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Per molti italiani stanno arrivando le vacanze, e staccare un po' la spina dà senza dubbio sollievo, ma per evitare brutte sorprese durante l'estate è sempre opportuno stare attenti a non abbassare la guardia mentre utilizziamo smartphone, tablet, e anche strumenti di svago come i droni. Allora, anche se in questo periodo vi trovate sotto l'ombrellone, ci sono alcune utili best practices suggerite dal Garante con il vademecum "E-state in privacy":

Privacy International, l'ente londinese che si batte per una maggiore privacy degli utenti, ha scoperto che molte applicazioni per cellulari, che usano il sistema operativo Android, inviano i dati personali a Facebook senza il permesso degli utenti. Non un fatto da poco.

Il nostro smartphone potrebbe mandare a nostra insaputa foto o video dello schermo a terze parti, in molti casi società di analytics o marketing. Lo ha scoperto un team di ricercatori della Northeastern University di Boston, Massachusetts, conducendo dei test su 17.260 app per cellulari Android, comprese le app sviluppate da Facebook. La ricerca è stata in parte finanziata da Google ed è stata avviata, spiega il team di Boston, per verificare i rumor secondo cui i telefoni “spiano” gli utenti tramite i microfoni, raccogliendo e inviando i dati personali verso altre aziende, tra cui, ma non solo, i social network.

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I dati di tracciamento GPS ricevuti dalla polizia giudiziaria tramite mail (in formato excel) e provenienti da una autovettura che si trovava sul luogo di commissione del reato, seguono le consuete regole di acquisizione dei documenti previste dall’articolo 234 Cpp (Prova documentale). Lo ha chiarito una sentenza della Cassazione.

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Mentre la Francia sta ancora affrontando gli strascichi delle proteste degli ultimi giorni, il Parlamento ha approvato una legge che consentirà alla polizia di accedere a distanza alle telecamere, ai microfoni e al Gps di tutti i dispositivi elettronici delle persone. La nuova disposizione dovrebbe applicarsi solo ai sospettati di crimini punibili con almeno cinque anni di carcere.

Microfoni degli smartphone sempre accesi a carpire informazioni rivendute poi a società per fare proposte commerciali. Un fenomeno sempre più diffuso, che sembrerebbe causato anche dalle app che scarichiamo sui nostri cellullari. Molte app, infatti, tra le autorizzazioni di accesso che richiedono al momento del download, inseriscono anche l’utilizzazione del microfono. Una volta che si accetta, senza pensarci troppo e senza informarsi sull’uso che verrà fatto dei propri dati, il gioco è fatto.

Un malware in Cina sta costruendo un’enorme botnet, ovvero una rete di dispositivi infettati da un malware che vengono controllati da remoto da un hacker, contenente quasi cinque milioni di smartphone Android.

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Dammi il tuo cellulare e mi prenderò il tuo mondo. È il principio che sta dietro un boom di furti di numeri di cellulare, riportato negli ultimi tempi dalle autorità americane. Ma sempre più diffuso anche in Italia, a quanto risulta agli addetti ai lavori. In sostanza, i pirati informatici riescono a prendere il controllo di un numero di cellulare e di lì a un conto corrente bancario o bitcoin, a un account su Facebook, a foto private, per esempio.
Tutto questo perché il numero di cellulare è, sempre di più, porta di accesso a un mondo di contenuti e servizi, anche molto importanti. Come appunto il conto corrente, da cui l’attaccante può fare un bonifico a proprio favore.

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In giro per il mondo ci sono circa 6,6 miliardi di smartphone attivi. Solo in Italia sono più o meno 80 milioni, quindi più degli abitanti. Nessuna sorpresa, quindi, se accanto al mercato degli smartphone nuovi ce ne sia uno sempre più fiorente di smartphone di seconda mano nel quale circolano telefonini venduti, comprati e scambiati direttamente tra utenti e dispositivi, come si dice, ricondizionati, da società specializzate che, prima li "rimettono a nuovo" e poi li rivendono.

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Il Regolamento (UE) 2016/679 nel prevedere che ogni trattamento debba trovare fondamento in un’idonea base giuridica individua, come noto, nell’articolo all’articolo 6 le seguenti basi giuridiche: consenso, adempimento obblighi contrattuali, interessi vitali della persona interessata o di terzi, obblighi di legge cui è soggetto il titolare, interesse pubblico o esercizio di pubblici poteri, interesse legittimo prevalente del titolare o di terzi cui i dati vengono comunicati.

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Privacy Day Forum, dibattito e spunti: lo speciale di TV9

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