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La diffusione in diretta, tramite videoconferenza, delle lezioni nel contesto della scuola pubblica rientra nell'ambito di applicazione del RGPD (Regolamento generale Ue sulla protezione dei dati). Lo chiarisce la Corte Ue con la sentenza sulla causa C-34/21 emessa a seguito del rinvio pregiudiziale tedesco.

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In via di principio l’attività di una commissione d’inchiesta parlamentare sull’operato di esponenti del potere esecutivo deve rispettare i criteri di protezione dei dati personali come dettati dal regolamento europeo GDPR e sottostare alle indicazioni dell’autorità di controllo nazionale sul rispetto della privacy.

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Per proteggere dati personali da condotte pregiudizievoli le associazioni di tutela dei consumatori possono esercitare azioni rappresentative. Questo, secondo la Corte giustizia dell'Unione europea Causa C-319/20, anche indipendentemente dalla violazione concreta del diritto alla privacy di un interessato e senza mandato specifico.

Basta commissionare una app, anche senza aver mai visto un dato, per diventare titolari del trattamento e rischiare le sanzioni privacy anche per le operazioni svolte dal fornitore. È questa la corretta interpretazione del Gdpr secondo la sentenza del 5/12/2023, causa C-683/21, della Corte di giustizia dell'Ue.

Con un solo “no” fuori da tutti gli elenchi telefonici e possibilmente dai motori di ricerca su internet. È quanto prevede il Gdpr (regolamento Ue sulla privacy n. 2016/679), come interpretato dalla Corte di Giustizia Ue nella sentenza del 27/10/2022, resa nella causa C-129/21.

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La Corte suprema amministrativa della Bulgaria ha fatto il rinvio pregiudiziale (ex art. 267 TFUE) alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea in riferimento alla violazione dei dati personali avvenuta nel giugno del 2019 ai danni della Agenzia nazionale delle Entrate bulgara, alla quale l'autorità nazionale per la protezione dei dati aveva deciso di imporre una sanzione di circa 2,6 milioni di euro.

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Facebook (e Meta) non possono raccogliere in modo massiccio i dati degli utenti, come fanno ora. La violazione della riservatezza è anche un mezzo per fare concorrenza sleale. Di conseguenza anche i garanti Antitrust possono valutare le infrazioni delle regole sulla protezione dei dati (in particolare il regolamento Ue 2016/679, Gdpr) per giudicare se un’impresa ha leso la concorrenza o se la sua condotta è abusiva nei confronti dei consumatori. Sono questi alcuni dei passaggi delle conclusioni dell’avvocato generale della Ue del 20/9/2022 nella causa C-252/21, in attesa di essere decisa dalla Corte di Giustizia.

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A partire dal 1° luglio 2018, le cause pregiudiziali nelle quali sono coinvolte persone fisiche saranno rese anonime. Alla luce dell'entrata in vigore del nuovo Regolamento UE 2016/679 sulla protezione dei dati personali, la Corte di Giustizia UE ha deciso di rafforzare la protezione dei dati nell'ambito delle pubblicazioni relative alle cause pregiudiziali. Sarà eliminato anche qualsiasi elemento supplementare atto a consentire l'identificazione delle persone implicate.

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La Corte di giustizia dell'Unione europea con la sentenza sulla causa C-746/18 nel risolvere un rinvio pregudiziale sulla normativa dell'Estonia chiarisce le finalità che giustificano l'accesso all'insieme dei dati relativi alle comunicazioni di un soggetto attenzionato dalla giustizia penale. Il punto è la tutela dei dati personali coperti dalla privacy che può risultare violata da un accesso indiscriminato, che consente di analizzare tutto il traffico delle comunicazioni di un dato soggetto e l'ubicazione dello stesso.

Lo scoring automatizzato dell'affidabilità creditizia, determinante per la concessione di un prestito, è già in sé un processo decisionale. Ci vuole, pertanto, una legge a monte che autorizzi questa attività in un quadro di garanzie. Tra queste la principale è costituita dal diritto a sapere il risultato della profilazione (ad esempio “cattivo pagatore”) e come si è arrivati a questo risultato.

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