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Adeguata informativa privacy anche per le interviste orali
Più trasparenza nel trattamento dati per ricerca storica. Bisogna dare una adeguata informativa privacy, anche nel caso di trattamento di fonti orali (mediate interviste). È questa una delle disposizioni previste dalla delibera n. 513 del Garante della privacy del 19 dicembre 2018, che ha individuato le regole etiche per il trattamento a fini di archiviazione nel pubblico interesse o per scopi di ricerca storica compatibili con il Regolamento Ue n. 2016/679 sulla protezione dei dati (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 12 del 15/1/2019).
Garante Privacy: l'informativa fornita da WhatsApp agli utenti è poco chiara, la questione all'attenzione dell'European Data Protection Board
Il messaggio con il quale Whatsapp ha avvertito i propri utenti degli aggiornamenti che verranno apportati, dall’8 febbraio, nei termini di servizio - in particolare riguardo alla condivisione dei dati con altre società del gruppo - e la stessa informativa sul trattamento che verrà fatto dei loro dati personali, sono poco chiari e intelligibili e devono essere valutati attentamente alla luce della disciplina in materia di privacy. A renderlo noto con un comunicato stampa è la stessa Autorità per la protezione dei dati personali.
I cartelli di informativa sulla videosorveglianza non sono soggetti alla tassa sulla pubblicità
I cartelli di informativa con la dicitura “area videosorvegliata” e il nome dell'impresa non sono soggetti alla tassa sulla pubblicità. Lo ha affermato la Commissione tributaria provinciale (Ctp) di Reggio nell'Emilia nella sentenza n.186/2021, depositata il 14/07/2021.
I cartelli informativi nella Videosorveglianza alla luce delle Linee Guida n.3/2019 dell’European Data Protection Board
Con provvedimento del 26 novembre 2020, n.256 l’Autorità Garante ha adottato una ordinanza-ingiunzione nei confronti di una struttura ricettiva, che, tra le altre cose, aveva omesso di apporre i cartelli informativi sulla videosorveglianza, che, come noto, sono stati recentemente oggetto di revisione da parte del Comitato Europeo per la protezione dei dati personali con le Linee Guida n.3/2019.
I dipendenti devono essere correttamente informati sui sistemi aziendali in uso che raccolgono i loro dati personali
Una società manifatturiera non potrà più utilizzare i dati dei dipendenti trattati illecitamente attraverso un sistema informatico in uso presso l’azienda. La società non aveva informato correttamente i lavoratori delle caratteristiche del sistema che aveva impiegato anche oltre i limiti stabiliti dall’autorizzazione dell’Ispettorato territoriale del lavoro. Per questi motivi dovrà pagare una sanzione di 40mila euro e mettersi in regola con le misure correttive stabilite dal Garante per la privacy.
Il Dpo non deve firmare le informative privacy o assumere ruoli tipici del titolare del trattamento
Anche in materia di sanità pubblica il responsabile della protezione dei dati personali (DPO) è un mero consulente che non deve firmare le informative o assumere ruoli tipici del titolare del trattamento. La responsabilità e gli obblighi privacy gravano infatti su quest'ultimo soggetto ovvero l'azienda sanitaria locale con tutta la sua struttura organizzativa e dirigenziale. Così il Garante per la protezione dei dati personali con l'ordinanza ingiunzione 8/2022.
Il Fatto Quotidiano: “Due siti italiani su tre violano legge su protezione dati personali”
Altro che recupero dell’evasione fiscale. In teoria, basterebbe applicare con rigore la legge sulla privacy per rimpinguare le casse dello Stato con miliardi di euro. Un’indagine di Federprivacy, l’associazione che raggruppa gli esperti della tutela dei dati, rivela che due siti italiani su tre sono fuorilegge. Su un campione di 2500 siti Internet il 67% non è in in regola con il codice della privacy. “L’ammontare delle violazioni rilevate nell’arco di un solo mese è stimata intorno ai 24 milioni di euro – spiega il presidente di Federprivacy, Nicola Bernardi – ma la portata del fenomeno è molto più estesa perché i domini registrati presso Registro.it del Cnr sono a oggi circa 2,5 milioni. Questo significa che il campione analizzato equivale ad appena un millesimo dei siti italiani. L’entità di queste infrazioni è potenzialmente calcolabile in alcuni miliardi di euro”.
Il lavoratore può essere controllato da remoto, ma deve essere informato
La nuova disciplina dei controlli sul lavoro ha segnato una svolta nell’approccio a questa controversa problematica. Da un lato, ha ridimensionato il ruolo delle autorizzazioni sindacali o amministrative, esentando le imprese dal richiederle per installare gli strumenti strettamente finalizzati al lavoro. Dall’altro, ha osato prevedere che le informazioni acquisite tramite strumenti autorizzati o esentati sono utilizzabili anche a fini disciplinari, purché siano state acquisite (visto che comportano un trattamento di dati personali) nel rispetto della normativa privacy.
Il ruolo dell’informativa quando la videosorveglianza è utilizzata per finalità di marketing
Come noto, tra i presupposti di legittimità di un trattamento un ruolo fondamentale lo riveste l’informativa ai sensi dell’art. 13 Reg.UE 679/2016. Si tratta di un adempimento che nel tempo ha trovato una speciale declinazione nel mondo della videosorveglianza finalizzata alla rilevazione dell’audience di gradimento di prodotti o servizi per scopi commerciali.
Informativa privacy in inglese invece che nella lingua dei bambini che si iscrivono al social: 750mila euro di sanzione per TikTok
L'Autorità per la protezione dei dati dei Paesi Bassi (Autoriteit Persoonsgegevens) ha inflitto una sanzione di 750.000 euro a TikTok per aver violato la privacy dei bambini a seguito di un'indagine su vasta scala avviata lo scorso anno. Il garante olandese aveva infatti preso di mira il noto social network cinese, che nei Paesi Bassi è una delle app più popolari con circa 3,5 milioni di utenti (molti dei quali minori) perché forniva le proprie informative sulla privacy solamente in inglese senza provvederle in lingua olandese, e quindi con maggiori probabilità che i bambini si iscrivessero al servizio senza comprendere appieno come l'app raccoglie, elabora e utilizza i loro dati personali o le implicazioni della condivisione di dati personali dati sui social.
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