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L’Intelligenza Artificiale come l’automobile: lavoriamo per limitare i rischi e gioire delle opportunità

Anche se la rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale (AI) viene spesso paragonata all’invenzione dell’elettricità, l’altro parallelismo che dovremmo fare è quello con l’arrivo dell’automobile.

Rocco Panetta, IAPP Country Leader per l’Italia aprirà i lavori del Privacy Day Forum 2024

(Nella foto: l'Avv. Rocco Panetta, IAPP Country Leader per l’Italia aprirà i lavori del Privacy Day Forum 2024)


Dalla proposizione dell’AI act di ormai 3 anni fa, non sono mancate le tante voci, sia in Europa che negli Stati Uniti, che hanno dileggiato la scelta dell’Unione europea di regolare qualcosa di ancora non del tutto conosciuto, con il rischio di soffocarne gli aspetti benefici dietro montagne di scartoffie. Da quel 21 aprile 2021 molto è cambiato.

Da un lato l’AI Act è stato approvato, dall’altro gli Stati Uniti stanno approvando una legge federale della privacy (che finora non sembrava necessaria) mentre si sono moltiplicate le norme contro deepfake e riconoscimento facciale, a volte anche solo a livello comunale, in mancanza di altri strumenti legali. A coronare il tutto, un executive order di Biden per regolare l’uso dell’AI da parte delle amministrazioni pubbliche. E lo stesso vale per la Cina, che non è rimasta a guardare sul fronte regolatorio.

L’Unione europea conosce bene il valore, sociale ed economico, che l’AI porterà ai suoi cittadini, ma ne conosce anche i pericoli, soprattutto quando l’output non è diretto e prevedibile conseguenza dell’input. È quanto successe alla fine del ‘900 quando, nel Regno Unito, iniziarono a circolare le prime automobili, le prime vetture che si muovevano da sole, senza l’ausilio di cavalli. In quegli anni, dal 1861 al 1898, si susseguirono una serie di Locomotive Acts, norme volte a regolare la circolazione di questi veicoli per strada, predisponendone l’obbligo di immatricolazione, di targa e, soprattutto, i limiti di velocità. Singolare che il Locomotive Act era conosciuto anche come Red Flag Act, perché quando circolavano per strada, con limiti di 6.4 km/h in campagna e di 3.2 km/h in città, un uomo doveva anticiparli di 55 metri con una bandiera rossa, norma che fu adottata anche negli Stati Uniti, per prevenire i passanti.

Ovviamente, introdurre queste “locomotive” fuori dai binari, libere di circolare per strada, ad elevate velocità per i canoni di allora, era fonte di inquietudine sia per la sicurezza dei passanti che per la manutenzione stessa delle strade. Nei vari act erano si stabilirono anche le misure della larghezza dei veicoli, del peso da distribuire su ciascuna ruota, delle precauzioni da prendere quando si passava sui ponti, dell’obbligo di mostrare il nome del proprietario e il peso del veicolo.

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Sicuramente anche allora qualcuno avrà lamentato l’eccessività di tali norme che però hanno, col tempo, garantito la graduale accettazione delle automobili nella vita quotidiana, implementando il concetto di “trustworthiness”, quella affidabilità tanto cara all’AI Act. Ma la fiducia non può essere riposta ciecamente, va guadagnata con l’“accountability”, il concetto di responsabilizzazione caro al GDPR, per cui le aziende devono dimostrare di aver fatto il massimo perché ogni rischio sia, quando non eliminato del tutto, attenuato il più possibile, dalla concezione all’introduzione sul mercato. Oggi sappiamo bene che gli incidenti stradali sono tutt’altro che vicini allo zero, ma ci assumiamo il rischio di prendere l’auto ogni giorno perché sappiamo che le regole che ci siamo dati come società (test drive, cinture di sicurezza, revisione annuale, airbag, obbligo di assicurazione) contribuiscono in modo significativo ad abbattere quel rischio, graziandoci dal fare lunghe e faticose cavalcate (dal canto loro non esenti da rischi fatali).

È quindi giunta l’ora di lavorare insieme per sbloccare il potenziale dell’AI in tutta sicurezza. Il ruolo dei Data Protection Officer nei prossimi anni sarà fondamentale, per questo non posso che augurare a tutti gli addetti ai lavori un buon lavoro in attesa di incontrarci al Privacy Day Forum 2024!

Note Autore

Rocco Panetta Rocco Panetta

Avvocato esperto di privacy, internet e diritto delle nuove tecnologie, Country Leader Italy e membro del Board of Directors della International Association of Privacy Professionals (IAPP), managing partner dello Studio Legale Panetta & Associati, data protection officer

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