovviamente un istituto finanziario che decidesse di adottare delle funzioni di monitoraggio dei clienti come quelle prese in esame andrebbe ad implementare notevolmente le già enormi banche dati che gestisce, e per garantire prestazioni efficaci ed affidabili dovrebbe avvalersi di sofisticati algoritmi e nuove tecnologie di intelligenza artificiale, per cui i trattamenti di dati personali presenterebbero sicuramente elevati rischi per i diritti e le libertà delle persone fisiche, ragion per cui i sistemi utilizzati dovrebbero assicurare un livello adeguato di protezione ed essere a prova di privacy.

Fonte: Forbes - di Nicola Bernardi, Presidente di Federprivacy - @Nicola_Bernardi

Note Autore

Nicola Bernardi Nicola Bernardi

Presidente di Federprivacy. Consulente del Lavoro. Consulente in materia di protezione dati personali e Privacy Officer certificato TÜV Italia, Of Counsel Ict Legal Consulting, Lead Auditor ISO/IEC 27001:2013 per i Sistemi di Gestione per la Sicurezza delle Informazioni. Twitter: @Nicola_Bernardi

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