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Google fa marcia indietro e, dopo anni di rinvii, non eliminerà più i cookies di terze parti con cui traccia gli utenti attraverso il proprio browser Chrome. Il colosso tecnologico aveva annunciato più volte che avrebbe eliminato l'utilizzo dei cookies di terze parti una volta compreso in che modo combinare le esigenze di utenti, editori e inserzionisti e individuata una soluzione alternativa.

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Google posticiperà il proprio piano per il blocco dei cookie di terze parti, la rimozione delle tecnologie di tracciamento delle abitudini di navigazione sul web criticata da editori, operatori pubblicitari e aziende che sarebbero stati privati di un importante strumento della comunicazione e verosimilmente di parte dei propri ricavi. Secondo la nuova roadmap, il browser Google Chrome non supporterà più i cookie di terze parti dalla fine del 2023, quasi due anni più tardi rispetto ai piani originari dell'azienda, che all'inizio puntava ai primi mesi del prossimo anno.

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Due aziende che vendono farmaci online usavano sui loro siti web il cosiddetto Metapixel di Meta, e a partire dal 2017 hanno condiviso imprudentemente per diversi anni dati sensibili di circa un milione di clienti con la società di Mark Zukerberg, fino a quando non è intervenuta l’autorità che le ha sanzionate per un totale di quasi 4 milioni di euro.

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Navigando in rete è ormai diventata la normalità trovarsi, all’interno della schermata, un riquadro più o meno evidente, con colori e pulsanti, posto ad avvisarci dell’uso degli ormai famosi cookie. Sono molte le aziende che si affidano a servizi di terzi per mostrare questi messaggi. Ma sono realmente corretti? Oppure ci sono nuove insidie?  Senza gridare allo scandalo, sono emerse delle novità importanti per gli utenti dei siti.

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Indagine della Commissione UE: su 399 piattaforme di acquisti online, 148 usano i “Dark Pattern” per indurre gli utenti a prendere decisioni contro i loro interessi o per farli rinunciare alla loro privacy. Bernardi: “A distanza di 5 anni il web è ancora zeppo di trabocchetti che rischiano di causare la perdita di fiducia degli utenti. Urgente adottare un approccio sostenibile della protezione dei dati personali.” La task force sui cookie dei garanti europei. Chiozzi:“Spesso i web designer progettano siti per ottenere i massimi risultati nel modo più rapido possibile, ma poi in caso di mancato rispetto del GDPR l’azienda si trova esposta a pesanti sanzioni”. Focus del fenomeno al Privacy Day Forum.

La raccolta ed il trattamento dei dati personali per finalità di profilazione e di marketing personalizzato è uno, se non il maggiore, dei pilastri della Rivoluzione digitale.  Giganti dell’industria 4.0 come Google e Facebook non sarebbero mai sorti senza l’apporto economico dato dal modello di business della pubblicità targettizzata. Negli ultimi anni, però, abbiamo assistito a numerosi scandali provocati da “massive” violazioni di dati personali, come nel recente caso di Linkedin, o del loro utilizzo per fini poco leciti come nel caso Cambridge Analytica.

In Germania il sito web del servizio di donazione di sangue della Croce Rossa è finito sotto la lente del Garante per la privacy bavarese.In particolare, la Bavarian Data Protection Authority (BayLDA) esaminerà adesso se i dati sensibili sulla salute degli utenti sono stati usati da Facebook attraverso gli strumenti di monitoraggio sul sito web del servizio di donazione di sangue.

Il legittimo interesse non può giustificare i cookie. Mentre c'è uno spiraglio per il cosiddetto scrolling (scorrimento del cursore). Sono alcuni dei punti messi in evidenza dalla circolare dell'Assonime n. 5 del 14 febbraio 2022, dedicata alla disciplina sull'utilizzo dei cookie, alla luce del provvedimento del Garante della privacy del 10 giugno 2021 n. 231, operativo dal 10 gennaio 2022.

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Durante la sua ultima plenaria, l'European Data Protection Board ha adottato una lettera in risposta alla Commissione europea in merito all'iniziativa volontaria cookie pledge . L'EDPB accoglie con favore l'iniziativa della Commissione, che mira a contribuire a proteggere i diritti e le libertà fondamentali degli utenti, a consentire loro di fare scelte efficaci e ad aumentare la trasparenza nei confronti degli utenti.

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Il fatto che Google abbia apparentemente rinunciato alla promessa di eliminare del tutto gli identificatori di terze parti è stato un colpo di scena per tutta l’industria pubblicitaria. Un colpo di scena che, pur essendo giunto in modo improvviso, non era inaspettato per chi opera nel settore del digital advertising.

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Privacy Day Forum 2024: intervista a Pasquale Stanzione

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