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Braccialetti elettronici, la privacy tutela i lavoratori

Ha destato non poca preoccupazione la notizia dei braccialetti “intelligenti” brevettati da Amazon che sono in grado di monitorare le attività dei dipendenti allo scopo di “ottimizzare” le operazioni di consegna gestite nei magazzini del colosso americano.

Anche se Amazon assicura di rispettare in maniera rigorosa le regolamentazioni in materia di lavoro nei Paesi in cui opera, in realtà in Italia è stata proprio la nostra legge con il Jobs Act ad aprire un varco per legittimare l'utilizzo di queste tipologie di controllo con la modifica dello Statuto dei Lavoratori, che permette adesso alle aziende di impiegare certi strumenti previo accordo sindacale, o in alternativa chiedendo l'autorizzazione all'ispettorato del lavoro, purché vi siano esigenze organizzative e produttive, oppure per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale.

La condizione imprescindibile è però che il datore di lavoro informi adeguatamente i dipendenti rispettando le regole del Codice in materia di protezione dei dati, e la disciplina in materia non consente controlli massivi, prolungati e indiscriminati dell'attività del lavoratore. Inoltre, l'Autorità Garante per la Privacy ha il potere di bloccare l'indebito utilizzo di strumenti che non rispettino libertà e dignità dei lavoratori.

Benché sia vista spesso solo come una burocrazia fastidiosa, in questo caso è quindi la legge sulla privacy l'unica tutela per i lavoratori da quello che altrimenti sarebbe un metodo di controllo decisamente invasivo.

Fonte: Metro, 7 febbraio 2018

Note Autore

Nicola Bernardi Nicola Bernardi

Presidente di Federprivacy. Consulente del Lavoro. Consulente in materia di protezione dati personali e Privacy Officer certificato TÜV Italia, Of Counsel Ict Legal Consulting, Lead Auditor ISO/IEC 27001:2013 per i Sistemi di Gestione per la Sicurezza delle Informazioni. Twitter: @Nicola_Bernardi

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