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Bimba sul sito del Comune di Roma, indaga il Garante della Privacy

Il Garante della privacy aprirà un’istruttoria sul caso della bimba di 9 anni, di origine africana, finita con nome e cognome sul sito del Campidoglio perché la mamma non aveva pagato le rette della mensa scolastica. L’Autorità per la protezione dei dati personali, presieduta da Antonello Soro, vuole vederci chiaro sulla vicenda denunciata ieri dal Messaggero: l’Ufficio recupero crediti del Comune chiede 730 euro non pagati alla scuola. Ma, essendo la madre irreperibile - la donna non ha fissa dimora e la residenza annotata all’anagrafe è un indirizzo fittizio, via Modesta Valenti 81A - l’ingiunzione è stata pubblicata sull’Albo pretorio di Roma Capitale (e quindi anche online) senza omettere le generalità complete della minore. «Il caso è indubbiamente preoccupante - sottolinea Soro - perché riguarda la vulnerabilità della persona sotto un duplice aspetto: quello relativo alla condizione economica della famiglia e quello proprio della minore, assistito in quanto tale da una tutela rafforzata».

Le norme - La pubblicazione del nome e cognome della bimba, quindi, viola chiaramente le leggi sulla privacy, che per i minorenni sono particolarmente rigide, a maggior ragione quando i diretti interessati fanno parte di nuclei familiari in situazione di particolare disagio. «La normativa vigente sottrae espressamente al regime di trasparenza amministrativa gli atti dai quali possa desumersi la condizione di particolare fragilità economico-sociale della persona - spiega il Garante - Questo divieto va preso sul serio, perché funzionale alla tutela della dignità, così da impedire che la doverosa trasparenza dell’esercizio del potere degeneri, sia pur involontariamente, in un’inaccettabile gogna».

Il monitoraggio - Insomma, secondo Soro, gli uffici amministrativi di Comune e Municipio VIII avrebbero dovuto in ogni caso coprire i dati personali della piccola - peraltro assolutamente non responsabile della situazione di morosità, che anche dal punto di vista formale viene sempre addebitata ai genitori o a chi ne fa le veci - su tutti gli atti pubblici che la riguardano. Per questo motivo la vicenda è finita sotto il faro dell’Authority nazionale, che ha deciso di muoversi autonomamente dall’inchiesta interna annunciata da Palazzo Senatorio. «Il Garante è impegnato da tempo nel vigilare sulla corretta osservanza di questa disciplina - ricorda il presidente - per coniugare l’esigenza di controllo sociale sull’esercizio del potere e la protezione delle persone da possibili discriminazioni».

Le Amministrazioni - L’Autorità per la protezione dei dati personali, in particolare, chiederà spiegazioni a Campidoglio e Municipio VIII, anche per collaborare a trovare soluzioni affinché nuovi casi del genere possano essere esclusi. «Nel caso di specie, preso atto della tempestiva reazione delle amministrazioni municipale e comunale, vigileremo sull’adozione, da parte di tali organi, delle misure necessarie al fine di impedire il ripetersi, in futuro, di simili episodi», ribadisce Soro.

Fonte: Il Messaggero

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